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In salita, tra gomitate, trattenute e strattoni, ad Anghiari la ‘corsa più pazza del mondo’ 

Il 29 giugno di ogni anno, tra gli spintoni, si corre il Palio della vittoria per rievocare la battaglia di Anghiari del 1440

Pubblicato:22-06-2024 19:24
Ultimo aggiornamento:22-06-2024 19:24

Anghiari Palio della Vittoria
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ANGHIARI (AREZZO) Partono di corsa verso la salita, che ha la rimarchevole pendenza del 13%, ma intanto puntano gli avversari li strattonano, li spintonano, li buttano a terra li mandano “fuori strada”, pur di arrivare primi al traguardo, 1.440 metri più avanti. L’anno scorso si è anche sfiorata la rissa. C’è chi l’ha definita la ‘corsa più pazza del mondo’, è una specie di gara di resistenza alle botte (e al caldo) ma in realtà si chiama Palio della Vittoria, ed è una rievocazione storica della Battaglia di Anghiari, che si tenne il 29 giugno 1440 (da qui i 1440 metri da percorrere). A fronteggiarsi allora furono una coalizione con a capo Firenze e Milano, e vide prevalere l’alleanza della città del Giglio. Così, ogni 29 giugno, il borgo celebra la ricorrenza con la corsa, chiamando diversi Comuni, tra cui appunto Milano e Firenze, a mandare i suoi corridori per partecipare alla gara. 

IL VIA AL CALAR DEL SOLE, CON LO SPARO DI UNA PISTOLA D’EPOCA

Quella del 2024 è l’edizione del ventennale e vedrà concorrere 20 Comuni con poco meno di un centinaio di corridori che, al calar del sole, si posizioneranno alla partenza, guardandosi in cagnesco, e allo sparo (con una pistola d’epoca) si strapperanno di dosso le pettorine col simbolo del loro Comune e si daranno battaglia. Già, perché le pettorine sono obbligatorie finché non parti, ma poi diventano un facile appiglio per gli altri per aggrapparsi. Tant’è che i corridori si ungono per essere più difficili da acchiappare. Intanto, mentre tutto il paese si veste di bandiere bicolore (giallo e rosso e bianco e blu) che rappresentano Anghiari vecchio e Anghiari nuovo, in piazza ci sono i corteI storici, i musici, gli sbandieratori dei Comuni partecipanti e si rievocano quei fatti. Dopo l’arrivo al traguardo, come una specie di terzo tempo, per rasserenare gli animi di chi se le è date di santa ragione, c’è una grande cena sulle mura medievali del paese. Un paese che tra il Palio e la Scampanata, non lesina follie

Foto di Marcello Piomboni


NEL 1440 LA BATTAGLIA STORICA ‘CON UN SOLO MORTO, PERCHE’ CADDE DA CAVALLO’

Tornando alla storia, proprio sulla celeberrima battaglia ironizzò Niccolò Machiavelli scrivendo che durò poco e l‘unico che morì, è perché cadde da cavallo Ed in tanta rotta e in sì lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò”. Se sia vero o no che quello scontro del 1440 non fu cruento, fu comunque strategico per la lotta di potere tra Milano e Firenze (che aveva con sé Venezia e Stato Pontificio), tanto che nel 1503 Leonardo da Vinci fu chiamato ad affrescare una sala di Palazzo Vecchio a Firenze con la Battaglia di Anghiari, mentre Michelangelo a fare lo stesso nella parete di fronte con la Battaglia di Cascina. Un’altra battaglia tra grandi. Tant’è però che il Buonarroti realizzò solo i cartoni della sua, mentre quella di Leonardo, seppur realizzata, non si trova e si è guadagnata il nome di battaglia scomparsa. Ma questa è un’altra storia.

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