ROMA – È stato un incidente. Il pullman precipitato dal cavalcavia lo scorso 3 ottobre provocando la morte di 22 persone e il ferimento di 15 non è uscito di strada per un malore dell’autista. A renderlo noto è stato il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi, ora che la fase delle perizie si è conclusa.
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L’autista, Alberto Rizzotto, 40 anni, anche lui scomparso nell’incidente, non avrebbe potuto fare nulla di più di quello che ha fatto: la causa dello sbandamento è da cercare nella rottura di un perno destro e del giunto che collegava lo sterzo del bus. Inoltre, le barriere stradali sarebbero state troppo vecchie e maltenute e non avrebbero potuto contenere il mezzo che pesava 13 tonnellate. Bus che, così, ha fatto un volo di ben 15 metri.
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Il guardrail indiziato, infatti, è stato definito da Cherchi “ormai vecchio e ammalorato, privo di manutenzione”. Resta da stabilire “il nesso di casualità tra la rottura dello sterzo e lo stato delle barriere” e come abbia fatto a rompersi il perno dopo solo un anno di vita. L’indagine, quindi, non è chiusa.
Nell’inchiesta sono quattro gli indagati: tre sono funzionari del Comune di Venezia e l’amministratore delegato di La Linea, l’azienda di autotrasporto.
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