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VIDEO | Famiglie siriane vittime di persecuzione: 474 arresti in Turchia

Profughi di Kayseri e di altre città del Paese tra domenica e lunedì hanno subito violente aggressioni con auto vandalizzate, vetrine distrutte e negozi saccheggiati

Pubblicato:02-07-2024 18:36
Ultimo aggiornamento:02-07-2024 18:38

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ROMA – Ben 474 persone sono state arrestate in tutta la Turchia per le aggressioni e gli atti di vandalismo che hanno colpito i profughi siriani di Kayseri e altre città del paese nella notte tra domenica e lunedì 1 luglio.

Lo ha annunciato il ministro degli Interni Ali Yerlikaya, il quale, stando ai media locali, ha parlato di “atti provocatori contro i siriani in diverse città”, tra cui Adalia, Istanbul, Bursa, Gaziantep.


Dei 474 arrestati, il ministro ha chiarito che “285 hanno precedenti penali per reati tra cui traffico di esseri umani, traffico e/o detenzione di stupefacenti, aggressione, rapina, furto, danneggiamento di proprietà privata, abusi sessuali, frode, contraffazione, privazione della libertà”.

Persone malmenate, automobili date alle fiamme, appartamenti vandalizzati, vetrine distrutte e negozi saccheggiati: sono queste le violenze che hanno subito un numero imprecisato di siriani, dopo che ha iniziato a circolare la notizia, confermata anche dal ministro Yerlikaya, secondo cui un siriano di Kayseri – nel centro del Paese – era stato sorpreso a molestare una bambina, che sarebbe risultata una sua parente, e per questo arrestato. Da qui, l’ondata di attacchi a famiglie siriane.

“La questione ha molte dimensioni, ma le politiche fallimentari del governo la rendono ancora più pericolosa” commenta con l’agenzia Dire Mehmet Emin Kurnaz, giornalista della testata turca BirGun.net. Sull’accusa di abusi sessuali farà luce la magistratura, tuttavia come ricorda il giornalista “i fatti di Kayseri non sono nuovi in Turchia”, da quando, nel 2011, in Siria è scoppiata una guerra che prosegue tuttoggi, e i profughi si sono riversati anche in Turchia: “Sono 4,5 milioni secondo dati ufficiali, ma si pensa siano molti di più” avverte il cronista, che aggiunge: “è un numero che supera la capacità di accoglienza di qualsiasi paese” e la convivenza forzata – e poco sostenuta – tra residenti e rifugiati fa sì che “episodi come quello di Kayseri non siano un’eccezione: ne abbiamo registrati tanti”.

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