(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 29 mar. - Un percorso educativo
indirizzato ai bambini autistici in eta' prescolare (tra i 18
mesi e i sei anni) basato su untrattamento terapeutico intensivo,
che prevede il coinvolgimento e la formazione delle famiglie. È
questo l'approccio alla base del modello di intervento sul
disturbo dell'autismo (Eibi) del centro " Una breccia nel muro"
il primo centro italiano per il trattamento precoce e full
immersion dell'autismo, nato a Roma dalla collaborazione tra
l'ospedale pediatrico Bambino Gesu' e la fondazione Roma solidale
e i cui risultati sono stati presentati questa mattina nel corso
di un convegno dal titolo "Bambini e autismo: quale trattamento?".
"Nel Lazio ci sono circa 1400 bambini tra i due e i sei anni
affetti da questo disturbo. L'ospedale Bambino Gesu' diagnostica
circa 20 casi al mese- aggiunge Alberto Zuliani presidente della
fondazione Roma solidale-. La domanda terapeutica e' crescente,
ma la risposta e' striminzita e le famiglie sono spesso lasciate
sole. Il nostro obiettivo e' migliorare la qualita' della vita di
questi bambini in eta' prescolare, pensando che poi ci sara'
anche un'eta' scolare e adolescenziale in cui ci saranno nuovi
problemi. Per questo uno degli aspetti fondamentali e' la
formazione delle famiglie nel trattamento". Nel centro si segue
un percorso terapeutico con un lavoro degli operatori per oltre 9
ore al giorno. "Il percorso prevede inizialmente tre settimane
intensive di lavoro terapeutico sul bambino e di formazione del
genitore a questo tipo di intervento per circa 27 ore
settimanali- sottolinea Leonardo Fava, psicoterapeuta
dell'ospedale Bambino Gesu' di Roma e responsabile del
progetto-dopodiche' il bambino torna per tre settimane nel suo
ambiente naturale dove il genitore prosegue l'intervento con la
supervisione di professionisti, prima di tornare nel centro per
una settimana di rientro e continuare per tutto il corso
dell'anno con tre settimane di lavoro a casa e a scuola". Nel suo
primo anno di applicazione su 42 bambini di eta' compresa tra i
18 mesi e i 6 anni, secondo i terapisti, sono stati riscontrati
miglioramenti in tutti i casi. "In tutti i bimbi, anche in
situazioni di estrema gravita'- affermano-e' stato infatti
rilevato un tangibile miglioramento della capacita' di comunicare
e di socializzare, di articolare il linguaggio, di reagire agli
stimoli esterni".
Anche il presidente dell'ospedale Bambino Gesu', Giuseppe
Profiti, sottolinea i risultati incoraggianti dell'esperienza.
"Il motivo fondamentale del nostro investimento in questo campo
nasce dalla presa di coscienza dell'insufficienza della risposta
al bisogno sollevato da questo tipo di disturbi- afferma- . Nel
nostro ospedale c'e' un afflusso sempre maggiore di pazienti, il
60% dei quali provengono da altre regioni. Con questo
trattamento, che si basa sulla precocita' della diagnosi, i
margini di recupero sono notevoli. Si tratta pero' solo di una
parte di un percorso piu' lungo e complesso che va integrato con
una terapia anche fuori". Durante il convegno e' stato posto
l'accento anche sulle metodologie non scientificamente provate,
che si rivelano spesso inefficaci o addirittura dannose per i
pazienti. "L'esperienza di Una breccia nel muro ci incoraggia
ancor di piu' a proseguire nel ricorso a trattamenti i cui
risultati abbiano solide evidenze scientifiche - aggiunge Stefano
Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile al Bambino
Gesu' allertando al contempo i genitori di bimbi con autismo a
diffidare di terapie non validate, spesso inefficaci, se non
dannose, e inutilmente costose".
(Wel/ Dire)