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In Russia tornano la ‘pugnalata alla schiena’ del 1917 e l’incubo Rostov

Rostov era già stata una spina nel fianco del potere russo, dopo la "pugnalata alla schiena" rievocata oggi da Putin

Pubblicato:24-06-2023 15:03
Ultimo aggiornamento:24-06-2023 15:03

anton denkin_wagner
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ROMA – Prima di divenire base operativa di Evghenij Prigozhin, il capo di Wagner, la città di Rostov sul Don era stata la “capitale” dei generali controrivoluzionari, i “bianchi” che provarono a rovesciare il governo dei bolscevichi dopo quell’anno maledetto, il 1917, evocato oggi dal presidente russo Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione.

Stando a fonti concordanti, nel centro urbano sulla riva destra del fiume Don, prossimo al mare di Azov e a poche decine di chilometri dal confine con l’Ucraina, hanno preso posizione da ieri sera blindati e mezzi corazzati di Wagner, un gruppo paramilitare che sostiene di poter contare su almeno 25mila uomini. E da Rostov starebbe muovendo ora quella “marcia di giustizia” invocata da Prigozhin, l'”ex cuoco di Putin” che sfida il capo dello Stato, presentandosi come “patriota” e denunciandone i “gravi errori”, commessi insieme con il ministro della Difesa Sergej Shoigu.

Oggi nella città sul Don sono state segnalate esplosioni. Wagner sostiene di essere in controllo della regione ma notizie dell’ultim’ora danno in avvicinamento reparti al comando di Ahmad Kadyrov, presidente della Cecenia sostenitore di Putin.


Rostov era già stata una spina nel fianco del potere russo, dopo la “pugnalata alla schiena” rievocata oggi da Putin. “Le azioni che dividono il nostro Paese sono un tradimento del nostro popolo e dei nostri fratelli che combattono al fronte” ha detto il presidente. “Questa è una pugnalata alla schiena al nostro Paese e al nostro popolo”. Nel discorso in tv anche il riferimento all’anno della rivoluzione bolscevica, che aveva segnato la fine dell’impero zarista. “Quello inferto nel 1917 fu un colpo grave, mentre la Russia combatteva nella Prima guerra mondiale: rubò al nostro Paese la vittoria”.

Rostov sul Don fu occupata dai controrivoluzionari nel gennaio 1918, all’inizio del conflitto civile che fu combattuto fino al 1920. A guidare i “bianchi” e la cosiddetta Armata dei volontari fu in un primo tempo Mikhail Alekseev, un ex comandante zarista, e poi il generale Anton Denikin. Un momento di svolta fu la vittoria dei bolscevichi guidati da Lev Trotsky presso Orel, a circa 400 chilometri da Mosca. Denikin ripiegò a Rostov e poi fuggì in esilio, in Francia, da dove continuò ad opporsi al nuovo potere sovietico senza successo. A Rostov sul Don e in Crimea gli succedette il barone Piotr Wrangel, costretto a fuggire dalla penisola nel 1920, dirigendosi prima a Costantinopoli e poi in Serbia.

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