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Ecco la guida di Focsiv “per l’ecologia integrale”: cooperazione in 10 mosse

Tredici buone pratiche, dall'America Latina all'Asia e all'Africa, nello studio presentato nella redazione dell'agenzia Dire

Pubblicato:21-06-2024 18:53
Ultimo aggiornamento:21-06-2024 19:51

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ROMA – “Scriviamo ‘Bene comune’ con la B maiuscola affinché diventi una cosa quotidiana. Ma bisogna lavorare, tanto, per migliorare la società delle comunità più svantaggiate. Lo si fa portando l’acqua pulita, migliorarando le tecniche di coltivazione, favorendo l’accesso al credito, potenziando il ruolo delle donne. In certe zone, se non lo facesse la società civile, non ci penserebbe nessuno”. Così Ivana Borsotto, presidente di Focsiv, spiega il senso della pubblicazione ‘Tutti fratelli per l’ecologia integrale. Guida per la cooperazione tra i popoli’, contenente dieci buone pratiche da Asia, Africa e America Latina, a partire dall’esperienza di 13 organizzazioni parte della Federazione degli organismi cristiani del servizio internazionale volontario. Borsotto ne parla aprendo l’incontro per presentare la pubblicazione, organizzato da Focsiv nella redazione dell’agenzia Dire, in corso d’Italia 38/A, a Roma. La presidente continua: “La seconda parola d’ordine è ‘ecologia integrale'”, promossa con forza nell’enciclica di Papa Francesco ‘Laudato sii’, che ispira la guida Focsiv, insieme alla seconda enciclica scritta dal Pontefice, la ‘Fratelli tutti’. “Coi nostri 97 soci in tutto il mondo”, dice Borsotto, “parlare di ecologia integrale significa parlare di azione politica, perché se non prevale la progettualità politica vince la barbarie”. La rete Focsiv insomma, assicura la presidente, “lavora per raggiungere giustizia sociale”.

TUTTI I NODI DEL PIANO MATTEI CHE GUARDA ALL’AFRICA

Il testo punta anche ad offrire un ventaglio di pratiche dal basso utili al Piano Mattei, il progetto con cui il governo italiano punta a rafforzare i rapporti coi Paesi africani proponendosi come alleato di cambiamento. La proposta, spiega Alice Liani, dell’organizzazione Accri, è di un Piano Mattei “non predatorio bensì efficace”. Dei dieci criteri contenuti nella guida, Liani ne illustra quattro: “Si deve promuovere dialogo con le comunità, coinvolgendo dai giovani agli anziani, dalle città alle periferie, fino alle campagne. Il successo è possibile solo coinvolgendo le comunità nei progetti”. Poi, “sostegno alla formazione di ruoli di leadership tra donne e giovani”, “rafforzamento delle organizzazioni popolari” e infine “innovazione, ibridando saperi locali con le nuove tecniche”. Liani conclude ricordando all’Italia l’importanza di raggiungere l’obiettivo 0,70% fissato dalle Nazioni Unite, ossia investire lo 0,70% del Reddito interno lordo in progetti di cooperazione allo sviluppo. Oggi il nostro Paese è intorno allo 0.30%. Senza impegno sociale, i rischi sono altissimi: “Lo vediamo nei corsi d’acqua avvelenati dell’estrazione dei minerali, oppure nello sfruttamento dei lavoratori o l’uccisione dei civili per accaparrarsi le risorse”, avverte don Antony Michno, di Caritas Ecuador. Residente nella regione di Zamora, il sacerdote in collegamento video parla per esperienza diretta: “la mia comunità è vicina a due delle più grandi miniere del paese. La prima di oro è sfruttata dalla Cina, la seconda di rame dal Canada“. Ma sfruttamento degli operai e la mancata redistribuzione delle ricchezze distrugge le opportunità, e spinge le famiglie “a spaccarsi. Si lavora troppe ore per paghe basse, e c’è chi diventa schiavo di alcol e droghe”. L’estrazione dei minerali come il traffico di droga “sono attività gestite dai gruppi criminali” e questo causa “rapimenti e uccisioni tra gli attivisti. Ci sono zone in cui la polizia non entra”. Invece, chiede don Antonio, “dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro, oltre che del creato”.

Per don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei) per i problemi sociali e del lavoro, questa guida “ci restituisce la dinamica vera, il modello cooperativo dal basso”, dove “uno più uno fa tre”, e che “riscrive un modello relazionale oggi in crisi, a causa di guerre, accaparramento di risorse, privatizzazioni. Se continuiamo a sostenere rapporti utilitaristici si cade in logiche terrificanti, come abbiamo visto con la morte del bracciante indiano a Latina”. Il riferimento è a Satnam Singh, il migrante 31enne presumibilmente lasciato morire dopo aver perso un braccio a causa del macchinario agricolo che stava utilizzando. “Noi accettiamo questo modello economico e stiamo contribuendo a costruirlo”, il monito conclusivo.


RUSCONI (AICS): COOPERAZIONE INTERCONNESSA E INTERDIPENDENTE

“Le nostre azioni di cooperazione sono tutte interconnesse e interdipendenti, ma serve tradurle nella pratica e calarle nelle culture locali, ma ricorda anche il ruolo delle associazioni, e la guida Focsiv aiuta in questo: racconta quel primo miglio dove arrivano le organizzazioni della società civile, dove nessun altro soggetto arriva, agenzie governative incluse”. Lo dichiara Marco Riccardo Rusconi, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Altra parola importante contenuta nella guida secondo il dirigente di Aics è “comunità: se stiamo bene tutti ne guadagna l’intera collettività. La nostra agenzia, come tanti altri soggetti, nel suo lavoro interpella le comunità. Senza dialogo, è difficile far funzionare gli interventi”. Questo perché “è necessario far sentire importante il ruolo soprattutto delle comunità più remote, per creare fiducia e riducendo tensioni”.

Devono però trovare centralità anche le risorse: “pensiamo al recupero dell’acqua, ma anche di specie neglette. In Kenya ad esempio- informa Rusconi- lavoriamo per il recupero dei cereali tradizionali, fondamentali per i coltivatori ma anche per il bene della biodiversità”. C’è poi “la tecnologia: pensiamo all’opportunità di dotare i coltivatori di app per conoscere il meteo e sapere quando è più opportuno coltivare”. Infine “partenariato orizzontale, da qui ai Paesi partner”. Rusconi ricorda: “Si è chiuso pochi giorni fa il bando più grande di Aics da 180 milioni di euro rivolto a enti territoriali e organizzazioni della società civile, perfettamente in linea con il Piano Mattei e il suo principio di sussidiarietà”.

PADRE KUREETHADAM (VATICANO): LA CASA COMUNE STA CROLLANDO

“Non è ambientalismo né ideologia: Papa Francesco è preoccupato perché questa casa comune sta crollando”. Così all’agenzia Dire padre Joshtrom Kureethadam, salesiano di origine indiana, rappresentante del dicastero della Santa sede per lo sviluppo umano integrale. Una riflessione, la sua, condivisa a margine della presentazione di una guida di Focsiv sulla “cooperazione tra i popoli” dal titolo ‘Fratelli tutti per l’ecologia integrale’. “Papa Francesco nel 2015 ci ha regalato questa enciclica Laudato si’, che ha nel sottotitolo la ‘cura della casa comune'” ricorda padre Kureethadam.

“Non è ambientalismo né ideologia: Papa Francesco è preoccupato perché questa casa comune sta crollando”. Il rappresentante del dicastero vaticano denuncia come oggi, di fronte alla “più grande sfida della civiltà”, il “greenwashing” non basti più. “C’è un rapporto dell’Ipcc” evidenzia padre Kureethadam, in riferimento al Panel intergovernativo dell’Onu sui cambiamenti climatici, “secondo il quale oggi lo 0,8 per cento della superficie terrestre è invivibile perché troppo calda e che se non facciamo nulla entro il 2070 questa quota raggiungerà il 19 per cento”.

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