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Rivoluzione Champions, dalla novità del format al montepremi: ecco cosa cambia

Più partite, più soldi, ma anche rose più ampie per le squadre impegnate in Europa: per la Champions è in arrivo una rivoluzione

Pubblicato:18-05-2024 16:48
Ultimo aggiornamento:18-05-2024 16:48

Champions League
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ROMA – Una vera e propria rivoluzione da Champions. Sono tante le novità che accoglieranno le squadre che si qualificheranno alla prossima edizione della coppa europea più importante. Dal format al montepremi deciso dall’Uefa, aumentato del 35%, sono diverse le voci che rendono la competizione una lontana parante, o quasi, di quella che sta per terminare. Ma più partite per la competizione significheranno squadre con rose più ampie e costi quindi più elevati. A parlarne, intervistato dall’agenzia Dire, Marcel Vulpis, esperto giornalista economico e fondatore di Sporteconomy.it.

Le qualificate italiane per gran parte sono definite, hanno la certezza del posto l’Inter campione d’Italia, il Milan, la Juventus e il Bologna. Il nome della quinta squadra e la possibilità di averne una sesta dipenderanno unicamente dall’Atalanta. La squadra bergamasca, infatti, è attualmente quinta a due turni dal termine della serie A ed è anche la finalista di Europa League: vincesse il trofeo, aprirebbe la strada ad una ulteriore squadra per la Champions.

L’era della fase a gironi è ormai finita. Dalla prossima edizione assisteremo ad un torneo totalmente rivoluzionato sia in termini di format sportivo che di ricavi distribuiti ai club- ha detto Vulpis- Le 36 finaliste (fino a questa stagione erano 32) nella prima parte della nuova Champions (2024/25) giocheranno ciascuna 8 partite (4 in casa e 4 fuori) contro 8 rivali diversi (ci si troverà però di fronte ad una classifica unica, ovvero dal primo al 36esimo posto). Soltanto le prime 8 passeranno direttamente agli ottavi. Le squadre dal 9o al 24esimo posto saranno obbligate a partecipare ad una fase a playoff, così da conoscere le successive 8″.
Come spiega Vulpis, “il montepremi previsto dai vertici Uefa per la rinnovata formula della Champions aumenta del 35% rispetto allo scorso anno, arrivando a toccare quota 3,7 miliardi di euro. Alle società arriverà una fetta economica pari a 2,47 miliardi di euro (contro i 2 miliardi a stagione mediamente distribuiti nel periodo 2021-24)”.


Nello specifico, continua Vulpis, “se partiamo dal bonus partecipazione, ciascuno dei 36 club qualificati alla prima fase riceverà una quota pari a 18,62 milioni di euro, quest’anno era pari a 15,64 milioni, con ben oltre 17 milioni versati immediatamente dalla Uefa e un saldo finale di 750 mila euro al termine del torneo. Ma subito nei prossimi mesi le squadre italaine qualificate potranno benificiare di una liquidità di cassa assolutamente strategica per i rispettivi progetti sportivi e non solo”.

Non solo partecipazione. Come spiega ancora Vulpis, infatti, c’è poi il cosiddetto bonus per i risultati: “Dal 2024/25 le vittorie il valore pagato per ogni successo sarà di 2,1 milioni di euro e i pareggi 700mila euro valgono un po’ meno rispetto al passato”, ovvero rispettivamente 2,8 milioni e 930mila euro. “Ma è previsto- continua- un bonus extra per il piazzamento nella classifica finale dove partecipano tutte le 36 squadre qualificate. Ogni club riceverà infatti una somma riparametrata alla sua classifica al termine della 1a fase. L’importo totale da destinare a questo bonus sarà diviso poi in un certo numero di quote uguali. Il valore iniziale di ogni ‘quota’ sarà di 275mila euro. La squadra con la classifica peggiore ad esempio riceverà proprio una quota pari a 275mila euro”.

Una volta entrati nel particolare del torneo, “se ci fermiamo alla prima fase del torneo, considerando bonus partecipazione e bonus minimi possiamo prevedere che l’Inter, fresca campione d’Italia, possa essere la squadra italiana con il ‘tesoretto’ più ricco: circa 50 milioni di euro, grazie anche ad una rivalutazione molto forte della voce un tempo denominata ‘market pool’, sulla base degli ultimi 5 anni e del ranking storico”.

Per quanto riguarda le altre italiane, dice Vulpis, “seguirebbe a sorpresa eventualmente la Roma, anch’essa sopra quota 50 milioni. La Juventus invece è appena sotto 50, pagando l’assenza dalle coppe internazionali, altrimenti avrebbe superato anche l’Inter e il Milan con un tesoretto in area 45 milioni. Ottimo il risultato del Bologna, che, pronti e via, in Europa porterebbe a casa non meno di 36 milioni di facendo così schizzare in alto il fatturato societario sull’onda di una qualificazione in Champions che mancava da ben 60 anni (ovvero dalla stagione 1964/65), quando il torneo in esame era chiamato Coppa dei Campioni”.
Se poi mettiamo a confronto queste cifre, “ovvero il tesoretto di 2,47 miliardi di euro destinati alle 36 squadre qualificate alla prossima Champions, con quanto previsto sempre dall’Uefa, anche in questo caso in aumento rispetto al passato, per Europa League e Conference ci accorgiamo che il divario resta molto elevato. Nella prossima edizione di Europa League infatti il tesoretto globale è di appena 565 milioni da dividere su un numero maggiore di squadre rispetto alla Champions e di 285 milioni per la Conference League. Chiaramente parteciparvi e magari vincere può essere un fatto positivo soprattutto sotto il profilo sportivo ma il rapporto già tra le stessa Champions e la ‘EL’ è di 1 a 4”.

Più partite, più soldi, ma anche rose più ampie, per forza di cose, nelle squadre impegnate in Europa. “Il rischio è concreto, anzi direi che siamo di fronte ad una reale certezza- spiega il fondatore di Sporteconomy- E’ molto probabile che i team inseriti nei contesti dei tornei europei debbano predisporre panchine più lunghe anche perchè forse è bene ricordare che i calciatori seppur trattati da super atleti restano degli esseri umani. Certamente non possiamo pensare ad una trasformazioni in novelli ‘minotauri'”. Continua Vulpis: “I costi aumenteranno così come c’è il rischio infortuni. Più partite si giocano più ciò potenzialmente può avvenire. Esistono organismi internazionali (vedi ad esempio l’Eca) dove trattare queste problematiche ma il trend da parte delle proprietà dei club è quello di introitare il maggior numero di revenues perchè i bilanci sono sempre più inm sofferenza e per far girare il giocattolo servono sempre più soldi”.
Non è da escludere che la situazione che si verrà a creare possa spingere a un passo indietro: “Quando gli infortuni non saranno uno o due ma decine e impatteranno sulla stagione sportiva, anche in ambito domestico, allora forse qualcuno inizierà a porsi delle domande che oggi di fronte al nuovo Eldorado Champions non si pone assolutamente. Se è un case che si morde la coda? Forse nessuno si è accorto che il cane c’è ancora, ma forse gira per strada da tempo senza la coda”.

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