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VIDEO |”Fanno divise per Idf, stop all’Erasmus con Shenkar”, sit-in alle Belle Arti di Bologna

Dai social un soldato israeliano ringrazia per il gilet tattico realizzato dall'istituto che collabora con l'Accademia. Gli studenti protestano contro la votazione "pilotata" del collegio docenti

Pubblicato:27-06-2024 17:49
Ultimo aggiornamento:28-06-2024 07:13
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BOLOGNA – “Cara Shenkar, vi ringrazio con tutto il mio cuore per conto di tutta la 460esima brigata”. Comincia così il video di un soldato dell’esercito israeliano (Idf) che si rivolge all’istituto Shenkar, una delle principali istituzioni accademiche israeliane e internazionali di moda e ingegneria, lodando alcuni dettagli del gilet tattico che sarebbe stato realizzato proprio dall’Ateneo di Tel Aviv. Lo mostra ai cronisti una studentessa dell’Accademia di Belle arti di Bologna (Ababo) che con Shenkar ha un accordo di collaborazione di tipo Erasmus, e che in tanti all’interno dell’istituto chiedono di interrompere.

Sui profili social la Shenkar documenta infatti progetti e attività in corso con l’Idf con tanto di interviste agli ufficiali, agli studenti reclutati, e raccontando i progetti per le attrezzature che andranno poi utilizzate sul campo. Per gli studenti “coopera con un esercito e con uno Stato che è accusato di genocidio dalla Corte internazionale e ci sembra abbastanza ingiusto e scandaloso”, e hanno portato al collegio docenti dell’Accademia una mozione per terminare la collaborazione.

DOCENTI E STUDENTI IN PROTESTA PER “VOTAZIONE PILOTATA”

Ma dopo una prima votazione, che “aveva deciso per l’interruzione dei rapporti con questa università”, il collegio “è stato giudicato non valido, nonostante si sia svolto alla presenza di tutti i docenti”, spiega Maurizio Guerri, docente di Estetica. Il 25 giugno si è dunque ripetuta la votazione, dove per “pochi voti ci si è invece opposto all’interruzione dei rapporti e sostanzialmente per pochi voti”, sancendo così che i rapporti continueranno con questa università. Scatta dunque la protesta degli stessi studenti, insieme a quella parte di docenti che si era schierata, oggi in sit-in proprio davanti all’ingresso dell’Accademia, che parlano di “censura” e di “muro di gomma” dell’Ateneo.
Il sit-in denuncia come la prima votazione sia stata considerata nulla “nonostante si fosse deciso di far votare anche i docenti a contratto, diritto poi revocato facendo leva sull’ambiguità dei regolamenti dell’Ababo, forse per paura di un esito diverso”. E poi, che la seconda votazione di due giorni fa, è “avvenuta in un collegio docenti stavolta palesemente pilotato dalla direttrice (Cristina Francucci, ndr), che avevano promesso aperto agli studenti, ma che invece ci ha visto censurati dopo soltanto cinque minuti”, attacca Agnese Mussari, rappresentante della Consulta degli studenti e membro del Consiglio accademico.


Al momento, all’interno dell’Accademia sono presenti tre studenti della Shankar, due sono palestinesi con cittadinanza israeliana, che termineranno a luglio l’Erasmus in città. A loro “sono state fatte offerte di rimanere qui con borsa di studio che hanno tutti declinato”. Tra l’altro, gli studenti in presidio ricordano che in questo contesto, che mostra una governance “svenduta alle pressioni esterne”, sono giunte due lettere dal rettore di Shenkar “che non nomina mai la Palestina e che non menzionano la collaborazione con l’Idf”, quando invece “abbiamo 30 pagine di documentazione in cui si dimostrano i coinvolgimenti con la filiera bellica e l’arruolamento attivo di studenti che poi muoiono sul campo”. E poi, rincarano la dose, c’è stata anche una telefonata del sindaco Matteo Lepore alla presidente Finzi, “alla faccia della bandierina palestinese a Palazzo d’Accursio”, nella quale si sarebbe mostrato “disposto a una sua piena collaborazione per mantenere gli accordi con la Shankar”. Per questo, ribadiscono ancora, “continueremo a far sentire la nostra voce: contro le pressioni di Governo, Lepore e Shenkar. L’Accademia ed i nostri Atenei si arruolano, noi non ci arruoliamo“.

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