(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 feb. - La rete sa essere davvero 'social' e non solo veicolo di violenza e cyberbullismo. A dimostrarlo è il milione di auguri postati sulla pagina Facebook 'Happy Birthday Colin', creata da una mamma del Michigan per aiutare il figlio affetto dalla sindrome di asperger a festeggiare in modo speciale il suo compleanno. Colin compirà 11 anni il 9 marzo ma non organizzerà nessuna festa, non avendo amici da invitare. Da qui l'idea di Jennifer, la madre, di aprire una pagina on line affinché "le persone possano inviargli pensieri positivi e parole incoraggianti". Questo, secondo la donna, "sarebbe meglio di qualsiasi festa di compleanno".
Se la società non fa nulla per integrare gli autistici nella vita reale, la rete diventa uno strumento per aprire uno spazio di riflessione. "Gli asperger hanno grandi difficoltà ad essere riconosciuti nelle scuole, e rivoluzionando Facebook la mamma ha sollecitato tutta la comunità a riflettere sul problema". La pensa così Maria Scicchitano, collaboratrice del professore Tonino Cantelmi, direttore dell'Istituto di Terapia cognitivo interpersonale (Itci) e responsabile della ricerca 'La Dieta Mediatica' realizzata con il Moige. La rete non "va demonizzata- prosegue l'esperta- lo stesso Papa ha detto che internet è un dono di Dio e che è importante saperlo utilizzare. I genitori devono però essere aiutati ad utilizzare questi strumenti in maniera idonea. Loro sono immigrati digitali e devono avere più coraggio per addentrarsi nei territori sconosciuti dei nativi digitali". Jennifer è un "genitori attento ai bisogni e alle emozioni del figlio- aggiunge la dottoressa- mai indifferente alle sue difficoltà. Ma soprattutto è riuscita a carpire una delle principali caratteristiche dei social network: l'immediatezza delle emozioni, che ha una grande rilevanza nei confronti dell'utente".
Preoccupata quindi che il figlio "non riuscisse a vivere delle relazioni reali, ha provato a stimolarlo in quelle virtuali.
Adesso però la madre sarà chiamata a un altro compito- spiega Scicchitano- stimolare il ragazzino nel passaggio alla vita reale. In ogni caso, questo suo atto è un inizio importante- sottolinea- un esempio molto positivo di uso dei social quale mezzo e non fine. Questa pagina non deve rimanere fine a se stessa, ma servire alla madre per far uscire il figlio dal suo guscio e, dopo gli incoraggiamenti nella vita virtuale, stimolarlo a sviluppare relazioni in quella reale". Le relazioni virtuali "sono più facili rispetto a quelle reali e per questi soggetti autistici possono essere il primo aggancio al mondo esterno. Un milione di auguri sono uno strumento per arrivare a qualcosa di positivo- ripete Scicchitano- ma non sono profondi e stabili come quelle reali. Questo è solo un primo passo".
La rete spaventa i genitori, soprattutto alla luce dei diversi casi di suicidio. "Oggi il cyberbullismo è molto più aggressivo- aggiunge la collaboratrice del professor Cantelmi- è la forma più accanita di violenza perché non ha limiti, i post rimangono lì indelebili. Però riflettiamo sul tipo di società che sta generando tanta violenza, una società narcisista in cui quello che appare è più importante di ciò che si è. L'identità è definita dai compagni e manca il dialogo tra gli immigrati e i nativi digitali, indice di una sofferenza profonda".
Per sensibilizzare i giovani a un uso più consapevole della rete, la dottoressa Scicchitano e la psicoterapeuta Michela Pensavalli dell'Itci stanno conducendo un progetto di 'educazione al web' a Ravenna, partito a settembre con 40 ragazzini di quarta e quinta elementare dell'istituto San Vincenzo de' Paoli.
"Ogni mese il nostro team svolge delle lezioni su vari temi (dai gruppi on line, agli avatar e ai videogiochi). Ogni argomento è poi ripreso dopo due settimane dagli stessi professori per diventare più autonomi in questi insegnamenti". In quasi sei mesi, le due dottoresse hanno già "riscontrato che ci sono alcuni bambini che non hanno la possibilità di videogiocare. Una scelta educativa rispettabile ma rischiosa- sostiene Schicchitano- perché invece di vietare bisogna insegnare ai giovani come utilizzare questi strumenti, in modo da renderli autonomi e indipendenti. Insieme al controllo ci deve sempre essere l'educazione- conclude - cosa su cui bisogna lavorare molto dal momento che dalla dieta mediatica è risultato che il 40% dei bambini intervistati ha ammesso di non avere limiti di orario".
(Wel/ Dire)