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Un’audiomappa digitale per documentare le lingue walser parlate in Italia

Sarà realizzata grazie al progetto "AlpLinK" che coinvolge le università di Torino e della Valle d'Aosta. con il supporto delle scuole valdostane.

Pubblicato:05-07-2024 17:58
Ultimo aggiornamento:05-07-2024 17:58
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AOSTA – Sarà la prima audiomappa digitale che documenterà le lingue walser parlate in Italia. Si tratta di lingue di origine alemanna “in via d’estinzione” ancora parlate in alcuni piccoli Comuni di montagna tra la Valle d’Aosta e il Piemonte, nella valle del Lys, in val d’Ossola, in Valsesia e in val Mastallone. Territori dove quasi ad ogni paese corrisponde una diversa varietà walser: dal “titschu” di Rimella al “titsch” di Gressoney e Formazza fino al “töitschu” della piccola Issime. L’audiomappa digitale sarà realizzata grazie al progetto “AlpiLinK – Lingue Alpine in contatto” che coinvolge nel lavoro e nella documentazione degli audio un team composto dalle Università di Torino e dalle Valle d’Aosta, entrambe partner del progetto coordinato dall’Università di Verona per la mappatura delle diverse lingue minoritarie del nord Italia. I primi esiti dell’attività sono stati presentati in occasione di “MiLES – Minority Languages in European Societies”, un importante congresso internazionale promosso dai due atenei del nord- ovest che in questi giorni riunisce a Torino e Bard alcuni dei più importanti linguisti a livello internazionale, tra cui Yaron Matras dell’Università di Amburgo e Claudia Maria Riehl dell’Università di Monaco.

TRA LE VOCI RACCOLTE ANCHE QUELLA DELLA CENTENARIA DI FORMAZZI JOLANDA ZERTANNA

Fra le voci registrate nelle scorse settimane nel database di AlpiLinK anche quella di Jolanda Zertanna, centenaria da sempre residente a Formazza, che con i suoi 400 abitanti è il comune più settentrionale del Piemonte. Ma a spingere i ricercatori non è solo la volontà di documentare e “tenere traccia” di una lingua minoritaria che sta scomparendo a seguito della crescente mobilità, dello spopolamento di queste aree e del “rifiuto” dalle giovani generazioni. “Il fatto che da paese a paese, a volte persino da frazione a frazione, si siano sviluppate varietà differenti così distinte fra loro che spesso non sono comprensibili dai parlanti di varietà diverse, rappresenta un elemento di grande interesse scientifico- spiega Livio Gaeta, professor di lingua tedesca e referente di AlpiLinK per l’Università di Torino-: ci troviamo di fronte, in un territorio circoscritto, a una varietà linguistica difficile da rintracciare in altre aree il walser in queste aree presenta alcuni elementi di unicità. Penso ad esempio alla costruzione del futuro con l’agglutinazione del corrispondente dell’avverbio ‘poi’ alla forma presente, un fenomeno linguistico singolare che, pur nella sua apparente semplicità, è attestato dalla letteratura soltanto in alcune lingue africane“.

IN VALLE D’AOSTA IL PROGETTO HA COINVOLTO LE SCUOLE NELLE INTERVISTE AI PARLANTI

In Valle d’Aosta, l’avvio di AlpiLinK è stato l’occasione per coinvolgere il mondo della scuola, attraverso un progetto-pilota congiunto tra l’università e l’assessorato regionale ai Beni Culturali e al Sistema educativo che ha interessato tre classi di due istituti secondari superiori di Aosta, l’Institut Agricole Régional e il Liceo classico bilingue. “Un’iniziativa- spiega Gianmario Raimondi, coordinatore dell’unità di ricerca dell’Università della Valle d’Aosta – che ha coinvolto le classi nel lavoro di crowd-sourcing della banca dati AlpiLInK, con interviste ai parlanti di lingue minoritarie raccolte sul campo, e ha previsto inoltre azioni di formazione mirate alla valorizzazione del francoprovenzale come rilevante ‘bene culturale immateriale’ del patrimonio regionale, utilizzando anche i materiali contenuti nell’Atlas des Patois Valdôtains, atlante linguistico dedicato ai dialetti francoprovenzali valdostani, il cui primo volume è stato pubblicato nel 2020″.


OLTRE ALLE LINGUE WALSER, LA MAPPATURA SI ESTENDE ANCHE AL PIEMONTESE, IL FRANCOPROVENZALE E L’OCCITANO

Al progetto hanno partecipato anche come formatori Paolo Benedetto Mas, titolare di un assegno di ricerca all’Università, Patrizia Dondeynaz e Susanna Belley, insegnanti esperte di francoprovenzale in forza al Bureau régional pour l’ethnologie et la linguistique. Oltre alle parlate walser, la mappatura si estende anche al piemontese, al francoprovenzale e all’occitano. Tutte le persone che parlano un dialetto possono contribuire direttamente alla ricerca attraverso il sito alpilink.it compilando in poco tempo l’audio-sondaggio dedicato in cui viene proposto all’utente di utilizzare il proprio dialetto o la propria lingua locale per descrivere cosa accade in una scena o per tradurre le frasi o parole indicate. Un modello di ricerca partecipativo, che punta sul coinvolgimento “dal basso” e che sta raccogliendo un notevole interesse.

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