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Allarme carceri sarde, “Ormai enormi manicomi”

Irene Testa, Garante regionale per i detenuti, chiede un intervento delle istituzioni: "Istituti sovraccarichi di persone con problemi psichiatrici, tanti i suicidi e gli atti di autolesionismo"

Pubblicato:19-06-2024 13:53
Ultimo aggiornamento:19-06-2024 13:54
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CAGLIARI – Le carceri sarde– ma il ragionamento può essere esteso naturalmente a tutte quelle dello Stivale- non possono più essere definite istituti di pena, ma enormi ospedali psichiatrici, “dove basta entrare per poche ore per uscirne frastornati dalle urla e dal disagio che si respira”. Ricorre spesso la parola “disagio” nel ragionamento di Irene Testa, Garante sarda per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, nella conferenza stampa convocata questa mattina in Consiglio regionale per fare il punto sulla situazione delle case circondariali dell’isola, al 2023.
Presenti all’appuntamento con i giornalisti il vicepresidente del Consiglio regionale, Giuseppe Frau, la presidente della commissione Sanità, Carla Fundoni, e i garanti comunali di Cagliari Gianni Loy, di Alghero Carmelo Piras, di Nuoro Giovanna Serra, di Oristano Paolo Mocci, di Sassari Gianfranco Favini.
Una situazione, quella sarda, che rispecchia quella nazionale ma con alcune eccezioni. Il tasso di affollamento in Italia è del 119,3% contro un dato isolano più basso: Cagliari-Uta si attesta al 107%, Sassari al 104%, Tempio al 104%, Oristano all’88%, Nuoro al 50%, Oristano-Massama al 53%. “Le strutture sono vecchie, fatiscenti, non adatte alla rieducazione del detenuto- spiega Testa-. Questo nonostante gli oltre 3,5 miliardi che si spendono ogni anno a livello nazionale per gestire il comparto”.


Il dato dei suicidi è allarmante: in Italia nel 2022 sono stati 84, nel 2023 68, nei primi mesi del 2024 44. In Sardegna nel 2023 ci sono stati 3 suicidi, 2 a Cagliari, uno a Sassari. Ma la situazione di grande difficoltà nell’isola si evidenzia nel gran numero di tentati suicidi- 96 in tutto- negli atti di autolesionismo e nei detenuti con patologie costretti a vivere in celle malsane non adatte a chi ha problemi di salute.


“Le carceri sono piene di detenuti con problemi psichiatrici- le parole di Testa- nelle mie ispezioni ho visto persone che bevevano la propria urina, altre che lanciavano gli escrementi nei corridoi. Sono cose forti da dire, ma la realtà dei nostri istituti è questa”. Spesso, ricorda la Garante, “queste persone devono essere messe nelle cosiddette ‘celle lisce’, ormai una prassi: ma mi domando se sia un Paese civile e democratico quello che fa vivere i detenuti senza materasso, senza lenzuola, senza coperte- addirittura senza magliette- per evitare che possano utilizzarli per suicidarsi. Possiamo accettare tutto questo?”. La politica, insiste, “deve prendersi la responsabilità di quanto accade nelle carceri, ma finora ha preferito nascondere le criticità. Ormai non c’è quasi più il reato nei nostri istituti, ma il disagio”.


Per quanto riguarda la situazione prettamente sarda, gli istituti più difficili da gestire sono quelli di Cagliari-Uta e Sassari-Bancali, spiega Testa, quelli dove è presente anche un sovraffollamento di reclusi: “Il paradosso è che le nostre colonie penali sono completamente abbandonate e scarsamente utilizzate- sottolinea la Garante-. Abbiamo di fatto delle carceri strapiene, e le colonie semivuote. Anche questa è una vergogna”.


Capitolo a parte il Cpr di Macomer, “un ex carcere di sicurezza che rinchiude per 18 mesi migranti che non hanno commesso alcun reato- ricorda Testa-. Con il paradosso che, non essendo formalmente un istituto di pena, non è prevista nessuna attività trattamentale. Di conseguenza queste persone passano tutto il giorno sedute nei corridoi senza fare niente”.

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