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Al freddo sotto la pioggia, poco sonno e libere uscite limitate: la lettera choc su cosa succedeva nella scuola ufficiali dove Beatrice si è suicidata

La lettera choc è stata diffusa dal sindacato Unarma: in passato avevano già segnalato al ministro della Difesa e ai vertici dell’Arma procedure e sanzioni atipiche irrogate ai frequentatori della Scuola allievi marescialli

Pubblicato:16-05-2024 15:19
Ultimo aggiornamento:16-05-2024 15:19
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scuola ufficiali marescialli
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ROMA – “Regole e consuetudini di quello che sembra un mondo a parte più che una caserma della Repubblica, un’enclave anacronistica di un vecchio stato assoluto e totalitario, dove il valore della persona è praticamente azzerato a causa di privazioni insensate e procedure eccessive rispetto agli obiettivi formativi. E così, in una scuola militare modello, i nostri ragazzi avrebbero subito un trattamento eccedente le finalità addestrative dell’Arma. Il carabiniere narra che nell’attesa del pranzo, da consumare in dieci minuti, gli allievi erano costretti a restare in posizioni statiche in piedi, immobili, al freddo, al caldo o sotto la pioggia. Anche il rito del contrappello, a tarda ora e con tempi estenuanti, era da attendere in piedi. Nei primi mesi di corso gli allievi avrebbero patito una pericolosissima disidratazione, causata sia dal divieto di acquistare acqua presso lo spaccio della caserma, sia dai tempi ridotti per la consumazione del pranzo e della cena: o si mangiava o si beveva“. È la lettera shock di un testimone pubblicata dall’associazione sindacale Unarma che in passato aveva già interessato il ministro della Difesa e il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri riguardo alle segnalazioni di procedure e sanzioni atipiche irrogate ai frequentatori della Scuola Allievi Marescialli.

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“Nessuna risposta è mai giunta- scrive il sindacato- e nulla sembra cambiato da quei primi timidi segnali di malessere che, dopo l’olocausto di Beatrice, cominciano a diventare più audaci e precisi”. Beatrice Belcuore, 25 anni, si è tolta la vita con la pistola d’ordinanza nella Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze lo scorso 22 aprile.


A CASA SOLO SE ‘RIGAVI DRITTO’

Tanti i fatti denunciati: “La carenza di sonno a causa della scarsità di tempo si associava all’impossibilità di recuperare le energie psico fisiche, non potendo godere di tempo adeguato per il riposo e lo svago: libera uscita limitata da rassegne dilatate oltre misura ed estenuanti, pause durante le attività addestrative polverizzate dagli impegni, possibilità di trascorrere il week end a casa (pernotto) condizionato al successo formativo o addirittura al non aver accusato malattia durante il permesso goduto nelle settimane precedenti. In alcuni momenti, la carenza di tempo rendeva difficile anche l’igiene quotidiana. Molte ragazze avrebbero sofferto irregolarità mestruali, eccessiva caduta dei capelli e finanche disturbi alimentari. Che questa pagina si chiuda presto! Che si sottragga la militarità dalla sofferenza e dalle privazioni inutili dei nostri ragazzi, per ricondurla ai valori, all’impegno e al rispetto delle regole”.

Unarma “pur continuando doverosamente a inoltrare all’Autorità Giudiziaria ogni scritto che riceverà sulla questione, ritiene prioritario condannare un sistema addestrativo anacronistico, smisurato e non inclusivo, promuovendo ogni sforzo per ricondurlo nel perimetro dello spirito democratico. Non intende condannare gli uomini, formatori non formati per la formazione, che di una tradizione addestrativa arcaica sono stati meri ingranaggi. Occorre percorrere la strada di un nuovo umanesimo, non limitato ai soli istituti di istruzione, ma esteso a tutti i reparti dell’Arma, in modo da restituire a ciascun carabiniere una rinnovata dignità, al riparo da maltrattamenti e vessazioni.
In questa battaglia di legalità e di giustizia- conclude Unarma- la carabiniera Beatrice, a cui abbiamo giurato il nostro impegno per non far cadere nell’oblio il suo sacrificio, ci guarda e ci illumina dall’alto”.

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