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Ex Ilva, lavoratori in cassa integrazione: “Vogliamo conoscere il nostro futuro”

I 1600 lavoratori chiedono che si convochi un'assemblea urgente e retribuita entro le due prime settimane di gennaio 2020

Pubblicato:27-12-2019 14:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:47
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BARI – “Visti i numerosi errori del passato che vi hanno reso protagonisti e che ci hanno condotto a una plateale sconfitta della salvaguardia di ogni diritto del lavoratore, chiediamo di invertire la tendenza e di essere, questa volta anche noi protagonisti di eventuali decisioni che riguardano il nostro futuro. Pertanto vi chiediamo che sia convocata un’assemblea urgente e retribuita entro le due prime settimane di gennaio 2020, in una sede pubblica scelta dall’Amministrazione straordinaria con la collaborazione delle segreterie sindacali, alla quale riteniamo necessaria la presenza dei rappresentanti governativi locali e possibilmente quella dei commissari dell’amministrazione straordinaria, per chiarire tanti aspetti della vertenza ancora oggi avvolti in una coltre poco trasparente”.

È quanto chiedono 1600 lavoratori del siderurgico di Taranto che attualmente sono in cassa integrazione in una lettera indirizzata alle segreterie sindacali di Fim, Fiom, Uilm, Usb, Ugl, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Mario Turco e ai commissari dello stabilimento in cui chiedono di sapere ed essere coinvolti sul futuro della fabbrica e della citta’. ”

Gli scriventi – si legge nella lettera – dopo circa 14 mesi di abbandono totale ed estromessi da qualsiasi tipo di confronto o dialogo, tengono a far sentire finalmente la propria voce. Sappiamo che il contratto dei sei settembre dello scorso anno rischia gia’ di decadere e diventa sempre piu’ insistente la volonta’ del Governo di intervenire con un decreto legislativo dal nome Cantiere Taranto, creando ulteriori incertezze e dubbi sui lavoratori, in quanto dalla bozza circolata si evincono condizioni ben diverse da quelle firmate in sede ministeriale lo scorso settembre 2018, il tutto condito da un ennesimo libro dei sogni privo di reali e concrete coperture finanziarie”. Solo “con il dialogo ed il confronto – concludono – si puo’ raggiungere una crescita culturale e lavorativa non con i silenzi e l’indifferenza avuti fino ad adesso“.


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