NEWS:

Cancro al seno, il 18 ottobre ‘RosaRemo’ vola a Boston

L'importanza del canottaggio nella lotta alla neoplasia

Pubblicato:25-06-2024 17:42
Ultimo aggiornamento:25-06-2024 18:15

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – ‘RosaRemo Asd’ ancora una volta protagonista della diffusione della cultura del canottaggio per la guarigione e la riconquista del benessere dopo il cancro al seno, insieme a ‘Survivor Rowing Network’ con l’obiettivo di portare conoscenza e programmi di salute in tutto il mondo.
Dal cuore di Roma, presso il Circolo Canottieri Aniene, ‘RosaRemo Asd’ ha presentato ‘Voliamo a Boston’, ambizioso progetto che prevede la partecipazione, il prossimo 18 ottobre, di un equipaggio di 8 donne che hanno avuto un tumore al seno alla prestigiosa gara ‘Head of the Charles’, l’evento di canottaggio più grande del mondo, a cui prenderanno parte 11.000 concorrenti e 400.000 spettatori provenienti da tutto il mondo.


L’evento si è svolto alla presenza di numerosi esponenti delle istituzioni, che hanno espresso entusiasmo e sostegno alla squadra di RosaRemo, pronta ad attraversare l’Oceano per portare la presenza italiana del canottaggio sociale e dell’impiego delle terapie integrate nella lotta al cancro.


Tra loro il presidente del Coni, Giovanni Malagò, la consigliera della regione Lazio, Edy Palazzi, il presidente della Federazione Italiana Canottaggio, Giuseppe Abbagnale, il presidente del Circolo Canottieri Aniene, Massimo Fabbricini, insieme al dirigente sportivo Andrea Pagnoli, il rettore dell’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico’, Attilio Parisi, Maria Franca Mulas della Asl Roma 1 e Maria Alessandra Mirri, direttore della Breast Unit della Asl Roma 1.


IL COLLEGAMENTO CON BETH KOHL

Particolarmente emozionante il collegamento in diretta dagli Usa con la presidente della ‘Survivor Rowing Network’, Beth Kohl. Contestualmente, infatti, RosaRemo si inserisce in Italia nella rete ‘Survivor Rowing Network’, composta da 25 realtà internazionali e con base negli Stati Uniti, che persegue la missione di creare opportunità e facilitazione all’accesso alla pratica del canottaggio per chi ha attraversato la malattia oncologica.


“‘RosaRemo vola a Boston’- dichiara all’agenzia Dire la presidente di RosaRemo, Simona Lavazza– è un progetto che porta un gruppo di donne a fare questa importantissima e famosissima regata ma, in realtà, è un percorso di salute che ci porta a questa competizione attraverso un percorso con medici oncologici, medici sportivi e medici nutrizionisti“.

Simona Lavazza


“Riprendere in mano il proprio tempo, la gestione della fisicità- ha proseguito- è importantissimo. Il canottaggio si presta davvero molto a questo come terapia psicofisica e, soprattutto, è ormai provato che non si tratta solo di cura ma anche di prevenzione”.

Gli allenatori

GLI ALLENATORI

Michele Zacchilli e Nicolò De Sangro sono i due allenatori del team femminile. “La difficoltà maggiore, ma anche quella più sfidante- raccontano- è quella di cercare di venire incontro alle esigenze di queste donne, perché la loro vita generale è complessa. Ecco perché dobbiamo cercare di integrare le complessità con l’allenamento nel miglior modo possibile. Però con tutte loro ci divertiamo molto ed è un piacere allenarsi con questo gruppo, un fatto che ci dà grandissima soddisfazione”.

L’IMPORTANZA DELLE BREAST UNIT

A Boston andrà anche la dottoressa Maria Alessandra Mirri, direttore della Breast Unit della Asl Roma 1. “Le Breast Unit- tiene a evidenziare- sono unità multidisciplinari integrate e multiprofessionali, formate dunque da fisioterapisti, infermieri ed esperti che si prendono cura delle persone affette da tumore al seno. È importante che le Breast Unit abbiano un alto volume di attività, almeno 150 primi interventi l’anno, e che vi sia la discussione multidisciplinare di tutti i casi, un arricchimento e una decisione migliore del percorso che viene offerto alla paziente”.

Maria Alessandra Mirri


“L’altro elemento fondante delle Breast Unit- precisa Mirri- sono le associazioni di volontariato, formate da ex pazienti o da persone che hanno tempo da dedicare a queste donne con grande energia. Oggi sappiamo che il tumore al seno è aumentato di incidenza, e questo grazie alla prevenzione ma anche al miglioramento della terapia medica radioterapica e chirurgica, ma si è abbassata l’età delle pazienti: circa il 41% delle nuove pazienti affette da tumore al seno ha, infatti, meno di 50 anni. Ecco, dunque, che il personale della Breast Unit deve offrire non solo la migliore terapia, ma anche una qualità di vita”.

LE TERAPIE INTEGRATE E IL RUOLO DELLO SPORT

“E vicino alla terapia oncologica vera e propria- dice ancora- sono nate già da molti anni in America e poi sono state portate anche in Italia le cosiddette ‘terapie integrate’, metodiche non mediche che non sostituiscono assolutamente le terapie oncologiche. Si tratta infatti di metodiche, dalla meditazione allo yoga fino alla musicoterapia, al Tai-Chi e allo sport, che uniscono corpo e mente. Questo perché la donna che ha avuto un tumore al seno cambia sicuramente nel proprio essere e deve ritrovare se stessa”.
Lo sport- conclude Mirri- è proprio una delle più importanti terapie integrate, perché riesce a curare non solo il corpo ma anche la mente ed è importantissimo per diminuire gli effetti collaterali. Tra gli sport abbiamo scelto il canottaggio, che nasce in Canada negli anni ’50 come arma contro i tumori al seno. Il canottaggio ha un movimento completo, che fa lavorare le gambe, la schiena, il dorso e le braccia ma è anche fare squadra: tu fai parte di una squadra e, purtroppo, il cancro ti getta in un vero e proprio isolamento. Il canottaggio è un’arma per poter tornare alla vita, una vita sociale, una vita quasi normale“.


“Il futuro è luminoso per tutti noi- il messaggio lanciato dalle partecipanti al termine dell’evento- e, cosa più importante, aiuterà a cambiare la vita dei malati di cancro sopravvissuti che trovano luce, vita e una forte comunità attraverso il canottaggio”.

Maria Franca Mulas

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


California Consumer Privacy Act (CCPA) Opt-Out IconLe tue preferenze relative alla privacy