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Zaia: “Per l’ippica serve una riforma del settore: va rilanciato e modernizzato”

Intervistato da Rolando Luzi, il presidente Zaia ribadisce l'amore per il settore ippico e pensa necessario un rilancio: "Può essere un motore di economia e lavoro, oltre che un immenso serbatoio di passione"

Pubblicato:27-06-2024 20:06
Ultimo aggiornamento:27-06-2024 20:06
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ROMA – Non solo la politica. I cavalli sono un’altra grande passione per il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Ne è tornato a parlare con Rolando Luzi, ex manager di scuderia per l’attività agonistica del campionissimo Varenne. Luzi è anche l’ideatore e conduttore storico della prima trasmissione ippica a 360° ‘NoProblem…Ippica’, dove il presidente Zaia per rapporti professionali e umani e per l’amore per il cavallo è sempre intervenuto volentieri. Luzi segue sempre il settore con grande attenzione e passione e grazie anche alle continue collaborazioni con l’ippodromo di Montegiorgio e Salvatore Mattii, in particolar modo per ‘Il Palio dei Comuni’ appuntamento imperdibile per gli amanti del trotto, ha fatto a Zaia alcune domande sul momento difficile della nostra ippica nazionale, entrando anche nel tecnico per cercare di promuovere in maniera costruttiva alcune idee e proposte per il settore ippico dove il cavallo è l’assoluto protagonista. L’Italia purtroppo è rimasta molto indietro in confronto ad altre Nazioni, dove l’ippica è sport nazionale e porta risorse, posti di lavoro e molti sviluppi importanti economici nel settore scommesse e commerciale.

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Presidente Zaia lei è da sempre vicino al mondo ippico e grande amatore del cavallo. Il settore, anche se a fatica, sta in piedi ancora grazie a una sua legge. Appena nominato ministro dell’Agricoltura ha ascoltato tutti i rappresentanti delle categorie per oltre dieci giorni e tutt’oggi il settore si ricorda con affetto e stima di lei.


“Mi fa piacere sentirglielo dire, ma ritengo di avere fatto solo il mio dovere di ministro. Quando arrivai al Dicastero la situazione dell’ippica era già grave e il mio fu un tentativo di gettare le basi per avviare a risoluzione i molti problemi che trovai aperti. Ad un certo punto del cammino fui chiamato a governare, con grande orgoglio, la mia regione, il Veneto, ma, seppur senza particolari competenze, ho continuato a interessarmi di un settore che, oltre ad essere una forma di spettacolo sportivo e di valorizzazione di un animale formidabile come il cavallo, è anche fonte di economie positive e di posti di lavoro. Non le nascondo che, da appassionato, sono un po’ dispiaciuto per come stanno andando le cose“.

I risultati dell’ippica italiana parlano da soli, a fronte di allevatori, proprietari e professionisti di eccellenza che fanno cavalli eccezionali che vincono in Italia ed all’estero, la gestione pubblica da parte del Masaf ad oggi mostra ancora alcune difficoltà. Non pensa che sia ora di liberare le energie migliori del settore con una riforma del sistema?

“Sicuramente il settore ha necessità di una riforma improntata al rilancio e alla modernizzazione, anche perché l’ippica detiene una sorta di record: allevatori, cavalli, cavalieri e drivers continuano a ottenere risultati sportivi eccezionali sui campi di tutto il mondo. Abbiamo linee di sangue prestigiose, basti pensare all’incredibile numero di figli di Varenne che negli anni hanno avuto carriere al top e vinto gruppi uno a grappolo; abbiamo una scuola allevatoria di prima categoria; fantini e drivers che non temono confronti a livello mondiale; un grande movimento di appassionati come i gentlemen drivers nel trotto e i gentlemen riders nel galoppo. Tutta gente con una passione talmente grande che finisce inevitabilmente per comprare uno o due cavalli, alimentando anche l’aspetto economico. A questo panorama ancora di grande fermento, si affianca purtroppo un decadimento dell’organizzazione ippica, un impoverimento dei premi a traguardo e una crisi degli ippodromi che ha portato a molte dolorose chiusure. Una dicotomia difficilmente spiegabile”.

L’abolizione degli Enti tecnici del trotto e del galoppo si e’ dimostrata sbagliata, con una grande perdita di competenza nelle scelte gestionali. Secondo lei e’ possibile poterli ripristinare? E come si può fare?

“Questo aspetto deve essere uno di quelli prioritari per chiunque decida di mettere mano a un rilancio del settore. Diciamo, per essere onesti, che gli Enti tecnici avrebbero potuto fare meglio, tipo più ippica e meno politica. Io sono per basare la futura gestione dell’ippica sulla professionalità, la managerialità, la conoscenza anche degli aspetti più reconditi del movimento. Che si tratti di ripristino degli Enti tecnici o di altra soluzione non sta a me dirlo. Dico invece che ogni settore della vita economica italiana deve essere improntato alla managerialità e alla competenza”.

La gestione Adm delle scommesse ippiche ha ridotto a lumicino le entrate dirette per l’ippica, non pensa che si debba guardare ai modelli di successo come il Pmu in Francia?

“La Francia fa scuola e non da ieri. E’ però una realtà molto diversa, e migliore aggiungo io, della nostra. Nel Paese transalpino l’ippica è uno degli sport nazionali, le strutture di allenamento e ricovero dei cavalli non potrebbero essere migliori, negli ippodromi, come Vincennes e Grosbois gli spettatori accorrono a decine di migliaia. E il gioco sul totalizzatore nazionale non è da meno. Credo che seguire l’esempio transalpino potrebbe essere una scelta positiva, ma anche in questo caso non sta a me indicare questa o quella soluzione. Di una cosa però sono convinto: prendere come spunto un sistema di successo, con gli inevitabili aggiustamenti, non è mai sbagliato”.

Il Regolamento delle corse ippiche e’ vecchio e superato, non pensa sia importante adeguarlo ed allinearlo ai modelli di successo stranieri?

“E’ uno degli aspetti da riformare che dovrà toccare a chi è profondamente addentro al settore. Da appassionato, mi permetto di segnalare la necessità di un maggior ‘rispetto’ dei cavalli, sia nella frequenza degli impegni, sia nella gestione in corsa. Non vi nascondo che uno degli esempi che mi piacciono di più è quello di Jessica Pompa, che corre sempre senza nemmeno portare con sé il frustino. E poi c’è la grande madre di tutte le battaglie che è la lotta al doping, che cambia subdolamente le carte in tavola rispetto al reale valore tecnico e atletico dei cavalli e che nuoce alla salute dei soggetti che ne vengono sottoposti. Bisogna essere impietosi”.

I tempi dei pagamenti per il settore in Europa sono veloci in Italia siamo arrivati ad oltre 9 mesi, in questo modo un settore non può andare avanti… Ogni giorno il cavallo ha bisogno di cure, ogni giorno uomini lavorano con impegno e forza e passione.

“Nessuna azienda che riceva con così gravi ritardi il pagamento per il suo lavoro può stare sul mercato. Non può far fronte alle spese quotidiane né, tanto meno, programmare alcun tipo di investimento. Il problema va quindi risolto nei tempi più brevi possibile. Ma anche in questo caso va cambiato l’approccio all’intero settore, che non è una nicchia per pochi, ma un motore di economia e lavoro, oltre che un immenso serbatoio di passione“.

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