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Nizza, Darnis (Iai): “Europa sotto minaccia, riscopra progetto comune”

ROMA - "La speranza è che sotto minaccia, e

Pubblicato:15-07-2016 17:39
Ultimo aggiornamento:15-07-2016 17:39

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Nizza

ROMA – “La speranza è che sotto minaccia, e dopo il voto su Brexit, i leader europei riscoprano il senso di un progetto comune” dice Jean Pierre Darnis, direttore del programma difesa e sicurezza dell’Istituto affari internazionali (Iai), che insegna relazioni internazionali proprio all’Università di Nizza. Con la Dire parla meno di 24 ore dopo la strage nella città francese, proponendo due dimensioni differenti. La prima è quella francese, nazionale: “Quanto accaduto ieri sera non creerà scombussolamenti. Nuovi attentati erano attesi e non introducono novità pur contribuendo ad alimentare la paura” sottolinea.

Secondo Darnis, in un Paese ormai in clima preelettorale in vista delle presidenziali della primavera 2017, continueranno a giocare le dinamiche già emerse dopo gli attentati a Charlie Hebdo o al Bataclan. “Il Front National è già una forza di prima grandezza e non dovrà far altro che insistere sui suoi temi; è ovvio che un ennesimo attentato, magari di matrice islamista, contribuisca a rafforzare i partiti che giocano sulla paura“.


L’altra dimensione è più ampia, europea. Darnis ricorda la marcia lungo gli Champs-Elysees che seguì l’assalto a Charlie Hebdo, alla quale parteciparono tutti i principali leader europei, dalla cancelliera Angela Merkel al presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. Allora e in relazione poi alla strage del Bataclan emersero inefficienze nel coordinamento delle intelligence nazionali, ma il caso di Nizza è differente. “Chiudere le frontiere non sarebbe servito a nulla” dice l’esperto, evidenziando che l’attentatore viveva in città e che per ora non è emerso alcun legame con l’estero. Infine, le vie possibili da percorrere. “Dopo Brexit- sottolinea Darnis- l’attentato è un colpo ulteriore per i Paesi e i popoli europei, che potrebbe magari spingerli a ricercare compromessi e nuove solidarietà”. La speranza è che si metta fine agli eccessi nel nome degli “interessi nazionali” che avvelenano tanti tavoli dell’Unione, a partire dal Fiscal Compact.

di Vincenzo Giardina, giornalista

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