NEWS:

Sepolti e non cremati, indagine sulla necropoli etrusca di Tarquinia

Un team di ricercatori dell'Università Statale di Milano e di Cambridge ha dato una nuova identità a 6 dei 20 scheletri ritrovati. Tra loro, una donna di origini baltiche.

Pubblicato:28-05-2024 16:03
Ultimo aggiornamento:28-05-2024 16:42
Autore:

scavi nella necropoli di Tarquinia
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

MILANO – Sono stati trovati sepolti all’interno della città anziché nella necropoli, inumati e non cremati. Un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università di Cambridge, ha dato una nuova identità a sei dei venti scheletri ritrovati nell’area della Civita di Tarquinia, le cui caratteristiche si differenziano molto dalle abituali sepolture in necropoli. Il progetto Science@Tarquinia- coordinato da Giovanna Bagnasco Gianni, docente di etruscologia della Statale di Milano, direttrice delle ricerche, e da Simon Stoddart, docente dell’Università di Cambridge- ha seguito una metodologia innovativa che coniuga la tradizione umanistica con l’analisi statistica propria della ricerca scientifica.
Lo studio è partito da una serie di domande: perché questi individui sono stati sepolti in un’area sacra della città, quando la cremazione era la pratica funeraria normale nella necropoli? Perché tutti gli scheletri condividevano la stessa pratica di inumazione e commemorazione? C’erano altre caratteristiche che li accomunavano? Tutti questi individui provenivano da Tarquinia? Si trattava di persone locali o straniere? Sono state avviate una serie di ricerche interdisciplinari, archeologiche e naturalistiche, messe in dialogo tra loro.

TRA GLI SCHELETRI ANCHE UNA DONNA PROVENIENTE DALLE ZONE BALTICHE

Ci si è potuti avvalere di una solida cronologia (grazie all’analisi del radiocarbonio integrata dall’indagine archeologica e dall’analisi bayesiana) che ha permesso di agganciare ognuno degli scheletri studiati alle fasi di attività dell’area sacra ricostruite dagli archeologi nel corso del tempo e ampliarne così la portata di significato. A seguire, un’analisi osteologica dettagliata, ottenuta attraverso gli strumenti della scienza forense e della paleopatologia, ha rivelato lo stato di salute degli inumati e la presenza di violenza, distinguendoli nettamente, anche da questo punto di vista, dalle sepolture standard del periodo. Una grande sorpresa è arrivata inoltre dalle analisi sul Dna antico, preservatosi in ben cinque casi su sei, che hanno rilevato la presenza di un individuo femminile proveniente dalle zone baltiche.

INDIVIDUI TRATTATI IN MODO DIVERSO DAL RESTO DELLA COMUNITÀ

Si ha avuto conferma che questi individui sono stati trattati in modo speciale, non solo per le pratiche di sepoltura, ma anche per motivi biologici: sembrano essere stati visibilmente diversi dal resto della comunità, se non altro per quanto riguarda le circostanze di vita e di morte e di conservazione del corpo per perpetuarne la memoria.
“L’eccezionalità di queste sepolture e la loro memorabilità nel complesso monumentale contribuiscono a qualificarli come individui selezionati ai fini dello svolgimento di rituali volti a consolidare il senso di appartenenza della comunità- spiegano Bagnasco Gianni e Stoddart-. Ulteriori ricerche cercheranno di scoprire se questi individui condividono le medesime caratteristiche con gli altri scheletri sepolti del complesso monumentale e in che misura differiscono dalla grande maggioranza della comunità”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy