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In Italia le università telematiche hanno più iscritti degli atenei non statali

In Italia, l'11% degli studenti universitari è iscritto a un ateneo telematico: sono più degli iscritti agli atenei non statali. Nelle università "tradizionali" non decolla la didattica a distanza

Pubblicato:29-05-2024 16:04
Ultimo aggiornamento:29-05-2024 16:04

didattica a distanza computer
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MILANO – Gli iscritti alle università telematiche hanno sorpassato quelli delle università non statali e rappresentano l’11% del totale degli universitari in Italia. Non solo: quasi tutte le immatricolazioni in corsi a distanza sono negli atenei telematici (con un peso di oltre il 50% tra gli studenti over 35), e l’età media degli studenti è in calo, passando dai 37 anni del 2010 a una media di 30 anni nel 2022. I dati sono del secondo rapporto del Mheo, il Milan higher education observatory, promosso dall’Università degli studi di Milano in collaborazione con il Cineca, consorzio interuniversitario specializzato in servizi informatici, raccolta e gestione dati, e dalla Deloitte. L’obiettivo dell’indagine è di fornire alcune chiavi di lettura sul fenomeno dell’istruzione terziaria a Milano, in Lombardia e in Italia. La realtà delle università telematiche, in crescita dal 2018, è uno dei punti focali analizzati.

CRESCONO LE UNIVERSITÀ ONLINE, NON LA DIDATTICA A DISTANZA DEGLI ATENEI “TRADIZIONALI”

La presentazione è avvenuta questa mattina nella Sala Napoleonica della Statale, alla presenza del rettore Elio Franzini e della vicesindaca di Milano, Anna Scavuzzo. Una delle novità emerse dal rapporto è la crescita negli ultimi anni delle università telematiche. A dimostrarlo i dati: in Italia, nell’anno accademico 2021-2022 gli iscritti alle telematiche erano l’11% sul totale nazionale, superando così in numero di iscritti le università non statali. Le immatricolazioni a corsi di laurea triennali e ciclo unico sono state 25.133 (il 7,58% del totale nazionale) e gli avvii di carriera magistrale 17.406 (l’11,64% del totale nazionale).
“Non considerare la didattica a distanza, per le università statali e non statali, è un’occasione sprecata- commenta Matteo Turri, docente di Economia aziendale della Statale e responsabile scientifico del Mheo- perché porta a una minor capacità di attrazione degli studenti in un contesto demografico in cui il numero dei diciannovenni è destinato a diminuire e una mancanza di attenzione agli studenti con background scolastico più debole, provenienti da territori svantaggiati e impossibilitati a dedicarsi a tempo pieno allo studio”.

L’IDENTIKIT: ADULTI, CHI HA ABBANDONATO STUDI PRECEDENTI, CHI ESCE DA SUPERIORI “FRAGILI”

Il rapporto ha stilato anche un identikit degli studenti che frequentano i corsi di studi telematici: sono adulti, in prevalenza donne, che cercano una laurea per motivi professionali, studenti provenienti da università statali e non statali che non sono riusciti a concludere in precedenza il proprio percorso di studio e diciannovenni con un background scolastico più fragile.
“Tra le attrattive principali delle università telematiche c’è sicuramente la possibilità di conciliare lavoro e studio ed evitare di spostarsi da casa- aggiunge Turri-. Anche se i dati mostrano che esiste un divario significativo in termini di assicurazione della qualità e nella produzione scientifica tra gli atenei ‘tradizionali’ e telematici”.


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