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Da Trieste il Papa: “La Democrazia, un cuore ferito. Timori per l’astensionismo”

Il Pontefice conclude i lavori della 50ma edizione della Settimana sociale dei cattolici, intervenendo, con una lezione-monito sulla partecipazione democratica

Pubblicato:07-07-2024 13:21
Ultimo aggiornamento:07-07-2024 13:21

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ROMA -“La democrazia nel mondo di oggi non gode di buona salute e questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo”: da Trieste, Papa Francesco conclude i lavori della 50ma edizione della Settimana sociale dei cattolici, intervenendo con una lezione-monito sulla partecipazione democratica. Nel suo intervento ha toccato, tra gli altri, il tema della “cultura dello scarto”, i rischi del potere autoreferenziale e ha lanciato la chiamata alla responsabilità per tutti i cristiani.

“PREOCCUPA UNA DEMOCRAZIA NON IN BUONA SALUTE”

“Questa è stata la 50.ma Settimana Sociale. La storia delle ‘Settimane’ si intreccia con la storia dell’Italia, e questo dice già molto: dice di una Chiesa sensibile alle trasformazioni della società e protesa a contribuire al bene comune. Forti di questa esperienza, avete voluto approfondire un tema di grande attualità: ‘Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro’. Il Beato Giuseppe Toniolo, che ha dato avvio a questa iniziativa nel 1907, affermava che la democrazia si può definire ‘quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano propriamente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori’. Così diceva Toniolo. Alla luce di questa definizione, è evidente che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo discorso in occasione della visita pastorale a conclusione della 50.ma Settimana Sociale dei Cattolici in Italia a Trieste. Oltre 8 mila i fedeli in piazza per la messa del Pontefice che poi ha svolto anche l’Angelus.

“‘NO’ ALLA CULTURA DELLO SCARTO”

“C’è un’immagine che riassume tutto ciò e che voi avete scelto come simbolo di questo appuntamento: il cuore – sottolinea Bergoglio a Trieste – A partire da questa immagine, vi propongo due riflessioni per alimentare il percorso futuro. Nella prima possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la costruzione e l’intelligenza mostrano un cuore ‘infartuato’, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questo è la cultura dello scarto.


CREARE LE CONDIZIONI PERCHÈ TUTTI POSSANO PARTECIPARE AL VOTO”

Il potere diventa autoreferenziale – è una malattia brutta questa -, incapace di ascolto e di servizio alle persone. Aldo Moro ricordava che ‘uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità’. La parola stessa ‘democrazia’ non coincide semplicemente con il voto del popolo; nel frattempo a me preoccupa il numero ridotto della gente che è andata a votare. Cosa significa quello? Non è il voto del popolo solamente, ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare. E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va ‘allenata’, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche. In questa prospettiva, come ho avuto modo di ricordare anni fa visitando il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, è importante far emergere ‘l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società’, promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”.

LA “CHIAMATA” AI CRISTIANI

In Italia, ricorda Papa Francesco a Trieste, “è maturato l’ordinamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici. Si può essere fieri di questa storia, sulla quale ha inciso pure l’esperienza delle Settimane Sociali; e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento per assumere la responsabilità di costruire qualcosa di buono nel nostro tempo. Questo atteggiamento si ritrova nella Nota pastorale con cui nel 1988 l’Episcopato italiano ha ripristinato le Settimane Sociali. Cito le finalità: ‘Dare senso all’impegno di tutti per la trasformazione della società; dare attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi e dei meccanismi economici vincenti; dare spazio alla solidarietà sociale in tutte le sue forme; dare sostegno al ritorno di un’etica sollecita del bene comune […]; dare significato allo sviluppo del Paese, inteso […] come globale miglioramento della qualità della vita, della convivenza collettiva, della partecipazione democratica, dell’autentica libertà'”. Il Papa spiega che “questa visione, radicata nella Dottrina Sociale della Chiesa, abbraccia alcune dimensioni dell’impegno cristiano e una lettura evangelica dei fenomeni sociali che non valgono soltanto per il contesto italiano, ma rappresentano un monito per l’intera società umana e per il cammino di tutti i popoli. Infatti, così come la crisi della democrazia è trasversale a diverse realtà e Nazioni, allo stesso modo l’atteggiamento della responsabilità nei confronti delle trasformazioni sociali è una chiamata rivolta a tutti i cristiani, ovunque essi si trovino a vivere e ad operare, in ogni parte del mondo“.

“PARTECIPATE AFFINCHÈ LA DEMOCRAZIA SOMIGLI A UN CUORE RISANATO”

Papa Francesco a Triste continua così nel suo discorso a conclusione della 50.ma Settimana Sociale dei Cattolici in Italia: “La seconda riflessione è un incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. È questo: a me piace pensare che nella vita sociale è necessario tanto risanare i cuori, risanare i cuori. Un cuore risanato. E per questo occorre esercitare la creatività. Se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità. Persino nei campi dell’economia, della ideologia, della politica, della società. Pensiamo a chi ha fatto spazio all’interno di un’attività economica a persone con disabilità; ai lavoratori che hanno rinunciato a un loro diritto per impedire il licenziamento di altri; alle comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale, facendosi carico anche delle famiglie in povertà energetica; agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei migranti. Tutte queste cose non entrano in una politica senza partecipazione. Il cuore della politica è fare partecipe. E queste sono le cose che fa la partecipazione, un prendersi cura del tutto; non solo la beneficenza, prendersi cura di questo …, no: del tutto”.
E ancora: “Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia, né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”.

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