NEWS:

VIDEO | Africa vuol dire giovani e innovazione: chiamata al Sistema-Italia

L'Italia Africa Business Week con Cdp e Cna sollecitano il dibattito sull'imprenditoria afrodiscendente, ponte coi 54 paesi del continente

Pubblicato:18-03-2024 18:04
Ultimo aggiornamento:18-03-2024 18:04

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Parlare di innovazione significa parlare di giovani, e dal momento che l’Africa è il continente con la crescita demografica più forte, il tema diventa cruciale non solo per garantire sviluppo per i suoi 54 Paesi ma anche per la crescita globale. È quanto è emerso dall’evento ‘Dare forza agli imprenditori afro-italiani: Conferenza su bisogni, aspettative e sfide’, promossa a Roma dal forum Italia Africa Business Week, in collaborazione con la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna), con Cassa depositi e prestiti (Cdp) e con l’associazione Le Reseau.

“La pandemia di Covid ha inferto un duro colpo all’economia africana, ciò nondimeno in quel periodo le startup hanno raccolto la cifra record di 3,5 miliardi di dollari di fondi” ha evidenziato Abu Abdelmahdi, amministratore delegato e fondatore di Oxyera (startup che fornisce servizi in ambito farmaceutico e medicale), nonché co-fondatore di Business Angels Club Genova, per evidenziare il potenziale del settore.
“Il continente- ha continuato il manager- conta oggi 500 startup innovative, oltre 600 hub tecnologici tra Sudafrica, Egitto, Kenya e Nigeria. In questo quadro, i giovani imprenditori afro-italiani hanno un grande ruolo nel riposizionamento dell’Italia in Africa perché conoscono il tessuto socio-culturale e quindi possono massimizzare le filiere”. Per questo, ha concluso Abdelmahdi, la strada vincente è “fornire nuovi canali di finanziamento e supporto” lungo tutte “le fasi di progettazione, sia alle startup in Africa che in Italia” promuovendo “attività di networking“.

GLI AFROITALIANI AMBASCIATORI DELL’AFRICA OLTRE LO STEREOTIPO DELLA POVERTÀ

Qui interviene “il ruolo delle diaspore in Italia”, ha evidenziato Mehret Tewolde, amministratrice delegata di Italia Africa Business Week. “Dobbiamo uscire dalla mentalità dell’Africa povera, e ci riusciamo se raccontiamo i processi che stanno avvenendo” ha sottolineato la ceo: “Primo, vanno comunicati quali sono gli attori che hanno i fondi e la necessità di investire in determinati settori”. Al contempo, secondo Tewolde, “va data visibilità agli imprenditori innovatori”. L’amministratrice delegata ha spiegato: “Penso per esempio ai nuovi modelli di riciclo in Ghana, Paese che raccoglie indumenti invenduti dalle imprese di tutto il mondo, che propongono di riusare e riadattare queste risorse – nonché al lavoro delle imprenditrici donne”. Secondo Tewolde, “il dinamismo africano è dirompente”.


OLTRE 2MILA GLI IMPRENDITORI AFRODISCENDENTI PARTE DI CNA

“Da tempo crediamo che si possa sviluppare il rapporto tra Italia e Africa, a partire dalla diaspora africana in Italia” ha dichiarato all’agenzia Dire Antonio Franceschini, responsabile ufficio Promozione e mercato internazionale di Cna. “Oltre 2mila imprenditori afrodiscendenti fanno già parte di Cna, che è attiva con tanti progetti di cooperazione anche grazie all’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e Ice”. Ancora Franceschini: “Crediamo anche molto al nuovo strumento che il governo sta delineando, il Piano Mattei per l’Africa, sperando che il mondo delle pmi dell’artigianato possano dare un contributo attraverso il supporto dalle istituzioni”. I settori di collaborazione più interessanti, secondo il responsabile, sono “meccanica agricola, trasformazione alimentare, catena del freddo, design, arredo e moda – la Cna da tempo collabora con la Mozambique Fashion Week – ma le opportunità dai 54 Paesi sono tante” e quindi si deve orientare gli imprenditori “in ottica di diversificazione”. Opportunità e strategia che sono però in parte frenate da ostacoli, ha sottolineato Franceschini: “Per superarli lavoriamo a iniziative di diffusione della conoscenza dell’Africa, per andare oltre pregiudizi, fornendo un’immagine corretta del continente africano di oggi”.

AIUTARE LE DONNE PER CREARE SVILUPPO: IL CASO DEL MOZAMBICO

A proposito di “catena del freddo” interviene l’esperienza di Sonia Paulo Mavunja, imprenditrice originaria del Mozambico, da 20 anni in Italia e fondatrice delle startup Mozacome e Sapataria Italia. La prima è attiva nel settore dell’agribusiness, mentre la seconda è inserita nel mondo dell’abbigliamento: “Mi occupo di agribusiness- spiega alla Dire- e aiuto le donne del mio Paese, il Mozambico, a commercializzare i loro prodotti: per loro è problematico portare i prodotti a Maputo, la capitale, inoltre d’è la sfida di garantire la catena del freddo con cui conservare i prodotti alimentari”.

Il Mozambico, paese ricco di carbone, gas naturale, titanio e pietre preziose è tra i Paesi con l’economia più in affanno del continente africano. Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) stima intorno al 60% il tasso di povertà. Nell’indice di sviluppo umano risulta al 185esimo posto su 191 Paesi, mentre secondo la Banca mondiale solo il 4% delle donne in età lavorativa ha un impiego. In quest’ottica Mavunja evidenzia la necessità di sostenere le piccole agricoltrici: Convinta che per l’imprenditoria italiana le opportunità siano “moltissime”, Mavunja suggerisce: “Servono investimenti che sostengano le donne a creare un mezzo di sostentamento per la loro famiglia: da parte loro volontà ed energia ci sono”. In totale l’imprenditrice sostiene “20 donne, e se le moltiplichiamo per le 5 o 6 persone che in media fanno parte della loro famiglia, ci rendiamo conto di quale impatto potrebbe avere un intervento del genere”.

LOBASSO (FARNESINA): AFRICA SIA FABBRICA DEL MONDO

“Il continente africano può diventare un centro manifatturiero per tutto il mondo” ma questo avverrà solo quando saranno garantite “inclusione e giustizia”, che in Italia, dove la presenza delle diaspore dimostra l’esistenza di “identità multiple”, passa per “confronto e dialogo intensi”. Ne è convinto Fabrizio Lobasso, vicedirettore generale per la Promozione dell’Italia e direttore principale per l’Internazionalizzazione economica del Maeci.

LA PIATTAFORMA BUSINESS MATCHING PER CONNETTERE AZIENDE E INVESTITORI

“Cdp cerca un maggiore coinvolgimento delle imprese” ha assicurato Laurent Franciosi, responsabile Sviluppo mercati internazionali di Cdp. “Per questo abbiamo aperto vari uffici all’estero, come quelli in Kenya e Marocco: vogliamo essere sempre più vicini ai progetti di cooperazione”. Inoltre Cdp “ha creato una piattaforma chiamata ‘Business matching'” (disponibile al link https://businessmatching.cdp.it/).
La piattaforma connette le imprese italiane con aziende estere dei principali mercati internazionali. Riccardo Honorati Bianchi, responsabile Supporto iniziative Sistema Paese di Cdp nonché coordinatore di Business Matching, ha aggiunto: “Tale piattaforma, creata in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), ha l’obiettivo di facilitare la comunicazione tra imprenditori e imprese di diversi Paesi”, offrendo anche “servizi multilingue”. Sono tanti i settori in cui si possono declinare progetti, investimenti e attività di business, a partire dai “cambiamento climatici”, ha ribadito Franciosi. “Rappresentano tra le sfide più urgenti per l’Africa perché sono tra le cause delle migrazioni, nonché una minaccia al Pil dei Paesi africani. Ma la chiave è nell’innovazione“. Bisogna quindi intervenine “limitando le criticità”, ha sottolineato il responsabile di Cdp, attraverso “cooperazione e sviluppo” anche partendo “dall’imprenditoria femminile”.

“IL PIANO MATTEI? MALE CHE NON ABBIA LE DIASPORE IN CABINA DI REGIA”

“Ci sono tanti imprenditori della diaspora che fanno tanto, e sarebbe un peccato se non venisse valorizzato il potenziale che questi giovani afroitaliani portano all’Italia e al continente africano. Per questo resta un peccato il fatto che nella cabina di regia non sia presente la diaspora africana. Rappresenta un grosso problema. Non si riesce a far capire in cosa consista. È fondamentale una migliore relazione e l’umiltà di ascoltare le posizioni degli africani”. Così all’agenzia Dire Bertrand Mani Ndongbou, presidente del Coordinamento italiano delle diaspore nella cooperazione internazionale (Cipci), intervistato a margine dell’evento.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy