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Riecco Michelangelo Antonioni a Ferrara, il nuovo museo apre domani

Progetto a cura di Dominique Païni, già direttore della Cinémathèque française, è stato sviluppato su input di Vittorio Sgarbi e con la moglie del maestro, Enrica Fico Antonioni, dal servizio Musei d'arte del Comune e dalla Fondazione Ferrara Arte.

Pubblicato:31-05-2024 16:36
Ultimo aggiornamento:31-05-2024 16:36

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FERRARA – Ferrara prova a riconciliarsi con Michelangelo Antonioni, dopo quasi 30 anni di ‘dibattito’ intorno al progetto del museo dedicato. Dopo la prima apertura dello spazio espositivo in via Ercole I d’Este nel 1995 (l’anno in cui il maestro tornò nella sua città dopo aver ricevuto l’Oscar alla carriera), chiuso nel 2006, è cominciato uno stallo scosso solo dalla mostra a Palazzo dei Diamanti, nel 2013, e dagli slanci su un altro possibile museo a Palazzo Massari, più sul cinema in generale. Adesso, la giunta Fabbri cerca di mantenere le promesse, di questi anni, e annuncia da domani, 1 giugno, l’apertura dello “Spazio Antonioni”. Viene descritto come un “nuovissimo museo” che “propone al grande pubblico e agli appassionati un viaggio nell’universo intellettuale e creativo di uno dei padri della cinematografia moderna”.
Spazio Antonioni, che invita “a riscoprire l’originalità e l’attualità” dell’opera del regista, è un progetto a cura di Dominique Païni, già direttore della Cinémathèque française, ed è stato sviluppato su input di Vittorio Sgarbi e in sinergia con la moglie del maestro, Enrica Fico Antonioni, dal servizio Musei d’arte del Comune e dalla Fondazione Ferrara Arte. Strutturato su due piani ridisegnati, dell’ex padiglione d’arte contemporanea dello stesso Palazzo Massari, lo Spazio Antonioni ospita una selezione del fondo di oggetti e documenti che il regista e la moglie hanno affidato al Comune.
Se l’archivio Antonioni conta oltre 47.000 pezzi, infatti, “l’idea portante- spiegano in amministrazione comunale- è quella di creare un museo vivo, un luogo di formazione e di scoperta, dove esplorare le preziose testimonianze del lavoro di Antonioni e approfondire i molteplici nessi con artisti, registi, intellettuali che l’hanno ispirato o che continuano a trarre nutrimento dal maestro”.

DAL NEOREALISMO ALLA TRILOGIA CON MONICA VITTI, MA NON SOLO

Il percorso museale si sviluppa cronologicamente ripercorrendo le stagioni del cinema di Antonioni, lungo tutto il secondo Novecento: dagli esordi nell’ambito del neorealismo al superamento di questa stagione con i film di cui è protagonista Lucia Bosè, fino alla “trilogia della modernità” legata a Monica Vitti (L’avventura, L’eclisse, La notte), quindi l’avvento del colore ne Il deserto rosso, e poi “la conquista del West” con le pellicole angloamericane testimoni dell’esplosione della cultura pop e hippy – Blow Up e Zabriskie Point -, e l’evasione africana in Professione: reporter, per concludere con “il ritorno in Italia” e le opere che recuperano il legame con le radici.
Un capitolo a parte è riservato alla produzione pittorica del regista e agli spettacolari paesaggi onirici delle Montagne incantate. Infine, un ampio spazio polivalente è dedicato a rassegne, incontri, esposizioni dossier nello spirito del dialogo tra le arti. Il progetto architettonico, firmato dallo studio internazionale Alvisi Kirimoto, in coordinamento con la progettazione esecutiva e direzione dei lavori del Servizio Beni Monumentali del Comune, prevede quindi “un percorso espositivo chiaro, fluido e dinamico che ricorda uno dei piani sequenza” di Antonioni, il suo marchio di fabbrica.


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