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Roma, 30 mar. - "La cannabis utilizzata oggi è come un vino con 40-50 gradi di alcol, è una droga di nuova generazione, assolutamente non leggera. Questo perché è cambiato, rispetto alla cannabis che veniva utilizzata negli Anni 70, il contenuto di cannabinoidi: oggi la percentuale in peso di Thc è 4-5 volte superiore". A spiegarlo è Alessandro Vento, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile dell'Osservatorio sulle dipendenze e componente del Gruppo di lavoro scientifico dedicato alla prevenzione, alla valutazione e alla divulgazione delle conseguenze dell'uso della cannabis sulla salute mentale dei giovani promosso dall'Omceo Roma.
Vento è intervenuto questa mattina a Tg2 Italia, su Rai 2, insieme ad altri due componenti del Gruppo di lavoro: la giornalista Manuela Lucchini e il direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl Roma 1, lo psichiatra Giuseppe Ducci.
Proprio quest'ultimo ha ricordato come la marijuana, insieme alla cocaina, siano oggi tra le droghe più utilizzate in Italia, con un consumo tale che posiziona il nostro paese ai primi posti nell'Ue.
Ma quello che preoccupa gli esperti è soprattutto l'età, sempre più precoce, in cui si inizia a fare uso di queste sostanze. "Ormai i ragazzi iniziano con la cannabis già a 11 - 12 anni- spiega Ducci- ed è proprio per questo che con il nostro Gruppo di lavoro facciamo prevenzione già alle scuole medie". Non solo. "E' preoccupante poi il consumo quotidiano- continua lo psichiatra- i giovanissimi, infatti, si trovano in un momento della crescita in cui il cervello è in fase di sviluppo, il Thc contenuto nella cannabis si scioglie nel grasso e l'organo più grasso del nostro corpo è proprio il cervello. Questo fa sì- spiega- che il Thc permanga anche per mesi all'interno del cervello".
Le conseguenze? "Danni soprattutto dal punto di vista del funzionamento- spiega Ducci- il 30% dei consumatori di cannabis va incontro a una sindrome amotivazionale dovuta al fatto che possono esserci delle vere e proprie lesioni nelle aree frontali del cervello, quelle della curiosità, della scoperta. Ecco allora che i ragazzi iniziano ad andare male a scuola, si isolano, se praticano uno sport lo abbandonano". Questi i campanelli d'allarme a cui gli esperti invitano a fare attenzione.
"I genitori devono rappresentare uno scanner per cogliere tempestivamente queste situazioni e poter intervenire", dice ancora Ducci. "Smettere è sempre possibile ma se si fa uso di sostanze per molto tempo si subisono dei danni permanenti, soprattutto nella capacità di convivenza", mette in guardia l'esperto.
Da qui l'attività di divulgazione che il Gruppo di lavoro scientifico Omceo Roma, nato poco più di un anno fa, sta portando avanti nelle scuole e nei circoli sportivi attraverso dei progetti di Peer-Education (educazione tra pari), in modo che i ragazzi stessi possano essere testimonial-formatori delle loro classi, delle loro squadre, del loro gruppo di pari. "Nel corso dei nostri incontri il coinvolgimento dei ragazzi è attivo- spiega Vento- non c'è giudizio ma condivisione di informazioni mirata alla consapevolezza. I ragazzi riescono a identificarsi e, spesso, da parte loro c'è una richiesta di approfondimento sul tema oltre che, a volte, delle vere e proprie richieste di consulenze".
"I giovani, e spesso anche le famiglie- dice Lucchini- non sono consapevoli dei danni che può provocare la cannabis. Per questo il Gruppo di lavoro ha stilato dei 'falsi miti' con l'obiettivo di accrescere l'informazione sul tema". E la prima importante indicazione è sfatare l'idea che la cannabis che si consuma 'per strada' sia uguale alla cannabis utilizzata per uso terapeutico. "Sono due cose assolutamente diverse- precisa Vento- quella utilizzata a scopo terapeutico è coltivata dall'Esercito, in Toscana. Si tratta di un prodotto controllato di cui si sa esattamente la concentrazione di cannabinoidi e, soprattutto, viene utilizzata per scopi specifici e malattie specifiche, come la sclerosi multipla, e sempre sotto controllo medico".
(Mab/ Dire)