Scamacca: “Ero un attaccabrighe, a scuola ho sempre fatto casini. Volevo essere Ibra”

L'intervista a El Mundo per lanciare Italia-Spagna. "Un giorno ho tagliato l'elettricità a tutta la scuola, a 16 anni me ne sono andato in Olanda"

ROMA – “Era difficile non finire in certi ambienti. Grazie al calcio non mi sono smarrito”. Saranno i tatuaggi, la sua storia da borgataro, il pungiglione che fa tanto paura alla Spagna che stasera si gioca con molta enfasi un pezzo di potere europeo con la sua nemesi, l’Italia. Sarà che le storie sono quelle che poi alla fine restano, che El Mundo ha scelto lui per lanciare il big match degli Europei. E infatti scrive il giornale spagnolo che “per radiografare Scamacca bisogna tornare alla periferia romana e all’origine della fama di attaccabrighe che, a detta dello stesso giocatore, ha da quando aveva 16 anni”.

“A scuola ho sempre fatto casini. Un giorno ho tagliato l’elettricità in tutto l’edificio”, racconta. All’età di 16 anni la Roma lo ha ceduto al PSV per 270.000 euro. “L’Olanda è una scuola di calcio. È stata una decisione coraggiosa di cui non mi pento”. ” Se facevo un colpo di tacco mi chiedevano se volevo imitare Ibrahimovic. Mi vedevano strano. E non capivo che per andare a prendere un gelato da loro dovevo dirlo dieci giorni prima”.

“Guardavo i video di Ibrahimovic e pensavo che fossimo simili. Mi piaceva la sua audacia e in campo mi trasformo e sono capace di tutto”.

Scamacca ha ripudiato l’asse nonno-padre. Scrive El Mundo: “Suo nonno era stato arrestato per aver minacciato con un coltello i clienti del bar e suo padre per aver distrutto con una spranga di ferro diverse auto di dirigenti della Roma a Trigoria”. “Vedo molto poco mio padre. La mia famiglia è composta solo da mia madre e mia sorella”, dice lui.