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Zerocalcare tra gli attivisti del parco don Bosco a Bologna: “La società che vorrei”

Il fumettista romano ha dato il il suo sostegno alle proteste pro Gaza degli studenti dell'Alma Mater: "Non si può chiudere gli occhi davanti a un massacro"

Pubblicato:21-05-2024 15:26
Ultimo aggiornamento:21-05-2024 17:50
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zerocalcare don bosco
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BOLOGNA – “Al di là della difesa del verde e degli alberi, l’idea che le cose si manutengono, si restaurano, si mettono a nuovo, anziché buttare giù tutto e ricostruire cose nuove, e poi si ripianta dopo, è una dinamica che mi sembra corretta”. Per questo la lotta contro la demolizione delle scuole Besta all’interno del parco don Bosco di Bologna “risponde al tipo di società che vorrei e nella direzione in cui vorrei andare, piuttosto che, appunto, progetti che dall’alto poi spazzano via tutto”. A parlare è Michele Rech in arte Zerocalcare, che questa mattina ha incontrato gli attivisti all’interno del parco, che gli hanno raccontato tutte le tappe della vicenda che ha portato al presidio permanente e come sta proseguendo la battaglia con l’amministrazione comunale, a cui il comitato ha appunto proposto una ristrutturazione dell’edificio già esistente piuttosto che la sua ricostruzione ex novo. E anche della diatriba con l”altro’ comitato, favorevole invece al progetto.

“Mi hanno invitato proprio per raccontarmi questa vertenza qua, che mi sembra cogliere un sacco di punti che sono importanti in generale per le nostre città, per vedere che modello di città e di società abbiamo in testa in generale- spiega il fumettista- il fatto che ci siano comunque delle collettività che dicono che vogliono voce in capitolo e che ‘questo è il quartiere in cui viviamo, vogliamo gestirlo in un modo o in un altro’, mi sembra da premiare in qualche modo”. Il tutto in una città, Bologna, dove “tante esperienze di autogestione e di partecipazione sono state asfaltate negli ultimi anni e hanno trasformato Bologna in una città da quella che era una fucina culturale che veniva guardata da tutta Italia, dove la gente ci veniva anche a trarre ispirazione in qualcosa di molto più arido e molto più simile a un modello standard che ormai sta dappertutto”. Rech ha anche firmato la petizione contro la demolizione delle scuole Besta, promettendo agli attivisti che sarebbe tornato. “Io faccio fumetti, non ho nessuna influenza su niente e su nessuno- premette- ma se c’è modo anche di fare qualcosa qua per continuare a parlarne, io sono contento”.

ZEROCALCARE: SOSTEGNO A PROTESTE PRO-GAZA STUDENTI ALMA MATER

Zerocalcare si è espresso anche sulle proteste dei collettivi universitari, che oggi sono intervenuti nel corso del Senato accademico dell’Università di Bologna per chiedere lo stop ai progetti di ricerca correlati a Israele o ad aziende che sviluppano tecnologie belliche, facendo seguito a mesi di mobilitazione con tanto di ‘acampada’ di tende in piazza Scaravilli. Il fatto che la popolazione studentesca metta in discussione gli accordi con le Università israeliane “mi sembra la cosa più normale del mondo”, e che in altre situazioni “come quella a sostegno del popolo curdo” la richiesta di interruzione dei rapporti commerciali, sportivi, culturali e delle partnership con lo Stato turco “non ha mai ricevuto quel tipo di accoglienza, come invece succede adesso con un Paese che oggettivamente sta commettendo dei crimini di guerra”, ha detto. Verso la loro battaglia “c’è il mio sostegno nella misura in cui viene raccontata una forma di oscurantismo da tante parti, ma in realtà è quello che viene chiesto, più o meno sempre”.


Per il fumettista romano, “che ci siano delle pressioni che passano anche per la rottura, tanto più nella ricerca, di alcune di queste cose che vanno anche a ricercare cose per uso militare, e che gli studenti mettano in discussione questi accordi mi sembra la cosa più normale del mondo”. Più in generale, in merito al conflitto in Medio Oriente, “per formazione mia penso sempre che l’Europa abbia un rapporto molto complesso con Israele, per responsabilità storiche evidenti, anche prima della Seconda guerra mondiale, durante la Shoah e anche nell’antisemitismo che poi non è mai veramente finito, eccetera. Quindi io capisco la complessità di certi discorsi”. Questo però “non può evidentemente diventare un alibi per chiudere gli occhi davanti a un massacro di proporzioni storiche di cui in qualche modo ci verrà chiesto conto”. Nel momento in cui pezzi di popolazione, “come gli studenti nel loro ambito, altri altrove, si fanno carico di questa responsabilità, le istituzioni devono quanto meno ascoltarli”, conclude Zerocalcare.

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