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Ciampino, tutti con le ‘antenne dritte’: che fine ha fatto il piano?

Il comitato ciampinese denuncia l'immobilismo delle istituzioni

Pubblicato:21-05-2024 11:51
Ultimo aggiornamento:21-05-2024 11:51
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ROMA – A Ciampino il piano antenne ‘non s’ha da fare’: un progetto giace in un cassetto, i cittadini ne sanno poco e niente e mentre l’amministrazione valuta il da farsi, il comitato No Antenne ad aprile si è sciolto.

Ma facciamo un passo indietro. Il mandato di elaborare un piano era stato affidato dalla precedente consiliatura di destra alla società Leganet che lo aveva elaborato per il triennio 2024-2026.

Poi tra commissariamento e la nuova Giunta della sindaca Colella tutto si è fermato. Perchè?


Qualcosa in quel piano non andava?

I cittadini del Comitato denunciano il mancato coinvolgimento della popolazione, come invece è accaduto a Castel Gandolfo o a Cerveteri con ottimi risultati. Tant’è che il Comitato spontaneo di cittadini ‘No antenne’ ad aprile scriveva: “L’esperienza del Comitato No Antenna Ciampino insegna che la partecipazione è ben accetta solo se riguarda ambiti dove non ruotano portatori di interessi economici perché su quei tavoli, qualora partecipassero i cittadini, chi amministra sarebbe costretto a dimostrare da che parte sta”.

Le preoccupazioni sulle antenne e la salute pubblica sono molte: chi misura davvero le emissioni? L’ostacolo più grande per i Comuni è che se è vero che hanno potere di emanare dei regolamenti (legge 36 del 2001), è vero anche che la rete è ormai equiparata a una infrastruttura primaria come voluto dal governo Conte, che la rete la voleva persino mettere in Costituzione. I Comuni, in sostanza, non possono dire no.

“I campi elettromagnetici sono tra i problemi più grandi di salute ai Castelli- spiega alla Dire Riccardo Ricci, responsabile della ditta Praeet (Piano di Riassetto Analitico delle Emissioni Elettromagnetiche Territoriali Progetto Etico per la tutela della salute e dell’ambiente)- Montecavo ha accumulato 300 antenne nel corso degli anni di radio e tv.

La legge 36 del 2001 dà la possibilità ai Comuni di fare il piano antenne: regolamenti e tavole che permettono di minimizzare i rischi dei campi elettromagnetici. Si sono alzati i furbi- denuncia- che hanno detto ‘mettiamo più antenne per minimizzare. E’ la famosa – furbata (ndr) – della densificazione, spinta da aziende sponsorizzate dai gestori, e mesi fa inoltre è avvenuto un raddoppio delle emissioni da 6 a 15 volt metro. Questo governo ha raddoppiato”.

Certo “in Europa il limite è di 61 volt metro, ma quello che conta- sottolinea- è averlo il più basso possibile”.

Secondo Ricci il rischio più grande del regolamento fatto da Leganet per Ciampino starebbe nel “conflitto d’interesse” dell’azienda, perchè “pubblicizzano sul sito la collaborazione con A2F, ditta che installa le antenne. Chi si preoccuperebbe di minimizzare?”.

“I ragazzi del Comitato ciampinese- continua Ricci- si sono sentiti sfiduciati, non sono mai stati ascoltati”. Quanto alle responsabilità delle Istituzioni locali secondo Ricci “la maggior parte dei sindaci non ne sa nulla, sono assessori, capi uffici tecnici a giocare ‘sporco’”.

Ma una politica in cui i cittadini siano coinvolti si può fare: “Ho lavorato ad Albano nel 2001 con la giunta di centrodestra: c’era un problema a Santa Palomba con un’antenna accesa nel 2002 e ne volevano un’altra ad Albano, il palo era già su. Abbiamo lavorato con cittadini e Comitati. La nostra azienda diventa di fatto uno scudo etico. Fermata un’antenna a Marino e un’altra a Monteporzio. Ad Albano poi quattro anni fa è stato fatto un bando, ridotto il costo e ha vinto l’azienda che ha fatto il costo più basso”.

La borsa dei Comuni, d’altronde, è sempre vuota e allora: ripariamo la buca o facciamo il Piano antenne? E’ la battuta a cui ha risposto con una scelta netta la sindaca di Cerveteri, Elena Maria Gubetti. “Abbiamo costruito un percorso partecipato che ci ha portato alla stesura del piano e alla creazione del piano antenne in cui sono presenti i Comitati dei cittadini per la difesa alla salute.

Lo studio del Piano antenne è stato fatto per rispondere alla legge regionale del 2022, ma la legge prevede che sia partecipato. Ad esempio la legge regionale prevede di favorire l’utilizzo condiviso del traliccio per diminuire l’impatto: cosa che i gestori non vogliono fare; così come preferiscono pagare 20mila euro l’anno al privato che 300 euro al pubblico, e hanno meno controlli.

Ad oggi stiamo negando alcune richieste: devono andare nei punti previsti dal Piano. La legge dice che ci sono luoghi sensibili, mentre sulle emissioni- ammette la sindaca- è difficile fare un vero monitoraggio”.

A Ciampino intanto tutto tace: il piano antenne, a quanto apprende la Dire, sarebbe fermo alla valutazione dell’amministrazione comunale rispetto al precedente affidamento a Leganet che ha redatto il progetto. Uno scrupolo di salute pubblica?

Dal piano di Leganet sono cambiate le amministrazioni, c’è una sindaca e nuovi dirigenti e possono sentire anche altri, dicono alcune persone vicine all’azienda che intanto sarà stata pagata per il lavoro svolto?

Ma non basta non mettere antenne davanti a una scuola pubblica per sensibilità, serve vigilare sulle emissioni. “Gli studi- conclude Ricci- ci stanno portando a conclusione: i campi elettromagnetici fanno male e vanno utilizzati il meno possibile”.

Per la salute di una bambino elettrosensibile un giudice ha diramato una sentenza per staccare il wifi (a Firenze nel 2019) e intanto Praeet organizza campiscuola in cui adolescenti e giovani stanno senza cellulari: “All’inizio vanno fuori di testa, poi fanno i volontari e imparano ad essere utili alla società”.

Qui siamo addirittura alla prevenzione di una tossicità digitale che condiziona fortemente la vita dei giovani.

“Immobilismo- ha denunciato il comitato ciampinese No antenne- reso ancor più grave alla luce della decisione governativa di innalzare i limiti di irradiazione delle onde elettromagnetiche da 6 a 16 V/m”.

La salute è la preoccupazione più grande per i ciampinesi, già colpiti da fonti inquinanti fortissime tra traffico urbano, anello del Gra, aerei sulla testa e forse lo scongiurato pericolo degli autodemolitori: “Il principio di precauzione tanto decantato in pandemia- aggiunge Ricci- ben strano che non valga più sulle antenne da installare”. Si potrebbe ripartire da quanto si legge sul sito dell’Istituto superiore di sanità: “L’effettiva entità del rischio sanitario non è nota”.

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