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Sei tentati suicidi al centro per i migranti di Ponte Galeria. Blitz della senatrice Cucchi

Cucchi si è recata nel Cie assieme ai senatori Walter Verini (Pd) e Ivan Scalfarotto (Iv) proprio per verificare la situazione nel centro dopo aver appreso della notizia

Pubblicato:06-03-2024 13:09
Ultimo aggiornamento:06-03-2024 14:00

senatori al cie di ponte galeria
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ROMA – “Sono stata contattata ieri dai familiari di una vittima di suicidio. Abbiamo così scoperto che in pochi giorni ci sono stati sei tentati suicidi nel Cie di Ponte Galeria“. È quanto ha fatto sapere la senatrice di Avs, Ilaria Cucchi, poco fa, al termine di una visita a sorpresa nel Centro di identificazione ed espulsione di Roma.

senatori al cie di ponte galeria

Cucchi si è recata nel Cie assieme ai senatori Walter Verini (Pd) e Ivan Scalfarotto (Iv) proprio per verificare la situazione nel centro dopo aver appreso della notizia, divulgata per la prima volta quest’oggi, di sei tentativi di suicidio in pochi giorni nella grande struttura di detenzione di Roma sud. “Questo Cpr, come tutti gli altri- ha detto ancora Cucchi- è un luogo terribile. Solo entrando qui dentro e guardando con i propri occhi quello che succede si può spiegare il perchè di sei tentati suicidi. Gente che arriva a rischiare la propria vita pur di scappare da questi lager”.

La senatrice sui social ha scritto: “Avete mai ricevuto la telefonata di una madre che racconta di come suo figlio ha provato a farla finita? A me è successo, più volte. L’ultima nella giornata di oggi, perché un ragazzo si è impiccato a Ponte Galeria. Il Cpr in cui poche settimane fa si era tolto la vita Ousmane Sylla. Il ragazzo non è morto, per fortuna. Ora si trova in ospedale: questa è l‘unica notizia che abbiamo, dopo che è passato più di un giorno dall‘accaduto. Per questo, ho chiamato il centro, dove mi ha risposto un agente. Provate a indovinare che cosa mi ha detto. Ovviamente, sul ragazzo non sapeva niente. Ma non è tutto. Mi ha risposto che negli ultimi giorni ci sono stati diversi tentativi di suicidio. Le storie, neanche a dirlo, sono quelle che ormai conosciamo benissimo. Ragazzi svuotati della loro vitalità dagli psicofarmaci, ragazzi che non riescono a vedere la fine della tortura che li opprime. Perché di questo si tratta. Tutto questo riguarda persone come noi, che solo per l’essere nate in un Paese diverso, vengono ogni giorno private dei loro diritti. Governo, non ne possono più, non ne possiamo più. Vorrei dire alla madre che mi ha chiamato che mi dispiace infinitamente per suo figlio e che abbiamo fatto tutto il possibile per salvarlo. E invece l’Italia ha cercato in ogni modo di avvolgergli il collo“.


SCALFAROTTO: “IL CIE DI PONTE GALERIA È PEGGIO DI UN CARCERE”

“Noi ne abbiamo visitate tante di carceri e possiamo dire che questo Cie è peggio di un carcere”. Così il senatore Ivan Scalfarotto (Iv) al termine della visita a sorpresa al Cie di Ponte Galeria effettuata questa mattina con la senatrice Ilaria Cucchi (Avs) e il senatore Walter Verini (Pd).
“Ci sono stanze inguardabili- ha aggiunto- con materassi fatiscenti a terra e bagni privi di qualsiasi standard di umanità, senza nemmeno l’acqua calda. Qui dentro, poi, si ozia e basta, non c’è nulla da fare. Non ci sono laboratori ne cose simili e le persone stanno qui dentro senza speranza e senza aver commesso specifici reati, se non essere degli irregolari”.

VERINI AL CIE DI PONTE GALERIA: “RIPRENDERE BATTAGLIA PER CHIUSURA”

“E’ stata un angoscia visitare questo Cie. Non ho altre parole. Qui dentro ci sono persone, molte scappate dalla fame, dalle guerre o dalle persecuzioni, che magari da irregolari lavoravano qui in nero, che non hanno commesso reati. Un vera vergogna per un Paese democratico e civile che segna un vero fallimento delle politiche di questo Governo. Dobbiamo riprendere la battaglia per la loro chiusura”. Così il senatore Walter Verini (Pd), al termine della visita a sorpresa al Cie di Ponte Galeria effettuata questa mattina con la senatrice Ilaria Cucchi (Avs) e il senatore Ivan Scalfarotto (Iv).

“Nel Cie di Ponte Galeria non c’è più nemmeno una moschea. Le persone qui dentro non hanno momenti per socializzare o per ascoltare musica e hanno difficoltà a leggere i libri in italiano. In questo momento non hanno nemmeno un telefono per comunicare con i loro familiari”.

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