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Hamas apre al piano Usa per il cessate il fuoco. Egitto: “Ora serve la risposta di Israele”

Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha riferito il giudizio positivo del movimento palestinese alla proposta di accordo promossa dagli Usa. Ma per l'ok di Israele la strada è in salita

Pubblicato:03-06-2024 12:29
Ultimo aggiornamento:03-06-2024 18:22

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ROMA – Si fanno concreti passi avanti per fermare la tragedia in corso a Gaza, dopo la ripresa dei negoziati sotto la spinta degli Stati uniti e dell’impegno in prima linea del presidente Joe Biden. Il movimento palestinese Hamas infatti si è detto disponibile ad accettare la proposta di pace delineata dal presidente americano Joe Biden nei giorni scorsi: lo ha confermato il ministro degli Affari Esteri egiziano, Sameh Shoukry.
Stando alla stampa regionale, Shoukry ha riferito che il gruppo “vede positivamente” il piano, in tre fasi, della durata di nove mesi, chiarendo: “Ora aspettiamo la risposta di Israele”. I leader, che avevano già accettato un accordo il 6 maggio scorso, hanno tuttavia chiesto garanzie tramite la mediazione di Egitto e Qatar, affinché Israele rispetti “il cessate il fuoco pieno e totale” una volta liberati tutti gli ostaggi israeliani. Uno dei nodi riguarda il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia.

GOVERNO ISRAELIANO SPACCATO DALL’ULTIMATUM DI DUE MINISTRI: “PRONTI A USCIRE”

Gli Stati Uniti intanto stanno moltiplicando gli sforzi diplomatici per convincere gli esponenti del governo israeliano ad accettare l’accordo. L’ultimo intervento è del segretario di Stato americano, Antony Blinken, che ha esortato il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz e il ministro della Difesa Yoav Gallant a “discutere il piano”. Compito non facile: ieri, Gallant, insieme al ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ha chiarito che se l’intesa verrà accettata, entrambi i ministri sono pronti a uscire dalla coalizione di governo guidata dal premier Benjamin Netanyahu, determinando così la caduta dell’esecutivo. Quanto a Gantz, la stampa israeliana stamani ricorda che il leader del Partito di unità nazionale aveva indicato l’8 giugno come suo ultimatum a Netanyahu, minacciando a sua volta di lasciare la coalizione di governo se il capo del governo non avesse presentato un “piano per il dopo Hamas” a Gaza, che comprendesse un accordo “americano-europeo-arabo-palestinese” come alternativa al governo di Hamas, il ritorno di tutti gli ostaggi israeliani e degli sfollati dal nord al confine con il Libano, e l’adozione di uno “schema” per promuovere l’aumento dell’arruolamento di esponenti ebrei della comunità haredi, ossia i cittadini ebrei ultraortodossi, nell’esercito.
Netanyahu aveva respinto in blocco tali richieste. Ma dato che la proposta americana non è troppo lontana da questa, non è chiaro cosa Gantz deciderà di fare. Ieri, come evidenzia il Times of Israel, il deputato ha rifiutato di parlare con i media.


PROSEGUONO I BOMBARDAMENTI A RAFAH E NEL CAMPO PROFUGHI DI NUSEIRAT

Intanto, la notte scorsa Israele ha bombardato ancora Rafah, città densamente popolata nel sud della Striscia. L’agenzia palestinese Wafa ha riferito di 12 civili uccisi, tra cui tre bambini. Altre dieci vittime dei raid israeliani si registrano nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della regione palestinese. A causa dei bombardamenti e dell’assenza di aiuti umanitari, le autorità di Jabalia a Beit Hanoon hanno invece proclamato queste località settentrionali “aree disastrate”.

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