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Frigenti (Global Partnership): “Scuola-lavoro, sfida Africa 2050”

Parla la manager dello sviluppo, a Trieste per il G7 Istruzione. Al centro dell'intervista anche l'iniziativa italiana Piano Mattei

Pubblicato:28-06-2024 18:29
Ultimo aggiornamento:28-06-2024 18:29

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ROMA – “Il numero dei giovani africani al di sotto dei 18 anni che entra nel mercato del lavoro raddoppierà di qui al 2050; e il 2050 è domani”. Laura Frigenti, ceo di Global Partnership for Education (Gpe), parla con l’agenzia Dire da Trieste, città sede della ministeriale Istruzione del G7. Lo sguardo è proiettato anche oltre la tre giorni, in corso fino a domani. C’è da prepararsi a un futuro prossimo, già in arrivo; e l’orizzonte abbraccia allo stesso tempo l’Africa, l’Europa e il mondo.

MANAGER DELLO SVILUPPO

Da oltre 30 anni manager della sostenibilità, alla Banca mondiale e poi anche a Roma come prima direttrice dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), Frigenti guida un fondo multilaterale costituito nel 2002 proprio nella cornice del G7. Global Partnership for Education gestisce, cura e indirizza contributi offerti da istituzioni pubbliche e donatori privati, dalla Commissione europea alla Rockefeller Foundation, da Lego a Open Society. L’impegno è garantire il diritto all’istruzione, inteso come leva di cambiamento non solo a livello individuale ma anche e soprattutto sul piano sociale.

I MINISTRI DEL G7 A TRIESTE

A Trieste i ministri del forum delle sette potenze d’Occidente discutono di principi e preparano iniziative. E da queste seconde, nella loro accezione più “concreta”, comincia Frigenti: con riferimento anzitutto alla presidenza italiana del G7 e a uno dei suoi progetti caratterizzanti, il Piano Mattei, centrato sui rapporti con i Paesi dell’Africa. “Uno degli aspetti fondamentali riguarda la transizione dalla scuola al mercato del lavoro” evidenzia Frigenti. “E’ importantissimo che ci siano iniziative concrete per favorire un accesso più facile per i giovani, soprattutto considerando che la quantità di ragazze e ragazzi che ogni anno in Africa si affaccia al mondo degli impieghi e delle professioni raddoppierà di qui al 2050”. I rischi? “Se non ci muoviamo oggi, questo problema che abbiamo con tanti milioni di giovani senza una collocazione nella società alla quale appartengono sarà duplicato o triplicato” risponde la manager: “I problemi diverranno molto più complessi”.


PIANO MATTEI E GLOBAL GATEWAY

Si parla di Piano Mattei e anche di Global Gateway, proposta europea che prevede stanziamenti in Africa fino a un valore di 300 miliardi di euro. Secondo Frigenti, un punto essenziale ha a che fare con la dimensione di genere. “E’ importante ri-enfatizzare la necessità di investire in modo massiccio nell’educazione delle ragazze” sottolinea la manager: “Sono state molto penalizzate dalla pandemia di Covid, private dell’accesso alle scuole in alcuni Paesi anche per tre anni e poi rimaste indietro nei rientri anche rispetto ai ragazzi”. Secondo Frigenti, questa scelta “indica come fosse fragile l’impegno delle famiglie a investire nell’educazione delle famiglie”. Al contrario non c’è un investimento sociale che dà maggior beneficio, sottolinea la ceo: “Le ragazze non solo contribuiscono al mercato del lavoro e alla crescita economica ma fanno le scelte migliori per esempio rispetto al futuro dei figli, mandandoli tutti a scuola; in casa poi promuovono pratiche sanitarie e di nutrizione più corrette”. Il G7 dovrebbe ripartire da qui. Prendendo atto della centralità del diritto all’istruzione, un nodo da sciogliere, con la stessa urgenza che va applicata ad altre crisi globali. Ancora Frigenti: “Sono molto soddisfatta dell’enfasi e dell’attenzione messa dal G7 sull’Africa e in particolare sull’istruzione come fondamento per il progresso accelerato del quale i Paesi del continente necessitano”.

La convinzione, ancora, è che in gioco non ci sono solo diritti individuali. Secondo Frigenti, “bisogna rilanciare la discussione sul fatto che non investire nel settore ha risultati negativi che impattano in maniera trasversale in ciascuna società su prospettive di crescita, stabilizzazione, sviluppo economico e lotta alle disuguaglianze”. E c’è un rischio da scongiurare. “Purtroppo a volte l’educazione è messa in secondo piano rispetto ad altre crisi globali, come le pandemie, la sicurezza alimentare o i cambiamenti climatici” denuncia la ceo. “Si pensa che abbia una dimensione individuale, che limiti solo le possibilità dei singoli”. In gioco, invece, c’è la sostenibilità sociale. Nel mondo e in Africa, il continente dei giovani, con un’età media della popolazione stimata nel 2022 in 18,8 anni. “Servono investimenti massicci, da parte dei Paesi stessi, perché l’educazione deve essere finanziata primariamente da risorse nazionali e domestiche” l’appello di Frigenti. “Per far fare un salto di qualità all’istruzione e perché non si aggravi una doppia dimensione, con Paesi che si preparano alle sfide del futuro e Paesi che fanno ancora alfabeto e tabelline, è però necessario un investimento anche da parte dei governi del Global North“. Ecco: a Trieste, in “side event”, sessioni di approfondimento e faccia a faccia con i ministri, si parla anche al G7.

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