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Giada Zanola, Veltri (D.i.Re): “Narrazione sbagliata, così non riusciremo a combattere il femminicidio”

La presidente alla Dire: "Il contesto sociale e politico che viviamo alimenta questa lettura giustificativa del fenomeno femminicidio che va alla ricerca dei perché"

Pubblicato:31-05-2024 13:46
Ultimo aggiornamento:31-05-2024 13:46
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giada zanola
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ROMA –  “Ha perso la testa per le nozze annullate”, “aveva paura di non vedere più il figlio”. Si rincorrono titoli di questo tenore di molte testate nazionali sulla morte di Giada Zanola, la 34enne lanciata dal cavalcavia sull’A4 dal compagno Andrea Favero a Padova, falciata da un tir.

Nei primissimi momenti poteva sembrare un suicidio ma le prime affermazioni dell’uomo hanno portato da subito gli inquirenti a una svolta sul caso. Ancora una volta, però, la rassegna dimostra una narrazione impietosa del femminicidio che non risparmia una sorta di sguardo indulgente a quell’uomo che dovrebbe essere chiamato assassino e che diventa invece colui che ha il black-out, che perde la testa per la delusione amorosa, o il padre amorevole che teme di non vedere il figlio. “Si batte un passo indietro su quella che è la narrazione corretta di un femminicidio e della violenza maschile sulle donne. Il contesto sociale e politico che viviamo alimenta questa lettura giustificativa del fenomeno femminicidio che va a pescare in situazioni che precedono il fenomeno, alla ricerca dei perché”. Lo spiega alla Dire la presidente della rete dei cav D.i.Re Antonella Veltri, che individua in questo atteggiamento la costruzione di quell’ immagine del “pover’uomo che ha ammazzato”, e avverte: “Se non si comunica correttamente il fenomeno vuol dire che il Paese è arretrato e che ci sono passi indietro sulla corretta narrazione del femminicidio. Siamo in un momento buio”.

Parliamo di professionisti dell’informazione che di fatto ‘ricalcano’ stereotipi culturali: “Anche la parte avanzata della società che Gramsci definiva ‘avanguardia’- sottolinea Veltri- vive un’arretratezza. O il Paese si sveglia o pagheranno sempre di più le fasce più esposte e deboli. Così il femminicidio non riusciremo a combatterlo“. Dall’inizio dell’anno a oggi sono 15 le donne uccise dai propri compagni ed ex, e tre i minori. Il tema della violenza maschile sulle donne, quando non diventa femminicidio, si traduce spesso, vale la pena ricordarlo, in un’ombra di violenza sui minori: i figli sono spesso costretti a vedere questi padri maltrattanti, magari rischiando la vita come accadde al piccolo di 7 anni ucciso nel 2022 dal padre, Davide Paitoni, che il piccolo per ordine del Tribunale era costretto ad incontrare.


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