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VIDEO | Mentana sulla morte del giovane bracciante: “Ecco il Paese che siamo diventati”

"Di questi episodi ne succederanno altri domani nel silenzio, nell'indifferenza, nell'inconsapevolezza generale"

Pubblicato:19-06-2024 23:10
Ultimo aggiornamento:20-06-2024 13:04

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ROMA – Enrico Mentana, durante l’edizione del TgLa7 delle 20, ha fatto il punto sulla situazione del giovane bracciante indiano, 31 anni, rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro, lunedì scorso, e morto all’ospedale San Camillo di Roma, questa mattina.

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LE PAROLE DI MENTANA

“Come tutti i braccianti di quella ditta; come tutti i braccianti o quasi, che ci sono nelle nostre campagne da Nord a Sud, come tanti altri lavoratori in nero – noi diciamo irregolari, invisibili che ci sono in Italia – ora bisogna essere molto chiari. Questo è un episodio, magari questo è particolarmente eclatante, ma ne sono successi altri ieri, ne succederanno altri domani nel silenzio, nell’indifferenza, nella inconsapevolezza generale. Allora- dice il direttore del TgLa7- noi parliamo dei migranti tante volte. Sono oggetto di campagna elettorale per timore che arrivino e l’immagine non è mai quella di un cingalese o di un indiano. È quella di un enorme africano nero, che noi associamo al traffico della droga o a violenze di qualsiasi tipo. Anche perché questa è la retorica narrativa di questi anni, ma noi dobbiamo sapere che gran parte dell’economia italiana ruota attorno a queste persone, che poi scopriamo essere irregolari, in nero e sottopagate”. E aggiunge: “Una volta si diceva pietosamente che venissero chiamati in Italia per fare lavori che vengono rubati agli italiani perché loro costano meno. La verità che dobbiamo dirci è che tante persone, centinaia di migliaia di immigrati irregolari, vengono chiamati da noi per fare i lavori che noi non vogliamo più fare. Ci siamo divisi in due tipi di razzisti, se posso dirlo in questi termini, quelli che proprio non vogliono stranieri, migranti, e quelli che li vogliono per fare questi lavori lontano dai nostri occhi, lontano dalle nostre garanzie retributive e anche previdenziali, facendo quelle cose che ci permettono di andare avanti”. E ancora: “Un Paese che si dedica soltanto ai lavori che i giovani italiani vogliono fare senza dedicarsi ad altro, tanto ci pensano coloro che in qualche modo arrivano da noi. E non soltanto nelle campagne. Scusate se rubo un altro secondo… Ci sono città del nord est, Monfalcone, in cui c’è un abitante del Bangladesh, un immigrato dal Bangladesh ogni quattro italiani. E chi li ha chiamati? E a cosa servono? E poi ci lamentiamo se sono tanti, o se tutti messi insieme in una baraccopoli, svolgono i loro riti religiosi o di altro tipo? Cosa dovrebbero fare? Stare zitti e muti? E li abbiamo chiamati per fare che cosa? I lavori che volevamo fare noi o quelli che noi non vogliamo più fare?”. Mentana conclude: “Non è né di destra né di sinistra questo… Abbiamo sentito la ministra, potevamo sentire capi delle opposizioni. Alcuni hanno portato anche in Parlamento colui che doveva essere il rappresentante di questi senza volto, sapete com’è andata a finire. È soltanto il momento che tutti ci rendiamo conto di cosa siamo e di cosa è diventato il nostro Paese”.

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