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Non solo Europee, in Italia anche le elezioni Comunali e le Regionali in Piemonte: dove si vota

In totale saranno circa 3700 i comuni coinvolti. I seggi saranno aperti sabato dalle 15 alle 23 e domenica dalle 7 alle 23

Pubblicato:07-06-2024 17:30
Ultimo aggiornamento:07-06-2024 17:32
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elezioni comunali
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ROMA – Sabato 8 e domenica 9 giugno, i cittadini italiani saranno chiamati al voto per eleggere i 76 deputati del Parlamento Europeo. In alcuni comuni, gli elettori riceveranno anche la scheda elettorale per le elezioni Comunali e in Piemonte, quella per le Regionali. In totale saranno circa 3700 i comuni coinvolti e sei, i capoluoghi di regione (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza).

QUANDO SI VOTA

In linea con le Europee, i seggi saranno aperti sabato dalle 15 alle 23 e domenica dalle 7 alle 23. A votare saranno i cittadini maggiorenni muniti di tessera elettorale e documento di riconoscimento. L’eventuale turno di ballottaggio per l’elezione diretta dei sindaci dei comuni avrà luogo nei giorni di domenica 23 e lunedì 24 giugno 2024.

NORD

LOMBARDIA, CAMPO LARGO SOLO A PAVIA. CORSA A 3 A BERGAMO E CREMONA

Le elezioni amministrative che andranno in scena in Lombardia questo fine settimana coinvolgeranno il 64% dei comuni in regione (961 su 1.502), e per la stragrande maggioranza le amministrazioni coinvolte appartengono a centri con popolazione inferiore a 15.000 abitanti (il 96% circa). Poco sotto i 40 (37, per l’esattezza), i comuni al voto con più di 15.000 abitanti, con la possibilità del doppio turno (in base al Censimento 2021 in quest’ultimo insieme entrano per la prima volta Agrate Brianza, Casalpusterlengo e Concesio, mentre Casalmaggiore, nel cremonese, sceso sotto la soglia dei 15.000 cittadini, ‘retrocede’ nel primo). Tre i capoluoghi di provincia al rinnovo di giunta: Bergamo, Cremona e Pavia, mentre Uggiate con Ronago, piccolo borgo del comasco, farà il suo esordio assoluto alle urne, essendo uno dei nuovi comuni nati nel 2024 dalla fusione di altri otto. Sia Bergamo che Cremona, amministrazioni reduci entrambe da un doppio mandato di centrosinistra, dovranno necessariamente cambiare il volto del proprio sindaco. A Palazzo Frizzoni l’eredità di Giorgio Gori è stata raccolta dalla deputata ed ex consigliere orobico in quota Pd Elena Carnevali, sostenuta dalla lista civica Gori e dalla lista civica Patto per Bergamo, oltre che da +Europa, Psi, Europa Verde, il gruppo civico Oltre, Sinistra Italiana e lista civica Apf, che dovrà vedersela con il candidato sindaco scelto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia Andrea Pezzotta, definito un “profilo civico e moderato”. Sfumata invece l’intesa tra centrosinistra e M5S, che correrà da solo con il proprio candidato, il docente Vittorio Apicella.


Simile lo scenario a Cremona, dove l’uscente sindaco dem Davide Galimberti cede il passo al proprio vice, Andrea Virgilio, che incassa il sostegno ‘riformista’ da IV e Azione e che dovrà competere con il dirimpettaio di centrodestra Alessandro Portesani, anch’egli come Pezzotta ‘pescato’ dal mondo civico, e sostenuto da tutto il centrodestra (FdI, Forza Italia, Lega, Udc) a cui si aggiunge la propria lista civica, dal nome ‘Novità a Cremona’. Anche qui il Movimento corre da solo, o meglio in coppia con il movimento ecologista ‘Cremona Cambia Musica’, e proporrà come candidata l’attivista ambientalista Paola Tacchini. Sullo sfondo, il candidato di centro Ferruccio Giovetti. Se dunque sia a Bergamo che a Cremona saranno tornate elettorali ‘dettate’ dalla scadenza del doppio mandato del sindaco uscente, a Pavia il rinnovo sarà totale (sia a destra che a sinistra) ma non per vincoli amministrativi. Palazzo Mezzabarba infatti negli ultimi 20 anni non ha mai visto un primo cittadino ‘ripetere’ il mandato, e questo non succederà neanche al leghista Fabrizio Fracassi. Al suo posto, a cercare di confermare l’amministrazione cittadina di centrodestra, ci sarà Alessandro Cantoni, ex assessore all’Istruzione della giunta Fracassi e attuale consigliere regionale a Palazzo Pirelli nelle fila di Lombardia Ideale. L’avversario è l’attuale segretario pavese del Pd, Michele Lissia, che a differenza dei candidati di centrosinistra degli altri due capoluoghi potrà contare sul supporto del M5S, membro con il Pd di un’alleanza eterogenea composta da Verdi-Sinistra Italiana, Azione, Italia viva, +Europa, e Gruppo Misto-Faldini.

EMILIA ROMAGNA, A REGGIO EMILIA SI SFIDANO SETTE CIVICI

Per la prima volta nella storia di Reggio Emilia la sfida delle amministrative di giugno sarà tutta tra civici. A contendersi lo scranno del primo cittadino sono in particolare sette candidati a cominciare da Marco Massari, scelto dalla coalizione di centrosinistra a trazione Pd, che si presenta però come indipendente non essendo iscritto ad alcun partito. Massari, 64 anni, medico a capo del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Reggio Emilia e “volto” della sanità pubblica durante il covid, è il primo uomo “non di partito” che scende in campo per la sinistra reggiana dal 1945. Il suo principale avversario è considerato Giovanni Tarquini, 57 anni, avvocato vicepresidente dell’Ordine reggiano, sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi Moderati. Il primo a ufficializzare la sua candidatura a sindaco è stato però Fabrizio Aguzzoli, 65enne chirurgo in pensione, che nel 2019 è stato eletto consigliere comunale (con 537 preferenze) nelle liste del Movimento 5 stelle. Si è distaccato dai pentastellati nel 2021 in disaccordo con la decisione del Movimento di aderire al Governo Draghi e, sempre in quell’anno, ha fondato insieme all’ex esponente del Pd Dario De Lucia la lista di Coalizione civica. C’è poi Paola Soragni, una delle due donne in corsa per la carica di sindaco. Avvocata di 53 anni Soragni è consigliera del M5s in sala del Tricolore, dove ha fatto due mandati. Nelle scorse settimane è però uscita dal gruppo territoriale dei pentastellati (ma non dal Movimento nazionale) in disaccordo con la scelta dei vertici regionali e provinciali dei 5 stelle di schierarsi col Pd reggiano nell’imminente tornata elettorale. Soragni sarà quindi candidata con la lista civica “Movimento Reggio Emilia”. Gianni Tasselli, storico esponente di Rifondazione comunista, ha invece creato la lista “Reagire” per candidarsi a sindaco. Anche Alleanza civica ha scelto la corsa in solitaria: la candidata è Giuliana Reggio, mamma di una ragazza vittima di femminicidio. In lizza infine la lista “Pane, Pace e lavoro” che candida il cittadino di origine uruguaiana Hasbi Vladimir Sabillon.

Tra i 31 Comuni della provincia di Reggio chiamati a rinnovare Giunte e Consigli comunali c’è anche Bibbiano, noto per la vicenda dei presunti affidi illeciti di minori (il processo che vede imputato il sindaco uscente dopo due mandati Andrea Carletti è ancora in corso e il suo difensore è Giovanni Tarquini). Nel paese della val d’Enza lo scontro è tra Stefano Marazzi, 50 anni, geometra e segretario del Pd locale dal gennaio 2015 e il militante di Fratelli d’Italia Alberto Bizzocchi. Per candidarsi a sindaco quest’ultimo si è dimesso dall’incarico di consigliere comunale a Vetto (sull’Appennino). Segno dell’importanza che il Comune della val d’Enza riveste per il partito di Giorgia Meloni, che nel 2009 si presentò di persona a manifestare davanti al municipio per i presunti casi di bambini ‘strappati’ alle famiglie dai servizi sociali.

Luci elettorali accese anche su Modena. Nella città della Ghirlandina il centrosinistra vuole confermare una tradizione di governo che dura senza sosta dal 1945. Ci prova il candidato Massimo Mezzetti, romano trapiantato in città da prima che cadesse il muro di Berlino: dopo una vita targata Fgci-Pci-Pds-Ds, con una propaggine da assessore regionale alla Cultura nel primo mandato di Stefano Bonaccini in Regione, il 62enne Mezzetti ha congelato la sua carica da direttore generale di Biografilm Festival (attiva dal 2021): si è messo in aspettativa e tornerà a dirigerlo solo se perderà le elezioni. M5s, Azione, Sinistra, Verdi e compagnia, intanto, via via si sono compattati tra loro e figurano nella coalizione dell’ex dirigente di Sel Emilia-Romagna. In casa centrodestra, è sicuro di battere Mezzetti e la sua coalizione il coordinatore territoriale Fdi Luca Negrini, candidato a sindaco dopo il via libera arrivato da Roma a inizio marzo. Per quanto riguarda gli altri candidati a sindaco a Modena, corrono anche la prof Maria Grazia Modena, con la sua lista “Modena x Modena”, l’ex primario Daniele Giovanardi, che guida “Modena Cambia” con i sovranisti locali, Claudio Tonelli, appoggiato dalla lista Modena Volta Pagina-Unione Popolare e Possibile, Chiara Costetti, con la lista ‘RespiriaMo Aria Pulita’, e Marco Meschiari (“3V Verità e libertà”).

Ferrara è corsa a quattro. I riflettori sono puntati sulla sfida tra il sindaco uscente Alan Fabbri, esponente della Lega a caccia del secondo mandato, e Fabio Anselmo, con cui il centrosinistra cerca di riconquistare la città estense dopo cinque anni di amministrazione di centrodestra. In lizza, però, ci sono anche altri due candidati: Anna Zonari e Daniele Botti. Fabbri può contare sul sostegno di sei liste: Alan Fabbri sindaco, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Ferrara al Centro e Udc per Ferrara. Anselmo, avvocato noto per essersi occupato dei casi Cucchi e Aldrovandi, è invece appoggiato da un ‘campo largo’ composto da Partito democratico, Movimento 5 stelle, Lista Anselmo sindaco, Azione-Pri Patto per Ferrara, I civici con Anselmo e Sinistra unita per Anselmo. Campo largo, ma non larghissimo, per l’aspirante primo cittadino di centrosinistra: alcuni partiti alternativi al centrodestra appoggiano infatti gli altri due candidati in corsa, vale a dire Zonari (sostenuta dalle liste La Comune di Ferrara e +Ferrara in Europa-Psi) e Daniele Botti, con la lista Ferrara Futura sostenuta da Italia Viva.

Sono quattro, anche a Cesena i candidati che si sfidano per la poltrona di sindaco. Si tratta di Enzo Lattuca, primo cittadino uscente che guida una coalizione di centrosinistra con conta Pd, Cesena 2024, Patto per Cesena, Civica Popolare, Fondamenta, Avs e anche M5s. Dall’altro lato della barricata, Marco Casali, che col centrodestra cerca di espugnare la città, come accaduto nella vicina Forlì l’ultima volta. In questo caso il candidato sindaco è appoggiato da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Insieme. Marco Giangrandi, terzo in lizza, è alla guida di una coalizione che vede Cambiamo, Italia Viva e la lista civica Cesena Siamo Noi. Infine Paolo Sensini, che si candida con ‘Per la Pace e il Bene Comune, Cesena viva e unita’, lista nata ‘sulla scia’ dei dei No Paura Day nati durante la pandemia proprio a Cesena. Novità di questa tornata elettorale, è che Cesena ora è ufficialmente capoluogo (dopo il decreto del 29 gennaio scorso), il che significa un numero di consiglieri eletti più alto: si passerà dagli attuali 24 a 32 seggi in Consiglio comunale.

Sono invece 20 i Comuni chiamati al voto in provincia di Forlì-Cesena per il rinnovo delle giunte. E tra questi spicca proprio la sfida di Forlì con quattro aspiranti alla poltrona di sindaco: per il centrodestra il primo cittadino uscente Gian Luca Zattini, per il centrosinistra Graziano Rinaldini, per il Partito comunista italiano Vito Botticella e per la lista civica Contiamoci Maria Ileana Acqua. Zattini punta alla riconferma già al primo turno, dopo avere interrotto cinque anni fa l’egemonia del centrosinistra che andava avanti dal Dopoguerra. Oltre ai tre pilastri Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, può contare nella sua coalizione sul sostegno del Popolo della famiglia e della lista ‘La civica-Forlì cambia’. Zattini classe 1955, in caso di trionfo alle urne, potrebbe vantare 20 anni da primo cittadino, con prima i due mandati a Meldola in provincia e poi i due nel capoluogo. L’avversario più accreditato è Rinaldini con il campo largo del centrosinistra, ma zoppo nel duo Calenda-Renzi. Lo sostengono dunque Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e la lista civica Rinnoviamo Forlì. Classe 1957, ex sindacalista della Cgil e cooperatore, in particolare come presidente di Formula servizi, anche Rinaldini punta al successo al primo turno. Corre da solo il Pci, che ha scelto come candidato Botticella, 48enne foggiano di origine, ma residente in città da oltre 20 anni. E fa altrettanto l’associazione Contiamoci, nata nel 2021 a seguito della legge sull’obbligo vaccinale per il covid per la libertà di scelta, con la guida ‘in rosa’ di Acqua ‘sponsorizzata’ dall’ex consigliere regionale della Lega Matteo Montevecchi. Proprio i voti drenati da queste due liste ai candidati di punta potrebbero portare al ballottaggio ed essere pure decisivi al secondo turno.

CENTRO

TOSCANA: A FIRENZE SCONTRO FUNARO-SCHMIDT, CON L’INCOGNITA RENZI

Al crepuscolo dell’era Nardella e, prima ancora, dopo 15 anni di governo cittadino considerando gli anni di Renzi (e l’avvento del renzismo), a Firenze si gioca una partita diversa dal passato. Sicuramente meno certa. Per la scelta del centrodestra di giocarsela davvero, schierando in questo snodo politico un candidato dal pedigree prestigioso come l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. Ma soprattutto perché il centrosinistra al giro di boa si ritrova spaccato in tre: c’è la coalizione guidata dal Pd e da Sara Funaro, e si sono le corse solitarie di Stefania Saccardi, per Italia Viva, e di Cecilia Del Re, ex dem e leader di Firenze democratica. All’esterno del campo largo, bussa alla porta anche Dmitrij Palagi, che da consigliere comunale uscente guida la ‘truppa’ della sinistra radicale. Per dirla proprio alla Schmidt, quella di sabato e domenica pare “solo la partita di andata”. Un primo turno con vista sul ballottaggio, come hanno descritto tutti i sondaggi prima che la diffusione delle rivelazioni si eclissasse. Funaro parte con i favori del pronostico perché a queste latitudini, in uno dei granai del consenso più robusti, il Pd non ha mai perso. E tuttavia c’è chi fa la battuta: “Favorita? Sì, ma non ti credere”. Stavolta, infatti, il centrodestra a trazione Schmidt è più vicino e più voglioso dell’impresa. E perché se sarà ballottaggio potrebbe scattare (o no) il gioco degli apparentamenti. Uno scenario thrilling, anche se Funaro partirebbe in pole. Così in una sorta di testa coda tra passato e futuro, si fa strada la previsione di Renzi: con Saccardi “saremo gli arbitri della sfida”.

Oltre a Funaro, Schmidt, Saccardi, Del Re e Palagi, in lizza c’è anche Lorenzo Masi, schierato da Giuseppe Conte- che alla fine a Firenze ha scelto la corsa da solista senza Pd- come paladino del Movimento 5 Stelle. In pista anche altre cinque liste civiche: Francesca Marrazza (Ribella Firenze), Lorenzo Masi (Cinque Stelle), Alessandro De Giuli (Firenze Rinasce), Francesco Zini (Firenze Cambia) e Andrea Asciuti (Firenze Vera). A Prato la sfida non è a dieci come a Firenze, ma a sei. Come nel capoluogo toscano, però, la dinamica è la stessa: dopo i dieci anni di governo del sindaco uscente, Matteo Biffoni (ancora amatissimo), la città è alle prese con un altro giro di boa in Toscana. La partita se la giocano la consigliera regionale Ilaria Bugetti, candidata dal Pd, dal centrosinistra e dal Movimento Cinque Stelle, e Gianni Cenni, alfiere del centrodestra (in quota Fdi) ed ex assessore all’Urbanistica della giunta guidata da Roberto Cenni. La sfida è tutta qui, per un match che potrebbe decidersi già al primo turno.
Oltre ai principali competitors, in lizza per la fascia tricolore ci sono Paola Battaglieri, candidata con la lista Alternativa per i Beni Comuni e Rifondazione; Fulvio Castellani, schierato dalla sinistra pratese e dal Partito comunista italiano; l’avvocato Mario Daneri, portacolori della lista civica Prato Merita che riunisce i centristi, compresa Italia Viva; l’imprenditore 38enne Jonathan Targetti, alla testa di un’altra civica: Targettopoli.

MARCHE, A PESARO QUATTRO CANDIDATI

A Pesaro, dopo il congedo del sindaco dem uscente Matteo Ricci, che ha concluso due mandati e portato la sua città sul trono di Capitale della Cultura 2024, sono quattro i candidati a succederlo. L’ex assessore e consigliere regionale Andrea Biancani, corre per il centro sinistra sostenuto da sette liste: Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Lista civica Biancani sindaco. La marcia in più per Pesaro, Lista civica il Faro, Una città in Comune con Enzo Belloni, Biancani sindaco, Forza Pesaro, con Mila Della Dora, Biancani sindaco. A sfidarlo per il centrodestra (sei liste: Pesaro Svolta. Marco Lanzi sindaco, Pesarò. Giovani per Marco Lanzi, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia Udc Noi Moderati e Civici Marche) è Marco Lanzi, ex vicecommissario della Polizia di Stato, ex responsabile del gabinetto provinciale di Polizia Scientifica e segretario provinciale Siulp ora in pensione. Per la lista civica Vieni oltre, ecco l’unica donna in campo, Pia Perricci che è avvocato e insegnante di diritto. E un imprenditore del turismo Fabrizio Oliva con la lista ‘Spazi Liberi’.

LAZIO, CENTRODESTRA SPACCATO A CIVITA VECCHIA

Centrodestra e centrosinistra spaccati nei due più importanti comuni del Lazio dove sabato (dalle 15 alle 23) e domenica (dalle 7 alle 23) si andrà al primo turno del voto per eleggere sindaco e Consiglio comunale (insieme ai rappresentanti per il Parlamento europeo). In tutto andranno alle urne 142 comuni su 378 (appena 7 sopra i 15mila abitanti). A Civitavecchia, che vede uscente l’amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco leghista Ernesto Tedesco, Forza Italia e Noi Moderati, insieme alle liste civiche Uniti per Civitavecchia e Leali Legali Liberi, sostengono l’ex generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti, mentre Fratelli d’Italia e Lega (insieme ad altre tre civiche) appoggiano la candidatura a primo cittadino del vicesindaco uscente, Massimiliano Grasso. Dall’altra parte, niente campo largo nel centrosinistra. Il Movimento 5 Stelle (più due civiche) va da solo col suo candidato Enzo D’Antò (peraltro primo dei non eletti in Consiglio regionale del Lazio), invece Pd, Alleanza Verdi Sinistra e Lista Unione Civica puntano come primo cittadino sul dem Marco Piendibene (capogruppo uscente in Consiglio comunale).

Ancora più frammentata la situazione nell’area progressista a Tivoli, dove Giovanna Marconi (avvocata 50enne) è la candidata di Pd e della civica “Con Giovanna Marconi Sindaca” e Francesca Chimenti (insegnante di 48 anni e consigliera comunale di opposizione dal 2019) quella di Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, La Voce di Tivoli Terme-Chimenti Sindaca e Una Nuova Storia-Chimenti. Le quattro forze di centrodestra, invece, vanno tutte compatte su Marco Innocenzi (55 anni, imprenditore e poprtavoce di FdI a Tivoli), sostenuto anche da Democrazia Cristiana, Partito Repubblicano-Partecipazione Popolare e 3 liste civiche. Nessuna spaccatura nei due fronti a Monterotondo. Il sindaco uscente (di centrosinistra) Riccardo Varone punta alla riconferma forte del supporto di Pd, Avs, Italia Viva, Azione, +Europa, Demos e due liste Civiche. Il centrodestra tutto a sostegno di Simone Di Ventura insieme a 4 liste civiche. Angelo Capobianco è invece il candidato del M5S.

Uscendo dalla provincia di Roma, a Tarquinia, in provincia di Viterbo, si trova l’unico esempio di alleanza tra Movimento 5 Stelle e centrosinistra. Qui i grillini danno il loro appoggio alla candidatura a sindaco dell’agronomo Francesco Sposetti, in allenza con Pd, Avs e una lista civica, per impedire la rielezione dell’uscente Alessandro Giulivi, che potrà contare sui voti di FdI, Forza Italia, Udc, Rinascimento e una Lista civica. In corsa (con la lista Tarquinia Libera) per la poltrona di primo cittadino anche Gianni Moscherini, già sindaco di Civitavecchia, due volte candidato (sconfitto) a sindaco di Tarquinia e attuale consigliere comunale a Cerveteri. Dal nord al sud del Lazio, a Cassino il sindaco di centrosinistra Enzo Salera cerca il bis con l’appoggio di Pd, Demos e tre liste civiche. Fdi, Lega e Fi, insieme a due liste civiche, sostengono invece l’avvocato Arturo Buongiovanni. Della partita sono anche Giuseppe Sebastianelli (Rivoluzione X Cassino, Alternativa Popolare, Cassino in Azione, Sebastianelli Sindaco, Per gli Amici a quattro zampe), Paola Enrica Polidoro (Lista Jammi, Lista la Libellula) e Maria Palumbo (Cassino Popolare). Lo spoglio delel schede inziierà il 10 giugno dalle 14. L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà il 23 e 24 giugno.

SUD

168 AL VOTO IN CAMPANIA, FARO SU AVELLINO E GRANDI CITTÀ

Dei Comuni italiani chiamati alle urne il prossimo 8 e 9 giugno, in contemporanea con le europee 2024, 168 sono in Campania. Avellino è l’unico capoluogo al voto, dove si torna ai seggi dopo il clamore mediatico dovuto all’arresto del sindaco Gianluca Festa. Nonostante la bufera giudiziaria abbattutasi sul Comune, l’amministrazione uscente prova a muoversi in continuità e tra i candidati figura la vice di Festa, Laura Nargi, sostenuta da Davvero Avellino, Siamo Avellino, W la Libertà. A contenderle la fascia tricolore, per il centrosinistra c’è Antonio Gengaro, di Pd, M5s, App – Avellino Progetto Partecipato – +Europa e Controvento – Alleanza Verdi-Sinistra – Si può, e per il centrodestra Rino Genovese, con Patto civico Avellino, Forza Avellino, Cittadini in Movimento, Moderati e Riformisti, La Rondine, mentre Fratelli d’Italia corre in solitaria a sostegno di Modestino Iandoli. Tra i candidati anche Aldo D’Andrea (Unità popolare), Vittorio Boccieri (Paf-Progetto Avellino Futura) e Gennaro Romei (Unione di Centro).
I Comuni più popolosi, poco più del 10% di quelli al voto in Campania, si trovano tutti nell’area metropolitana di Napoli: Casoria, 70mila abitanti, Castellammare di Stabia, 62mila, e Torre Annunziata, 40mila residenti. A Casoria un plotone di liste sostiene la ricandidatura dell’uscente Raffaele Bene. Sono sette i simboli: Pd, Movimento 5 Stelle, Campania Libera, Sogno e Libertà, Casoria Risvegliati, Casoria verso il futuro e Alleanza Verdi-Sinistra. I tre sfidanti sono appoggiati da un solo partito: Fratelli d’Italia con Nicola Mangani, Azione con Fabio Cristarelli e Centrodestra Casoria con Ernesto Vigilante. A Castellammare di Stabia, Comune sciolto per infiltrazioni camorristiche, sono ben 24 le liste a sostegno di due soli candidati. Il classico schema centrodestra contro centrosinistra viene sconvolto dalle scelte di Italia Viva e Azione, il primo schierato con i partiti di governo, il secondo con quelli dell’opposizione. Sono 14 i simboli che nei manifesti elettorali compaiono sotto il nome di Luigi Vicinanza, compresi quelli di Pd, M5s, Azione, Per, Avs e altri. Dieci quelli di fianco a Mario D’Apuzzo, tra cui FdI, Forza Italia, Iv, e altri.

Lo stesso accade a Torre Annunziata (anche in questo caso il Comune è stato sciolto per infiltrazioni), dove salta, invece, il campo largo. Carmine Alfano ha dalla sua otto liste, tra cui Forza Italia, FdI e Iv, stesso numero di Corrado Cuccurullo, con, tra gli altri, Pd, +Europa, Azione, Per. L’M5s candida Maria Antonietta Zeppetella De Sesto; Oplonti Futura Lucio D’Avino. Tra le realtà più significative al voto, nelle diverse province, Aversa, Bacoli, Capaccio, Castel Volturno, Nocera Superiore, Sarno, Sant’Antimo e San Giuseppe Vesuviano. Alle urbe anche due amministrazioni dell’isola azzurra, dove si rinnoveranno i consigli comunali di Capri ed Anacapri. Ben 18 i Comuni campani superiori ai 15mila abitanti dove si potrebbero ricorrere al secondo turno. Da segnalare, infine, il Comune con meno elettori: Sant’Arcangelo Trimonte, nel Sannio, dove sono appena 476.

62 AL VOTO IN PUGLIA, URNE APERTE ANCHE A BARI E LECCE

In Puglia sono 62 i Comuni interessati alle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno, di cui 12 con una popolazione superiore ai 15mila abitanti, in cui si voterà con il sistema elettorale maggioritario a doppio turno. Bari e Lecce sono i due capoluoghi di provincia in attesa di conoscere il nome del nuovo sindaco.
Nel capoluogo pugliese il consigliere regionale della Lega Fabio Romito (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Prima l’Italia-Unione di Centro, Noi Moderati, Liberali e Riformisti e altre cinque liste) sfida Vito Leccese, già capo di gabinetto del Comune di Bari (Partito democratico, Europa Verde, Decaro per Bari, Noi popolari e altri tre simboli), e l’avvocato Michele Laforgia (Movimento 5 Stelle, Partito comunista italiano, +Europa – Psi e tre civiche). In corsa per la fascia tricolore di Bari anche Nicola Sciacovelli (due liste, tra cui Italexit) e Sabino Mangano (Oltre-Movimentici civici associati).

Quattro i candidati nel capoluogo salentino. La corsa per la carica di sindaco è tutta tra Adriana Poli Bortone, già prima cittadina di Lecce tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, che ha convinto la ‘triade’ del centrodestra e altri sette schieramenti, e l’uscente Carlo Maria Salvemini, sostenuto da Pd, M5s, Alleanza Verdi-Sinistra, +Europa, Iv, Azione e altri cinque simboli. Infine, Agostino Ciucci, di Diritti e civiltà per Lecce, e Alberto Siculella, di Aria e Mind-Menti Indipendenti.
In provincia di Lecce sono ben 29 i Comuni interessati dalle amministrative, tra cui quello di Copertino (21mila elettori). Sedici in provincia di Foggia, con Manfredonia, San Giovanni Rotondo, San Severo e Torremaggiore, con una popolazione superiore ai quindicimila abitanti. Tra i nove Comuni coinvolti della provincia di Bari, in cinque (Gioia del Colle, Putignano, Rutigliano e Santeramo in Colle) potrebbe essere decisivo un turno di ballottaggio, possibile anche a Mesagne, in provincia di Brindisi, dove sono tre, complessivamente, gli enti al voto. Infine, quattro in provincia di Taranto e uno in quella di Barletta-Andria-Trani, tutti con una popolazione inferiore ai 15mila abitanti.

52 AL VOTO IN BASILICATA, OCCHI PUNTATI SU POTENZA

Sabato 8 e domenica 9 giugno in 52 Comuni della Basilicata si vota anche per le elezioni amministrative. Un solo ente ha una popolazione superiore ai 15mila abitanti, dove vige il sistema a doppio turno. È il capoluogo di Regione, la città di Potenza. Il già vicepresidente della Basilicata Francesco Fanelli ha compattato il centrodestra, e convinto, complessivamente, sette schieramenti (Noi Moderati, FdI, Lega, Amiamo Potenza, Potenza civica, Forza Italia, Orgoglio lucano). Una unità che è costata cara al sindaco uscente Mario Guarente, anche lui esponente del Carroccio, costretto a rinunciare al bis. Non corre il sereno, invece, negli schieramenti opposti. Non solo Pd e M5s hanno mancato l’intesa, ma tra i simboli a supporto di Vincenzo Telesca, il nome indicato dai dem, manca proprio quello del Partito democratico, a causa di una evidentemente insanabile spaccatura interna. Telesca è appoggiato da cinque liste, mentre Pierluigi Smaldone, del Movimento 5 Stelle, da tre. Aspirano alla fascia tricolore anche Maria Grazia Marino (Forza del popolo) e Francesco Carmine Giuzio (La Basilicata possibile). Complessivamente la provincia di Potenza conta 42 Comuni al voto; quella di Matera 10. Proprio nel materano si trova Scanzano Jonico, Comune retto da un commissario prefettizio dopo la sfiducia incassata dal giovane ex primo cittadino leghista Pasquale Cariello a soli sette mesi dal voto di maggio 2023. Cariello ci riprova anche nel 2024, con il sostegno di Noi per Scanzano. A sfidarlo Nicola Mangialardi di Scanzano al centro.

56 AL VOTO IN MOLISE, ANCHE CAMPOBASSO E TERMOLI

Sono 56 (il 41% del totale) i Comuni del Molise dove sabato 8 e domenica 9 giugno si svolgono le elezioni amministrative. Al voto anche il capoluogo di Regione, Campobasso, oltre a Termoli, che ha una popolazione superiore ai 15mila abitanti e dove è possibile un turno di ballottaggio il 23 e 24 giugno.
Sono tre gli aspiranti sindaci della città più grande del Molise, che nel 2019 vide l’elezione a sindaco del pentastellato Roberto Gravina, oggi consigliere regionale. Aldo De Benedittis può contare sui partiti di governo e schiera sei liste (Fratelli d’Italia, Popolari per l’Italia, Lega, Unione di centro, Noi moderati, Forza Italia). Marialuisa Forte ha invece compattato il campo largo e corre con tre simboli (Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Partito democratico), lo stesso numero di Pino Ruta (Unica terra, Confederazione civica per Campobasso, Costruire democrazia). Ben sei i candidati sindaco a Termoli, dove la carica, prima delle elezioni regionali del 2023, era ricoperta dall’attuale presidente della giunta Francesco Roberti. Si tratta di Nicola Antonio Balice (Popolari per l’Italia, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Diritti e libertà Molise, Lega, Termoli Insieme), Manuela Vigilante (Pd e Movimento 5 Stelle), Giuseppe Mileti (Voglia di Termoli, Democrazia e solidarietà, I giovani per Termoli), Daniela Decaro (Termoli Libera), Marcella Stumpo (Termoli bene comune) e Andrea Montesanto (Costruire democrazia).

37 AL VOTO IN SICILIA, SI ELEGGE ANCHE NUOVO SINDACO CALTANISSETTA

Negli stessi giorni in cui gli italiani votano per il rinnovo del Parlamento europeo (sabato 8, dalle 15 alle 23, e domenica 9 giugno, dalle 7 alle 23), 37 Comuni siciliani sono chiamati a rinnovare i propri organi amministrativi. In otto città vige il sistema proporzionale, mentre nelle restanti 29 il sistema di attribuzione dei seggi è maggioritario. Caltanissetta è l’unico capoluogo coinvolto nelle elezioni amministrative. Sono cinque i candidati che aspirano alla fascia tricolore. Tra questi l’uscente Roberto Gambino, sostenuto da Movimento 5 Stelle, Gambino sindaco e Libertà, che ricalca il nome del simbolo scelto da Cateno De Luca e Sud chiama Nord per le europee. Sette gli schieramenti per Walter Calogero Tesauro (Noi moderati, Riprendiamo il cammino, Lega-Unione di centro, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Azzurri per Caltanissetta e Dc), altrettanti per Annalisa Maria Petitto (CL Tutta la vita, Orgoglio Nisseno, Caltanissetta futura e democratica, Insieme, Fare centro, Ora e Avanti Caltanissetta). Infine, Angelo Failla corre per Nuova Italia e Ignazio Antonio Riggi per Forza del popolo. Per la provincia di Palermo sono interessati: Bagheria, Bompietro, Borgetto, Cinisi, Corleone, Monreale, Palazzo Adriano, Roccamena, San Mauro Castelverde. Per quella di Agrigento: Alessandria della Rocca, Caltabellotta, Campobello di Licata, Naro, Racalmuto, Sant’Elisabetta. Per il Nisseno: Caltanissetta, Gela e Sommatino. Per la provincia di Catania: Aci Castello, Motta Sant’Anastasia, Ragalna, Zafferana Etnea. Per Messina: Brolo, Condrò, Falcone, Forza D’Agrò, Leni, Longi, Mandanici, Oliveri, Rometta, Spadafora. Per Siracusa il solo comune di Pachino.
Per la provincia di Trapani i comuni di: Castelvetrano, Mazara del Vallo, Salaparuta e Salemi. Nessun comune al voto nelle province di Enna e Ragusa.

132 AL VOTO IN CALABRIA, SFIDA ANCHE A VIBO VALENTIA

Le elezioni amministrative in programma l’8 e il 9 giugno, in concomitanza con le europee, interessano 132 comuni della Calabria, e non 135 come inizialmente previsto. Ci sono tre località, infatti, dove non è stata presentata alcuna lista. Non essendoci candidati alla carica di sindaco, quindi, risulta tutto rinviato alla prossima tornata elettorale. I Comuni in questione sono quello di Melissa, 3.200 abitanti nel Crotonese, dove nel novembre dello scorso anno è stato disposto l’accesso antimafia, di San Lorenzo, duemila residenti nel Reggino, retto da un commissario prefettizio, e di San Luca, 3.400 abitanti sull’Aspromonte, tristemente noto per una faida di ndrangheta che si è conclusa con la strage di Duisburg, dove anche il primo cittadino uscente ha deciso di gettare la spugna, rinunciando al bis.
Tra i Comuni al voto, quattro superano i 15mila residenti, ed è quindi possibile un secondo turno. Si tratta di Corigliano-Rossano, Montalto Uffugo, Gioia Tauro, e di Vibo Valentia, una delle 29 città capoluogo chiamata a eleggere il nuovo sindaco. Qui, sono in quattro ad ambire la fascia tricolore. Per il centrodestra Roberto Serafino Cosentino, sostenuto dalle liste Fratelli d’Italia, Forza Italia, Forza Vibo, Indipendenza!, Oltre e Vibo unica, per il centrosinistra Vincenzo Francesco Romeo, appoggiato da Partito democratico, Movimento 5 stelle, Liberamente progressisti – Alleanza Verdi-Sinistra e Centro studi Progetto Vibo. Cinque le liste per il centrista Francesco Muzzopappa, cha ha convinto sia Azione che Italia Viva, oltre a Insieme al centro – Noi Moderati – Unione di centro, Cuore vibonese una città libera e Identità territoriale. A sfidare i tre Marcella Murabito di Rifondazione comunista.

ELECTION DAY SARDEGNA, CAGLIARI E SASSARI AL VOTO

Meno due giorni in Sardegna all’atteso “election day” per le amministrative accorpate alle europee. Nell’isola per il voto dell’8 e 9 giugno sono attesi alle urne 27 Comuni, ma i fari della politica sono puntati naturalmente su Cagliari e Sassari. Nel capoluogo regionale i candidati sindaco sono cinque, con 20 liste in campo. Il centrodestra punta su Alessandra Zedda, ex azzurra ora in quota Lega, mentre per il ‘campo largo’ il portabandiera è Massimo Zedda dei Progressisti, già sindaco per due mandati. Outsider della competizione Giuseppe Farris con la sua lista ‘Civica 2024’, l’ex deputata del M5s Emanuela Corda, ora candidata di Alternativa, e Claudia Ortu di Potere al popolo con la lista ‘Cagliari Popolare’.
Cinque candidati in lizza anche a Sassari, dove le liste sono 24. Nel capoluogo turritano il centrosinistra punta su Giuseppe Mascia, segretario provinciale del Pd, mentre il centrodestra ‘tradizionale’ a trazione Fdi candida il rettore dell’Università Gavino Mariotti. Sempre nell’area del centrodestra è ascrivibile la candidatura di Nicola Lucchi, assessore comunale uscente, sostenuto da sei liste civiche, mentre a sinistra c’è l’altro civico Mariano Brianda, ex magistrato. Ultimo candidato civico Giuseppe Palopoli con la sua lista ‘Sassari svegliati’.

LE REGIONALI IN PIEMONTE

Sempre l’8 e 9 giugno, i piemontesi saranno chiamati a votare per le elezioni Regionali. A contendersi il ruolo di presidente sono in cinque: Alberto Cirio, presidente uscente della Regione (che stando ai sondaggi potrebbe essere riconfermato), vicesegretario di Forza Italia sostenuto dal centrodestra; Gianna Pentenero del Pd, ex assessora al Comune di Torino; Sarah Disabato, in corsa per il Movimento 5 Stelle; l’avvocato Alberto Costanzo per Libertà e Francesca Frediani per Piemonte Popolare. Oltre al presidente, verranno rinnovati anche i consigli regionali: le prossime elezioni, avverranno secondo le nuove regole stabilite dalla legge elettorale approvata nel 2023. Dei cinquanta consiglieri, almeno quaranta (l’80%) saranno eletti con il sistema proporzionale, mentre i rimanenti (10) con il sistema maggioritario. Alla coalizione vincente andrà anche il premio di maggioranza che le farà ottenere il 55% dei seggi in Consiglio regionale.

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