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Giada buttata dal cavalcavia, la messinscena di lui: “Non hai nemmeno salutato”

Andrea Favero, accusato della morte di Giada Zanola, le aveva mandato un messaggio al mattino, quando lei era già morta: "Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato". Per gli inquirenti cercava di depistare le indagini

Pubblicato:31-05-2024 11:15
Ultimo aggiornamento:31-05-2024 17:35

giada zanola
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BOLOGNA – Avrebbero dovuto sposarsi il 21 settembre, avevano scelto il posto, ordinato gli anelli e i vestiti e preparato tutto. Ma poi, visto che da tempo non facevano altro che litigare e vivevano da separati in casa, lei aveva deciso di annullare le nozze. E pare che si fosse invaghita di un altro, che lavorava in un distributore di benzina dove anche lei sarebbe dovuta andare a lavorare a breve. Sono alcuni degli elementi che, nell’ultimo periodo, avrebbero contribuito a far crescere la rabbia in Andrea Favero, il camionista di 39 anni che due giorni fa avrebbe ucciso la compagna, Giada Zanola, buttandola giù dal cavalcavia a Vigonza e facendole fare un volo di 15 metri. Non è ancora chiaro se la donna sia stata uccisa prima del volo, in qualche modo, oppure se sia morta straziata dalle automobili e in particolare da un Tir che non è riuscita ad evitare il corpo: oggi l’autopsia cercherà di chiarirlo.

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LITIGI CONTINUI E ANCHE VIOLENZA

Stando alle testimonianze raccolte dai Carabinieri dopo la tragica fine della ragazza, diverse amiche sapevano che Andrea era diventato violento nell’ultimo periodo. La aveva afferrata per il collo e le aveva provocato lividi in diverse occasioni. Alcuni testimoni hanno detto di aver ricevuto da lei fotografie che provavano i maltrattamenti. Anche i vicini di casa hanno confermato i litigi continui, per motivi economici o per questioni legate al bambino. Lei minacciava spesso di portarlo via e Andrea Favero, nella lacunosa e per nulla chiara ricostruzione che ha fatto della sera in cui poi Giada è morta, ha detto che lei “continuava a offenderlo e a ricattarlo” dicendo che “avrebbe portato mio figlio”.


I MESSAGGI FINTI E IL TENTATIVO DI DEPISTAGGIO

Come ricostruisce il Corriere della Sera, lo snodo che ha fatto capire agli inquirenti che Favero era colpevole è il fatto che lui fosse insieme alla donna al cavalcavia, alle 3,.30 di notte, ma che poi sia tornato a casa (dove i Carabinieri l’hanno trovato alle 7.30) lasciandola là. Lui ha sostenuto che lei si sia suicidata, ma ha anche detto di non ricordare nulla di quando lei sia caduta e di avere “un vuoto”. Tra questi racconti contraddittori e i lividi trovati sulle sue braccia (probabilmente per la colluttazione avuta con la donna), i Carabinieri si sono resi conto che l’uomo nascondeva qualcosa e hanno deciso di procedere con il fermo di indiziato di delitto per omicidio aggravato. L’uomo, poi, avrebbe anche cercato di costruirsi un alibi e depistare le indagini, mandando messaggi finti sia a Giada (“Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato“) sia ad un’amica di lei, fingendo di non sapere nulla di cosa le fosse successo e dicendo che gli risultava fosse al lavoro. Una messinscena fatta proprio per discolparsi e allontanare da lui i sospetti.

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