ROMA – James Cook, “quello che ci avrebbe scoperto”, era un barbaro: parola dei rappresentanti della comunità maori, riusciti a scongiurare lo sbarco di un vascello-replica di quello dell’esploratore, previsto in Nuova Zelanda dalle celebrazioni dei 250 anni dell’arrivo dei coloni europei. La nuova Hms Endeavour avrebbe dovuto approdare nel villaggio di Mangonui il mese prossimo. Per il viaggio, a più tappe, con rievocazioni storiche e sfilate in costume, il governo di Wellington ha stanziato l’equivalente di otto milioni e mezzo di dollari. Le polemiche, però, hanno costretto a cancellare lo sbarco nelle terre maori dell’Isola settentrionale.
“La celebrazione intende rinnovare il mito coloniale secondo il quale ‘ci hanno scoperto'” ha denunciato Anahera Herbert-Graves, uno dei rappresentanti della comunità: “Stiamo parlando di persone che si comportarono come barbari dovunque andarono nel Pacifico”. In Nuova Zelanda la questione del retaggio coloniale e del ruolo di Cook resta controversa. Lo scorso anno, nella località di Gisborne, una statua dell’esploratore era stata rimossa dopo essere stata imbrattata in segno di protesta.
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