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A Cuneo nascerà il primo ospedale per i ricci

I ricci sono animali considerati sentinella dello stato di salute di un ecosistema, in quanto a stretto contatto con il suolo, territoriali e insettivori

Pubblicato:23-06-2023 12:02
Ultimo aggiornamento:23-06-2023 12:02

riccio
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ROMA – L’edizione estiva del Riccio Day, che si svolgerà a Novello (Cuneo) domenica 2 luglio dalle ore 10 alle 18, quest’anno ha un significato e una finalità particolari: l’evento è infatti il primo atto di una campagna di sensibilizzazione per la tutela dei ricci sulle strade e nei nostri giardini e tutto il ricavato ottenuto sarà utilizzato per costruire le fondamenta del primo pronto soccorso e ospedale per ricci d’Europa.

Il Centro Ricci ‘La Ninnaha infatti iniziato, già dai primi mesi del 2023, a pensare al futuro, un futuro molto vicino in cui il Centro si trasformerà in una realtà in grado di ricoverare un numero di ricci ancora più grande di quello attuale (circa 400), partendo dall’acquisto delle attrezzature per gli esami del sangue, il laser, le ecografie e le lastre. Ora è necessario costruire le sale dell’ambulatorio in cui si potranno operare i ricci, recuperare più spazi per gli animali ricoverati e attuare ricerche scientifiche in collaborazione con le maggiori università italiane ed Europee. Al contempo, verranno illustrati i primi risultati della ricerca che il Centro Ricci La Ninna ha avviato con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino (progetto coordinato dalla docente Maria Teresa Capucchio).

I RICCI COME SENTINELLE DELLO STATO DI SALUTE DELL’ECOSISTEMA

I ricci sono animali considerati sentinella dello stato di salute di un ecosistema, in quanto a stretto contatto con il suolo, territoriali e insettivori. Il rapido declino di questa specie che, nella sua forma attuale, vive sul pianeta da circa 15 milioni di anni è sintomatico del grado di devastazione che la razza umana sta causando al pianeta. I ricci hanno subìto un calo numerico di ben il 70% in Europa, in soli 20 anni. I dati rilevati in Inghilterra sono ancora più impressionanti; secondo una stima fatta dagli anni settanta ad oggi, gli esemplari presenti sul territorio sarebbero scesi da 30 milioni a meno di ottocentomila.


“Se non faremo nulla per fermare il declino di questa specie, i ricci si estingueranno in 10-20 anni“, spiega Massimo Vacchetta, medico veterinario che dirige il Centro Ricci La Ninna. “Se sono ad un passo dall’estinzione animali così comuni, i prossimi saremo noi, perché siamo – a tutti gli effetti – ad un passo dalla sesta estinzione di massa. Il nostro dovere è proteggerli, perché dalla salute dei ricci dipende anche la nostra sopravvivenza”, aggiunge Vacchetta.
Per documentare i numeri di questa emergenza, il Centro Ricci di Novello (Cuneo) ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino (DSV) per indagare le cause di ricovero e morte dei ricci. La ricerca presto includerà altre università italiane (Teramo, Bari, Milano) ed europee.

Il progetto, coordinato dalla professoressa Maria Teresa Capucchio, cercherà di mettere a punto i parametri del profilo metabolico ematico di questi piccoli mammiferi e indagherà gli agenti infettivi e parassitari che possono essere veicolati e potenzialmente pericolosi per i ricci e l’ambiente. Si cercherà, inoltre, di capire se, a seguito di periodi di ospedalizzazione di almeno 10-15 giorni, i ricci possono sviluppare resistenza agli antibiotici o modificare il proprio microbiota intestinale.
Saranno presi in considerazione i ricci ricoverati e deceduti presso il Centro Animali Non Convenzionali (C.A.N.C.) del DSV e quelli del Centro Recupero Ricci ‘La Ninna’.
I dati preliminari sinora disponibili sono stati ottenuti esaminando i soggetti deceduti presso il C.A.N.C. da gennaio 2018 a luglio 2022 e quelli deceduti nel Centro “La Ninna” nel 2022. Un totale di 160 ricci è stato sinora incluso nello studio.

I risultati sono in accordo con la letteratura, che considera i traumi, la debilitazione e le malattie infettive come le principali ragioni di ricovero dei ricci. I traumi rappresentano una delle cause più comuni di mortalità nei ricci e nella maggior parte dei casi sono legati all’uomo.
Le malattie infettive (batteriche o parassitarie) che colpiscono principalmente i polmoni o il tratto gastrointestinale sono un’altra importante causa di morte. Sono stati rilevati frequentemente vermi polmonari, ma sono necessari ulteriori studi al fine di comprendere l’ecobiologia di questi parassiti e la patogenesi delle loro lesioni. L’aumento della presenza di malattie parassitarie potrebbe dipendere dal cambiamento climatico e/o dalla distruzione dell’habitat dei ricci da parte dell’uomo: la mancanza delle prede di cui solitamente si ciba il riccio, spinge questa specie a nutrirsi di prede inconsuete, spesso ospiti di parassiti potenzialmente letali.

IL RUOLO DEGLI AGENTI INFETTIVI NELLA MORTALITA’ DEI RICCI

Sono in corso indagini istologiche e microbiologiche per verificare il potenziale ruolo degli agenti infettivi nel causare la mortalità dei ricci e nel contribuire al declino della loro popolazione.
“Credo che la collaborazione tra i due centri permetterà di conoscere le cause di morte e malattia dei ricci del Piemonte al fine di poter attuare misure di profilassi adeguate. È importante lavorare ora per evitare che questi piccoli mammiferi essenziali nell’ecosistema, possano arrivare all’estinzione con conseguenze molto gravi per l’ambiente che ci circonda. Conoscere meglio gli agenti infettivi e/o infestivi eventualmente veicolati è altrettanto essenziale per monitorare la circolazione degli agenti biologici nell’ambiente ed i potenziali rischi per le altre specie viventi in un’ottica One Health”, spiega Maria Teresa Capucchio, docente del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. “È inoltre molto importante valutare l’impatto dell’ospedalizzazione sul microbiota intestinale e sullo sviluppo di antibioticoresistenze per capire quanto l’antropizzazione possa determinarne modifiche/insorgenze potenzialmente dannose per la salute animale e l’equilibrio dell’ecosistema”, aggiunge Capucchio.

COME RICONOSCERE UN RICCIO IN DIFFICOLTA’

  • Un riccio che pesa indicativamente sotto i 300 grammi a ottobre, 400 grammi a novembre e 500 grammi a dicembre deve essere raccolto e portato a un centro di recupero.
  • Un riccio trovato a vagare di giorno è sempre da recuperare e soccorrere (è un animale notturno e se si trova in giro nelle ore diurne è perché non sta bene)
  • I ricci trovati a bordo strada, se feriti (controllare se si appallottola, se perde sangue dal naso o ha perdite ematiche sul corpo) sono da portare immediatamente a un centro di recupero: hanno bisogno di un soccorso immediato.

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