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“Puttana, ti rovino”: l’Emilia-Romagna denuncia la violenza sulle donne con dei manifesti sui muri

La campagna choc della regione per sensibilizzare, 12 manifesti per 2024

Pubblicato:22-11-2023 13:12
Ultimo aggiornamento:22-11-2023 13:15
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BOLOGNA – “Se mi lasci ti rovino”, “Puttana”, “Dove cazzo sei stata? Dammi il cellulare”, “Stai zitta, devi obbedirmi”. La Regione Emilia-Romagna sceglie frasi dure come schiaffi per sensibilizzare la popolazione contro la violenza sulle donne: frasi che per tutto il 2024 sarà possibile leggere nelle strade e nelle piazze attraverso “Se te lo dice è violenza”, la nuova campagna di comunicazione ideata dalla Regione che partirà da gennaio. Si tratta di 12 frasi violente rivolte dagli uomini alle donne: una per ciascun mese del prossimo anno.

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Ciò che sta accadendo non è un’emergenza, è un problema sociale“, affermano il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori. “Praticamente ogni giorno- affermano- leggiamo di donne picchiate o uccise da compagni ed ex. L’ultimo caso è quello di Giulia Cecchettin, ma purtroppo ce ne sono molti altri. Anche negli ultimi giorni in Emilia-Romagna ci sono stati episodi gravissimi di donne scampate per miracolo alla violenza dei partner. È arrivato il momento di rispondere con la stessa forza. Serve informare e educare a un modello relazionale sano e mai dominante, a partire dalle scuole. Ma serve, subito, andare oltre finte cautele, per aiutare le donne a riconoscere la violenza in tempo, prima che degeneri, e fare in modo che chiedano sostegno alla rete dei servizi sul territorio, ai Centri antiviolenza. Perché la violenza psicologica non invisibile, si vede benissimo“.

Con questa campagna, affermano ancora Bonaccini e Lori, “diciamo concretamente cosa significa umiliare una donna, facendo esempi concreti, scrivendo chiaramente le frasi dette dagli uomini, risultato di una cultura patriarcale che deve cessare, affermazioni che non possono essere considerate normali: sono violente e nessuna donna deve mai sentirsele dire. Sopportarle in silenzio, mentre il tempo passa, ha conseguenze negative per l’autostima e potrebbe averne per l’incolumità fisica. Basta”.

I femminicidi “sono la ‘punta dell’iceberg’ di un fenomeno molto più esteso, che è la violenza di genere. Espressione di un pensiero patriarcale, arcaico, seppure ancora molto radicato, la cui più diffusa manifestazione è la violenza psicologica”, sottolinea Cristina Magnani, presidente del coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. “Questa è terreno fertile di ogni altro abuso. L’emersione dalla società della violenza di genere presuppone un radicale cambiamento culturale. Non ci può essere cambiamento senza riconoscimento di cosa sia la violenza. Per questo è importante chiarire che le parole non sono indifferenti. Insulti, denigrazioni, svilimenti sono il primo segnale di una personalità prepotente, padronale e costituiscono violenza essi stessi. E’ importante che la società non sia assuefatta a determinate espressioni, lesive della dignità e del decoro delle donne, ma le riconosca per quello che sono: atti di violenza. Per questo la campagna ‘se te lo dice è violenza’ è un passo importante per orientare le coscienze al cambiamento culturale, al rispetto della donna”.

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