ANGHIARI (AREZZO) Partono di corsa verso la salita, che ha la rimarchevole pendenza del 13%, ma intanto puntano gli avversari li strattonano, li spintonano, li buttano a terra li mandano “fuori strada”, pur di arrivare primi al traguardo, 1.440 metri più avanti. L’anno scorso si è anche sfiorata la rissa. C’è chi l’ha definita la ‘corsa più pazza del mondo’, è una specie di gara di resistenza alle botte (e al caldo) ma in realtà si chiama Palio della Vittoria, ed è una rievocazione storica della Battaglia di Anghiari, che si tenne il 29 giugno 1440 (da qui i 1440 metri da percorrere). A fronteggiarsi allora furono una coalizione con a capo Firenze e Milano, e vide prevalere l’alleanza della città del Giglio. Così, ogni 29 giugno, il borgo celebra la ricorrenza con la corsa, chiamando diversi Comuni, tra cui appunto Milano e Firenze, a mandare i suoi corridori per partecipare alla gara.
Quella del 2024 è l’edizione del ventennale e vedrà concorrere 20 Comuni con poco meno di un centinaio di corridori che, al calar del sole, si posizioneranno alla partenza, guardandosi in cagnesco, e allo sparo (con una pistola d’epoca) si strapperanno di dosso le pettorine col simbolo del loro Comune e si daranno battaglia. Già, perché le pettorine sono obbligatorie finché non parti, ma poi diventano un facile appiglio per gli altri per aggrapparsi. Tant’è che i corridori si ungono per essere più difficili da acchiappare. Intanto, mentre tutto il paese si veste di bandiere bicolore (giallo e rosso e bianco e blu) che rappresentano Anghiari vecchio e Anghiari nuovo, in piazza ci sono i corteI storici, i musici, gli sbandieratori dei Comuni partecipanti e si rievocano quei fatti. Dopo l’arrivo al traguardo, come una specie di terzo tempo, per rasserenare gli animi di chi se le è date di santa ragione, c’è una grande cena sulle mura medievali del paese. Un paese che tra il Palio e la Scampanata, non lesina follie
Foto di Marcello Piomboni
Tornando alla storia, proprio sulla celeberrima battaglia ironizzò Niccolò Machiavelli scrivendo che durò poco e l‘unico che morì, è perché cadde da cavallo “Ed in tanta rotta e in sì lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò”. Se sia vero o no che quello scontro del 1440 non fu cruento, fu comunque strategico per la lotta di potere tra Milano e Firenze (che aveva con sé Venezia e Stato Pontificio), tanto che nel 1503 Leonardo da Vinci fu chiamato ad affrescare una sala di Palazzo Vecchio a Firenze con la Battaglia di Anghiari, mentre Michelangelo a fare lo stesso nella parete di fronte con la Battaglia di Cascina. Un’altra battaglia tra grandi. Tant’è però che il Buonarroti realizzò solo i cartoni della sua, mentre quella di Leonardo, seppur realizzata, non si trova e si è guadagnata il nome di battaglia scomparsa. Ma questa è un’altra storia.
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