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VIDEO | Comin: “Con l’amnistia riprende la lotta pacifica per l’indipendenza della Catalogna”

"È un giorno che abbiamo aspettato da 7 anni, la lotta per l'indipendenza della Catalogna non si ferma": le parole dell'eurodeputato Toni Comin

Pubblicato:30-05-2024 20:14
Ultimo aggiornamento:31-05-2024 12:49

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ROMA – “La legge sull’amnistia per gli indipendentisti catalani ci rende tutti felici, è un giorno che abbiamo aspettato da 7 anni. Personalmente mi emoziona perché anch’io sono in esilio in Belgio da sette anni come il presidente Puigdemont. Nel 21esimo secolo è dura. Ma ora circa 400 persone beneficeranno della cancellazione dei reati e questo fa bene alle loro famiglie e anche alla democrazia spagnola: abbiamo costretto il governo di Madrid a una rettifica”. Lo dichiara all’agenzia Dire Toni Comin, eurodeputato e vicepresidente del movimento indipendentista Consell per la Republica Catalana, a margine dell’incontro ‘Europa e autodeterminazione dei popoli – Tra Stato di diritto e politiche securitarie’, organizzato dall’associazione Casetta Rossa, nell’VIII municipio di Roma, a cui ha partecipato anche Massimiliano Smeriglio, eurodeputato di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs).

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Nel 2017 Comin era vice del presidente della Catalogna Carles Puigdemont, che ha indetto il referendum per l’indipendenza della regione spagnola da Madrid. Questo ha portato alla proclamazione unilaterale della secessione della Catalogna, quando è scattato il mandato d’arresto che ha costretto vari politici a riparare all’estero. Un processo a carico degli indipendentisti ha prodotto anche diverse condanne. Dopo un accordo tra lo Psoe del premier Sanchez e i partiti catalani, il Congresso oggi ha approvato una legge che cancella i reati commessi dagli indipendentisti dal 2011.


Comin continua: “La Spagna ha messo in atto una repressione durissima, che ha innescato una battaglia penale e costituzionale. Ma nell’Europa del 21esimo secolo non ha senso, è incompatibile con democrazia e stato di diritto e per questo abbiamo obbligato il governo a correggere” tale comportamento. Comin evidenzia poi il beneficio di una “soluzione collettiva”. Ora, assicura il politico, “la lotta per l’indipendenza della Catalogna non si ferma: il nostro obiettivo resta l’autodeterminazione, un diritto che Spagna ed Europa devono riconoscere e rispettare. Oggi si chiude la fase della repressione quindi possiamo tornare a concentrarci su questa battaglia pacifica”.

Il governo del premier Sanchez lo scorso 28 maggio ha riconosciuto lo Stato di Palestina. Questo è un segnale positivo anche per la Catalogna? “Noi sosteniamo la soluzione dei due stati, abbiamo condannato l’attacco di Hamas del 7 ottobre e sosteniamo il cessate il fuoco a Gaza. Ma abbiamo segnalato l’ipocrisia del governo spagnolo che non ha riconosciuto il Kosovo, e non ha usato il concetto dell’autoderminazione né con il Sahara Occidental né con i curdi, o per la Catalogna o i Baschi. Perché questo doppio standard?” si chiede il politico, che conclude: “Come candidato alle prossime elezioni europee, ricordo che la Carta delle Nazioni Unite riconosce il diritto all’autodeterminazione, che vincola l’Europa. Riteniamo allora che l’Ue debba avere un ruolo di mediazione con quegli Stati che non vogliono riconoscere e rispettare tale diritto”.

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