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VIDEO | Premio Strega, Giartosio e il suo ‘Autobiogrammatica’ in finale

L'intervista allo scrittore ha vinto il premio Napoli con la raccolta di poesie 'Come sarei felice' pubblicata da Einaudi

Pubblicato:18-06-2024 11:53
Ultimo aggiornamento:18-06-2024 11:54

giartosio premio strega
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ROMA – Ogni vita è piena di frasi, confessioni, discorsi intimi, promesse e insulti. E una vita intera si può raccontare anche con alcune significative parole. Tommaso Giartosio lo ha fatto con il suo libro ‘Autobiogrammatica‘, edito da Minimum fax, ora tra i finalisti al Premio Strega 2024. Nato nel 1963 Giartosio è anche poeta, ha vinto il premio Napoli con la raccolta ‘Come sarei felice’ pubblicata da Einaudi, ed è conduttore di Fahrenheit, seguitissima trasmissione culturale della Rai che va in onda su Radio 3. La sua è una famiglia ‘arcobaleno’: ha un marito, un figlio e una figlia, una vita piena di racconti. “La scommessa era proprio quella di trovare un modo per fare una narrazione del sé che interessasse gli altri- dice Giartosio nella videointervista all’agenzia Dire- una narrazione competitiva in un tempo in cui siamo invasi da autobiografie, autofiction, memorie e via dicendo… trovare il modo per far sì che della propria singola e semplice vita si possa in qualche modo intercettare le vite degli altri, e mi è parso che questo si potesse fare attraverso il linguaggio, perché ognuno di noi ha un suo linguaggio, un proprio originale sentimento, delle frasi chiave che hanno segnato la sua vita, delle precise parole che riguardano determinate persone, dei modi per dichiararsi nell’amore ed anche degli insulti ricevuti e attuati. Quindi la scommessa era un po’ questa: utilizzare il linguaggio come una specie di atlante, come una carta che permette di viaggiare attraverso la propria vita, il libro stesso che avrei scritto avrebbe rivelato l’autenticità o meno di ciò che dicevo: se avessi cercato di inventare, idealizzando il linguaggio, il mio stesso stile mi avrebbe tradito”.

Per capire meglio, la figura ‘mamma’ come entra nel tuo libro? “Si parla sempre di lingua madre, in effetti nella mia famiglia il linguaggio della madre era un linguaggio proliferante, fatto di centinaia di tessere, di formule e di modi di dire, di proverbi, di termini di affetto oppure per impartire una ramanzina. Erano usati per costruire il discorso quotidiano”. Al tempo stesso, prosegue Giartosio “ho cercato di mostrare come queste formule mostrassero un intero mondo e poi come cambiassero nel tempo. Posso fare l’esempio dei termini ‘caos’ e ‘confusione’ che erano usati tantissimo, più del necessario. Questo in una famiglia tutto sommato tranquilla sul piano sociale ed economico, e sono certo rivelasse il portato di tutto il Novecento: del Fascismo, della guerra, della Repubblica, di tutti i terremoti che avevano attraversato le vite dei miei genitori e che si erano depositati in un senso di insicurezza che a quel punto era semplicemente linguistico. Poi il linguaggio appunto che cambia, perché il linguaggio di mia madre, che era portatore delle gerarchie sociali in modo molto chiaro, poi muta nel corso del tempo. Quando lei è rimasta vedova ha iniziato a cambiare il proprio sguardo, anche politico sulla realtà, e cambia di nuovo quando è stata colpita dall’Alzheimer nel momento in cui quel linguaggio lo stava perdendo”.

Veniamo a quanto accaduto di recente, il Papa intervenuto al tavolo dei potenti del G7 sull’intelligenza artificiale. Ma una intelligenza può essere artificiale? “Forse la questione andrebbe ribaltata- risponde Tommaso Giartosio, scrittore e finalista al Premio Strega 2024- ciò che è prodotto da un oggetto artificiale può essere chiamato intelligenza? La mia impressione è che è difficile per una intelligenza artificiale mentire deliberatamente… è la capacità di mentire forse quella che ci che ci caratterizza come esseri umani e in fondo questo spiega il fatto che la letteratura la fanno gli esseri umani e non le macchine perché è una elaborata forma di menzogna di invenzione”.


Nel tuo libro ‘Autobiogrammatica’ ci sono anche gli insulti, senza giustificarli, a volte possono anche essere costruttivi… “È sempre una forma di aggressione, dell’insulto però ne possiamo fare anche un uso costruttivo. Se c’è un effetto positivo dell’insulto è perché la persona che lo ha ricevuto sa utilizzarlo in un modo che a quella persona è utile. Sentire un certo insulto ti fa capire in che mondo stai vivendo, quale realtà stai frequentando, oppure te ne appropri e lo usi per le tue battaglie, si pensi alla storia dei movimenti gay e lesbici…”.

IL DIBATTITO POLITICO IN ITALIA

Veniamo al dibattito politico in Italia, alle parole Sinistra e Destra. In genere alla parola Sinistra si associava il popolo, ora il popolo sembra aver abbandonato la sinistra, si è spostato a Destra… “La parola popolo- dice Giartosio- è parola molto molto complessa, è stata utilizzata in molti modi diversi non a caso abbiamo avuto di recente una ondata di populismi che hanno avuto poi declinazioni diverse, c’è anche la destra sociale. Io penso alla sinistra in termini di accoglienza, di diritti, di giustizia e onestà. Ma proprio su queste parole nel mio libro ‘Autobiogrammatica’ si racconta un percorso in cui ad un certo punto ci si rende conto che, ad esempio, i principi di giustizia e onestà in cui sono cresciuto non significavano che si fosse dentro un orizzonte progressista. Sono cresciuto in un mondo del mondo che era onesto e integro ma profondamente conservatore, molto poco aperto al futuro, all’evoluzione sociale e dei diritti. La storia che racconto poi è in larga parte anche la presa di coscienza del fascismo. Del fascismo che veniva, e viene raccontato anche oggi, come una fase storica conclusa, di un passato che non tornerà… per poi rendermi sempre più conto di quanto non solo ci fosse un fascismo che in realtà incontravo fuori scuola da giovane ma di come fosse direttamente collegato col passato e ancora molto forte, in grado di riproporsi in forme sempre nuove. Quindi è anche il racconto di una parola, fascismo, che non si può semplicemente passare agli storici ma è qualche cosa che continua a parlarci ancora oggi“.

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