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Se i giovani di Fratelli d’Italia sono più vecchi dei vecchi, che futuro si costruisce?

Se il cervello resta fermo ad un triste passato ormai morto e sepolto che Paese migliore si potrà mai costruire

Pubblicato:28-06-2024 20:26
Ultimo aggiornamento:28-06-2024 20:30

gioventù meloniana seconda parte
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ROMA – Non entro nello scontro politico nato dall’inchiesta ‘coperta’ di Fanpage su alcuni giovani dirigenti del movimento giovanile di Fratelli d’Italia beccati a pronunciare frasi che richiamano il fascismo e un modo di pensare da stravecchi nostalgici.

La premier Giorgia Meloni è scesa direttamente in campo, chiamando anche il presidente della Repubblica, a pronunciarsi contro un modo di fare informazione che, secondo lei, è più da regime che da paese democratico: “Prendo atto ha detto Meloni- che questa è una nuova frontiera dello scontro politico. Prendo atto che da oggi nello scontro politico è possibile infiltrarsi nei partiti politici e nei sindacati, riprendere segretamente le riunioni e pubblicarle discrezionalmente”.

In altri tempi, ha detto ancora “questi sono i metodi che usavano i regimi: infiltrarsi nei partiti politici”, ha aggiunto Meloni, che ha concluso: “Non è un metodo giornalistico, perché sono stati utilizzati degli investigatori…perché in 75 anni di storia repubblicana nessuno ha ritenuto di infiltrarsi in un partito politico, e riprenderne segretamente le riunioni? È consentito? Lo chiedo ai partiti politici, lo chiedo al Presidente della Repubblica”.


Sulle sue parole si è scatenato il putiferio, con le opposizioni all’attacco in difesa della libertà di stampa. “Trovo molto grave che Fratelli d’Italia e la presidente del Consiglio Meloni abbiano trovato un’altra occasione di fare un attacco frontale alla libertà di stampa anziché affrontare il merito di quello che emerge da quella inchiesta, che dimostra un problema gravissimo nella sua base e nella sua giovanile, di antisemitismo, razzismo, apologia di fascismo” ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein.

Al di là dello scontro politico, e magari sulla convenienza che da tale scontro alla fine si rafforzi un bipolarismo incentrato sui due partiti più forti, a destra e a sinistra, mi sembra assai preoccupante il fatto che  giovani di Fratelli d’Italia alla fine siano più vecchi dei vecchi dirigenti di quel partito.

E se i giovani hanno il cervello fermo ad un triste passato ormai morto e sepolto che futuro migliore si potrà mai costruire e forse avere in questo paese? Tocca alla leader del partito e leader di Governo affrontare subito questo tema: la formazione di una nuova classe dirigente.

Con fermezza e coraggio, selezionare meglio e mettere subito alla porta quanti non saranno all’altezza di costruire un percorso politico nuovo, che pensa in avanti, per una nuova storia. Se non lo farà, alla fine ci sarà sempre il rischio che un video di pochi minuti di un qualche scemo qualunque rovini un lavoro di mesi. E non vale, in questo caso, il richiamo al senso di una ‘comunità’ che si è formata  lottando da sola contro tutti. Perché quella ‘comunità’ ora governa il paese ed ha il dovere, perché ha giurato, di farsi carico degli interessi di tutti i cittadini, anche di quelli che si oppongono.

Il momento è certamente difficile, la partita delle nomine europee non è andata come Meloni voleva, la situazione economica del nostro paese è ancora, con un debito enorme che bisogna far calare per forza e le pochissime risorse che resteranno per fare tutto il resto, che è sempre tanto e urgente.

Ma per la giovane leader di Fratelli d’Italia il tema è il futuro, il futuro di una destra conservatrice di governo, con una classe dirigente di qualità capace di promuovere cultura (di governo) in ogni ambito, sempre in grado di andare oltre, anche quando è in una situazione di minoranza e di opposizione, promuovendo idee e progetti capaci di incidere e di mettere in discussione alleanze in essere o di condizionare gli sviluppi. Se bisogna tornare un po’ indietro e la lezione politica di Pinuccio Tatarella che va riscoperta, farla rivivere oggi soprattutto tra i giovani che si sentono vicini alle idee della conservazione. Anche essere stati all’opposizione, alla fine, è una grande scuola di democrazia.

E quella lezione non andrebbe mai scordata. E dall’opposizione che si apprende il valore delle regole e delle garanzie, l’indispensabile compito di controllo e, quando ci si trova di fronte alle grandi scelte del paese, della necessaria apertura alla partecipazione più ampia.

Ne ho una testimonianza diretta, da giovane cronista, seppur di idee opposte, quando per lavoro ho incrociato Tatarella in Parlamento Incuriosito del mio cognome di origine ‘pugliese’ poi volle sapere più cose:, che studi avevo fatto, se da studente avevo fatto politica e con chi, che libri leggevo, quali film…era curioso, e poi cercava il dialogo, voleva scambiare opinioni senza pregiudizi, e vestendo i panni del giornalista, perché aveva anche questa passione, condivideva anche qualche notizia importante. In un certo senso, anche in quei pochi momenti, mi faceva pensare alla lezione di Gramsci sulla costruzione dell’egemonia culturale superiore a qualsiasi dominio politico statuale.

Anche quando si impegnò da vicepresidente della Bicamerale sulle riforme, a proposito della nuova legge elettorale da inventare, la sua preoccupazione era di trovarne una nella quale ‘ciascuno si possa riconoscere senza veder umiliate le proprie proposte e idee avanzate agli elettori durante la campagna elettorale’. Pensiero lungo, coraggioso, che non si fermava davanti agli ostacoli.

Come a suo tempo raccontò Adolfo Urso sulla nascita di Alleanza Nazionale, la nuova formazione della destra di governo che secondo molti Tatarella voleva alla fine traghettare dentro il Partito popolare europeo. Era il tempo del referendum Segni, che di fatto avrebbe cancellato la destra politica del Movimento sociale italiano dal Parlamento, condannandolo alla ridotta della quota proporzionale. “Tatarella per nulla rassegnato né preoccupato – ricorda Urso- mi bloccò per un braccio alla Camera e mi disse: ‘Adolfo hai letto l’editoriale di Fisichella sulla necessità di un alleanza nazionale? Mi aiuti a costruire questa Alleanza Nazionale?” Per capire il personaggio.

Poi la ricerca della concordia in luogo dello scontro permanente, la cura dei rapporti con gli avversari politici trattati con rispetto, da vero politico astuto che anche così esercitava un suo personale soft-power. Ci vuole coraggio, se non ora quando?

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