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ARoma, è amore. La nostra recensione sul ristorante stellato di Giuseppe Di Iorio

Dalla ricciola in veli, marinata alla rosa, con puntarelle e lampone, al tagliolino alle vongole con limone candito, aglio orsino e cenere affumicata. Ecco i piatti che ci hanno fatto innamorare di Aroma

Pubblicato:16-05-2024 20:58
Ultimo aggiornamento:16-05-2024 20:59

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Non capita tutti i giorni di pranzare su una terrazza davanti al Colosseo. E non capita quasi mai di mangiare così bene, coccolati dai sapori di ricette che hanno rapito i palati di reali, presidenti ed attori, da George Bush ad Angelina Jolie e Tom Cruise. Ma sarebbe davvero riduttivo parlare di Aroma, il ristorante oggetto della recensione di oggi, per i dettagli legati alla pur impressionante clientela o per il travolgente panorama, perché qui il vero protagonista è il cibo: raffinato, elegante ma esplosivo allo stesso tempo. Piatti ispirati ai profumi mediterranei ma realizzati con grande creatività.  Perché si viene da Aroma per assaggiare i piatti di uno grande chef stellato, non per altro. Si viene da Aroma per provare piacere.

Iniziamo dai particolari: siamo a Roma e vi stiamo parlando probabilmente di uno dei migliori ristoranti della città. Appollaiato sulla terrazza dell’hotel Palazzo Manfredi, albergo a cinque stelle facente parte del gruppo Manfredi Fine Hotels Collection, Aroma è il ristorante guidato dallo chef Giuseppe Di Iorio, una stella Michelin. Il resident chef è Fabio Sangiovanni, la clientela è per lo più internazionale, la lista di attesa è di tre mesi per ottenere un tavolo.

Ora che i dettagli sono noti proviamo a invogliare i lettori. Nella ricerca che stiamo conducendo da tempo sui migliori ristoranti di Roma, puntando in particolare sulle nuove aperture, questa volta abbiamo scelto di venire a pranzo in un luogo che rappresenta una certezza già da alcuni anni. Aroma ci ha accolto in uno di quei giorni di metà aprile che aprono il cuore. E abbiamo scelto il menù “Ionico”, a base di pesce, per abbinare al calore del sole i sapori del mare. Una decisione che si è rivelata subito azzeccata. Il pranzo è iniziato con un quattro assaggi strepitosi, quelli che nei ristoranti stellati vengono chiamati Amuse-bouche: delle delicatissime zeppoline carote e zucchine, un cestino di pomodoro con stracotto di melanzane e Bufala, un maritozzino ricotta e caviale chiamato “Asse Roma Napoli” e una schiacciata al rosmarino con riccio e uova pesce che ci ha fatto sentire il profumo e il sapore del mare, come poche volte ci era capitato. Quattro piccoli piatti che ci hanno fatto capire già una cosa: l’attenzione dello chef per i prodotti scelti, tutti di grande qualità e sapore.


E’ seguita una flan di porcini alla mela verde con porro e crumble di porro e pepe nero. Ma sono stati i piatti successivi ad averci causato un turbamento gustativo: per abbinamento, per contrasto, per sapore.  A tavola sono, infatti, arrivati un’emozionante e raffinatissima Ricciola in veli, marinata alla rosa, con puntarelle e lampone (foto di apertura), una gioia anche per gli occhi, e un potentissimo tagliolino alle vongole con limone candito, aglio orsino e cenere affumicata. Il miglior piatto di pasta con le vongole mai assaggiato in precedenza.

Per riuscire a realizzare piatti di questa intensità e questo genere di abbinamenti “ci vuole tanto pensiero, tanta tecnica ma soprattutto materie prime di grande qualità– ha confermato alla Dire proprio Di Iorio- La mia cucina vuole essere lineare e riconoscibile, con grandi materie prime: verdure che devono sapere di campo, pesce che deve sapere di mare e carne che deve sapere di carne e non di allevamento intensivo. La verità è che non possiamo inventarci più nulla e che la differenza la fa proprio il prodotto. Non mi piace la cucina globalizzata: la nostra cultura enogastronomica fa invidia nel mondo, sia come materie prime sia per come vengono trattate. Quindi ad Aroma siamo partiti da questo, dalla cucina mediterranea e dalla valorizzazione del made in Italy, del suo mare e della sua terra. Così si riescono a creare grandi piatti che trasmettono sensazioni, come un tagliolino alle vongole che mi piace possa essere mangiato immaginando di avere i piedi nell’acqua del mare”.

E il pranzo, in effetti, è proseguito dal mare, con una richiesta da fuori menù, che però lo staff di Di Iorio ha accolto volentieri: il Baccalà glacier 51 al burro bianco di sesamo, misticanza e pomodoro secco, uno dei piatti più iconici dello chef. Altrimenti avremmo potuto provare il rombo alla brace con la sua spuma e taccole. Poi spazio alla piccola pasticceria e ai dolci con un’interessantissima “Esplosione di mela verde, con un sorbetto alla mela verde e lime”, un sorbetto mandarino, cialda di noci pican ed essenza di arancia e noci, e un soufflé al cioccolato con salsa inglese e cialda al cioccolato.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che Aroma abbia rappresentato una delle migliori esperienze culinarie avute a Roma. E probabilmente è quello che hanno pensato anche i volti noti che qui sono venuti e tornati più volte a mangiare: Angelina Jolie, Woody Allen, Morgan Freeman, Matthew Mc Conaughey, Spike Lee, Richard Gere, Tom Cruise e poi presidenti come George Bush o Recep Tayyip Erdoğan, calciatori, cantanti. Ci è stato anche confessato che la Regina Elisabetta, durante una visita a Roma, abbia ordinato d’asporto alcuni piatti realizzati dallo chef Di Iorio. L’ex sovrana britannica, però, si è persa una gran vista rinunciando ad una visita di persona, un panorama che spazia dal Colosseo in primo piano, alla cupola di San Pietro più in lontananza, fino ai più vicini Ludus Magnus, ovvero i poco noti resti di un piccolo anfiteatro romano che serviva come palestra per i gladiatori che, da lì a poco, avrebbero calcato l’arena dell’Anfiteatro Flavio.

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