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Mario Artiaco, “io scrittore della memoria con Maradona in ogni romanzo”

Il suo "Io, Lauro e le rose" primo romanzo autoprodotto ad essere presentato al Salone del libro di Torino

Pubblicato:11-06-2024 16:21
Ultimo aggiornamento:11-06-2024 16:21

Libri Mario Artiaco
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NAPOLI – “L’unica cosa che so fare è scrivere. Lo sognavo da bambino, lo desideravo con tutto me stesso. Lo avevo scelto dentro di me. Ho letto e leggo tantissimo e scrivo in maniera patologica. È una dipendenza totale quella della lettura e della scrittura e in ogni mio scritto mi sono fatto una promessa: parlo e parlerò sempre di uno degli amori della mia vita che faccio sempre difficoltà a nominare perché, penso, bisogna avere molto rispetto nel pronunciare il suo nome: Diego Armando Maradona“. Così si presenta alla Dire Mario Artiaco, lo scrittore napoletano che ha deciso di fare della parola scritta il suo “mestiere” pur restando fuori dalla logica del mercato, delle case editrici. Di chi, insomma, dette le regole anche alla creatività. Artiaco è un artigiano della parola che dai titoli alle copertine, dai caratteri del testo ai contenuti e fino all’intera struttura dei romanzi è l’unico “responsabile”, l’unico artefice della propria attività editoriale.

“IO, LAURO E LE ROSE” PRIMO ROMANZO AUTO PRODOTTO A SALONE TORINO

Tre i romanzi pubblicati e, al di là del numero di copie vendute, due i traguardi già tagliati. Il suo primo lavoro, “Io, Lauro e le rose”, è il primo libro auto prodotto ad essere stato presentato al Salone internazionale del libro di Torino. Per lo stesso titolo, e questo è il secondo grande successo, Artiaco ha oltrepassato la quota di cento presentazioni in giro per l’Italia.

MARIO ARTIACO LO SCRITTORE DELLA MEMORIA

“Sono uno scrittore della memoria che – confessa ancora alla Dire – ha scelto di auto pubblicarsi nonostante le tante offerte editoriali che sono arrivate. Credo e scrivo nell’amore della verità e spesso le dinamiche commerciali sono differenti. Bisogna scendere a compromessi. Per ora, sono riuscito a restare libero di scrivere quello che sento, quello che ho vissuto, che provo. I luoghi in cui sono stato, le avventure che in qualche maniera ho cercato e che sono legate ai miei percorsi nel sociale, nelle carceri, nelle comunità per il recupero dalle tossicodipendenze, nei Rems, negli ex opg, negli ospedali. Luoghi di incontro con gli ultimi perché credo che il senso della vita sia inginocchiarsi accanto agli ultimi e riprendere a camminare con loro”.


SCRITTORE MA NON SOLO

Artiaco, infatti, oltre che nella scrittura è impegnato come educatore nelle carceri e nelle comunità per tossicodipendenze. Inoltre, è responsabile nazionale di un’associazione contro il bullismo. Non mancano tra le sue attività le campagne di sensibilizzazione in favore della donazione degli organi e del midollo portate nelle scuole.

ROMANZI PER DARE VOCE AGLI ULTIMI. LE STORIE NON ‘FACILI’ DI ARTIACO

“I miei scritti – sottolinea – hanno tutti un filo conduttore. Sono sostanzialmente dei romanzi o comunque raccolte di racconti romanzati. Descrivono o provano a ridare vita e dignità a persone che non l’hanno avuta o che l’hanno persa o che non hanno avuto voce”. A legare “Io, Lauro e le rose”, “Quando Lei è dovuta partire” e “21 storie che non hanno voce”, i tre romanzi di Artiaco, è anche l’amore un sentimento declinato in tutte le sue sfaccettature “infinite come possono apparire le facce di un diamante. Partendo però da un presupposto assoluto – precisa lo scrittore – Amare è lasciare andare. Non può esistere alcuna forma di proprietà”. In tutti e tre gli scritti ci sono storie non facili, dei colpi al cuore, pugni nello stomaco difficili da digerire. Se nel romanzo di esordio a farla da padrone sono tre amici e le loro bravate, l’ingenuità, il sogno, l’incoscienza, la malattia, l’omosessualità, gli abusi e “la morte che pone fine a una vita, non a una relazione”, nel secondo ci si lascia avvolgere dalla più grande forma di amore comune ad ogni uomo, quello per la propria madre. Un amore totalizzante che non si arrende neanche alla partenza per l’altrove, al distacco definitivo. In “21 storie”, uscito lo scorso gennaio, infine, il racconto di Artiaco diventa corale. I protagonisti, raccontati in 7 storie che portano ognuna il nome di un colore e declinate in tre capitoli, sono frutto della fantasia dello scrittore o forse anche no. Che siano schegge di incontri reali o più semplicemente trasposizioni di un pensiero artistico è difficile a dirsi tanto che il libro si apre con l’avvertenza “ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”.

ARTIACO E L’AMORE SMISURATO PER DIEGO ARMANDO MARADONA

Classe ’75, Artiaco è un napoletano che nella città all’ombra del Vesuvio spera di restare: da qui trae ispirazione, nutre le sue storie e ne attinge a piene mani. E quando anche sono frutto di un altrove è attraverso la sua napoletanità che sono lette e romanzate. Il suo amore per Maradona non è un caso. Questa smisurata passione “lega fortemente la mia attività di scrittore a questa città, a quello che lui ha rappresentato nel campo di gioco, al di fuori dal campo di gioco, per i pensieri e per l’uomo che è stato nonostante tutte le sue ombre quelle che poi abbiamo tutti quanti”. “Lui legato così profondamente a questa città per il riscatto sociale attraverso quel talento che gli è stato accordato, che secondo me – rimarca – è solo un pretesto. Quel talento che Dio gli ha accordato solo perché lui fosse planetario. Il messaggio della sua anima credo sia sconvolgente, fortissimo. Attraverso il calcio, che ripeto per me è un pretesto, il suo messaggio è arrivato a quante più persone possibili. Questa sua forza nel contrapporsi sempre ai potenti, nello stare accanto agli ultimi della Terra, per me che scrivo di ultimi è una connessione di anime inscindibile. Un legame che non ho sentito con nessuno mai nella mia vita. Con lui – conclude Artiaco – c’è un legame che va oltre”.

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