SU 23% BIMBI SEGNALATI DA MAESTRE IN POCHI DAVVERO A RISCHIO.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 dic. - Faticano ad
apprendere, ma non per questo sono necessariamente dislessici.
Eppure centinaia di bambini in Italia vengono inseriti, senza
averne bisogno, in percorsi specifici di recupero. È l'allarme
lanciato dall'IdO, l'Istituto di Ortofonologia di Roma, che oggi
ha presentato alla Camera i risultati dell'indagine condotta
nell'ambito del progetto 'Ora si'!'. In Italia, spiegano
dall'IdO, "1 bambino su 5 presenta difficolta' di apprendimento,
ma non per questo e' dislessico.
Tuttavia in molti vengono ritenuti tali e inseriti in percorsi di
recupero che possono causare danni notevoli: questi bambini hanno
in realta' disturbi comuni".
I numeri parlano chiaro. Secondo l'indagine condotta dall'IdO
su 1.175 alunni (1.025 delle elementari, 150 della materne) con
la partecipazione di 136 docenti solo il 4% dei bimbi della
primaria ha mostrato davvero problemi di dislessia e
apprendimento. Si scende poi al 3% se si tolgono dal gruppo gli
anticipatari, i bambini iscritti in prima precocemente, che
presentano queste difficolta'. Fra settembre 2010 e giugno 2011
l'Ido ha monitorato a Roma oltre mille alunni di scuola
elementare (9 i plessi coinvolti, con 27 classi prime e 27
seconde). Per la comunita' scolastica il 23% dei bambini era a
rischio. Alla fine dello studio solo il 4% (il 3% tolti i bimbi
anticipatari) e' risultato essere veramente problematico. Alla
scuola materna su un gruppo di 150 bimbi monitorati del terzo
anno i bimbi su cui sono state riscontrate difficolta'
organizzative sono stati 19 contro i 39 segnalati all'inizio dal
gruppo dei docenti. "Segnalare come dislessici bambini che in
realta' non lo sono comporta- ha spiegato il direttore dell'IdO,
Federico Bianchi di Castelbianco- due gravi rischi: sono
dirottati su percorsi alternativi come portatori di una
disabilita' che non hanno, con oneri economici non sostenibili e
inutili. Il loro problema non solo non verra' affrontato, ma
lascera' un vuoto di conoscenze che si ripercuotera' sul loro
curriculum".
Alla presentazione dello studio hanno preso parte anche le
deputate Paola Binetti, responsabile per l'Udc dei rapporti con
la Scuola, e Mariella Bocciardo, del Pdl, firmataria di una
proposta di legge sulla somministrazione di farmaci psicotropi ai
bambini e agli adolescenti.
"Grazie al lavoro svolto nell'ambito del progetto, con la
collaborazione degli insegnanti- spiega Bianchi di Castelbianco-
si e' passati da 1 bambino su 5 ad 1 bambino su 25 considerato a
rischio". Fra questi ultimi c'erano anche 8 anticipatari ovvero
"bambini precocemente sottoposti a stimoli scolastici. Un dato
che ci deve far riflettere- continua l'esperto- anche
sull'accelerazione forzata dei percorsi scolastici".
Con la presentazione l'indagine si e' anche voluto precisare
che "non ci sono indici predittivi della dislessia alla scuola
dell'infanzia e che per una corretta diagnosi bisogna aspettare
la seconda elementare". La scuola, spiega Bianchi di
Castelbianco, "puo' avere un ruolo fondamentale nell'evitare di
inviare dagli specialisti bambini che non hanno davvero problemi
di apprendimento. Per questo serve la formazione degli
insegnanti. Anche per evitare che loro stessi vedano come
soggetti a rischio bimbi che non lo sono". Altrimenti c'e' la
possibilita' che vengano dati a pioggia strumenti didattici
compensativi a alunni che non ne hanno bisogno, con un
corrispettivo spreco di risorse: dopo l'approvazione della legge
che ha stanziato fondi per le scuole per fare formazione e
interventi su questo tema si sono gia' moltiplicate le richieste
di aiuto. "Oggi le diagnosi mediche superano di molto quel 4% di
bambini davvero problematici- chiude Bianchi di Castelbianco- la
scuola va rafforzata per evitare che in troppi vengano mandati
dallo specialista senza bisogno". Un tentativo che e' stato fatto
con il progetto 'Ora si'' che ha coinvolto il corpo dei docenti
fornendo loro gli strumenti per evitare allarmi sproporzionati.
"Concentrarsi sui problemi dei bambini- ha sottolineato Paola
Binetti- significa ridare dignita' alla persona. Se poi grazie
agli interventi quei bambini fanno progressi e' un passo avanti
per tutta la societa'. Bisogna poi stare attenti a non risolvere
i problemi dell'infanzia con una eccessiva medicalizzazione. Si
deve ragionare sulla difficolta' del minore, in nessun caso
bisogna tentare di sedarlo".
Una linea condivisa da Bocciardo che con la sua proposta di
legge punta a "vietare la somministrazione di test nelle scuole
che vengono poi consegnati agli psicologi bypassando la famiglia.
A meno che non siano a scopo di ricerca e comunque approvati dal
ministero della Salute".
(Wel/ Dire)