ROMA – “Oggi ho mantenuto la promessa fatta a Stefano dieci anni fa quando l’ho visto morto sul tavolo dell’obitorio. A mio fratello dissi: ‘Stefano ti giuro che non finisce qua’. Abbiamo affrontato tanti momenti difficili, siamo caduti e ci siamo rialzati, ma oggi giustizia è stata fatta e Stefano, forse, potrà riposare in pace”. Così Ilaria Cucchi subito dopo la sentenza che ha riconosciuto l’omicidio preterintenzionale del giovane pestato dopo l’arresto nel 2009 e condannato, a vario titolo, quattro carabinieri.
“Ci sono voluti 10 anni e chi è stato al nostro fianco ogni giorno sa benissimo quanta strada abbiamo dovuto fare. Ringrazio tutti coloro che non ci hanno abbandonato e ci hanno creduto, assieme a noi”, aggiunge.
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“Andremo sempre avanti. Lo abbiamo giurato davanti a quel corpo martoriato. A Stefano abbiamo promesso di andare avanti per avere verità e giustizia. Questo è il primo passo e andremo avanti fino alla fine, ma oggi è già tanto e vogliamo ringraziare la Procura di Roma e tutte le persone che ci sono state vicine”. Così i genitori di Stefano Cucchi, Rita Calore e Giovanni Cucchi, subito dopo la sentenza che ha riconosciuto l’omicidio preterintenzionale del giovane picchiato dopo l’arresto nel 2009 e portato alle condanne, a vario titolo, di quattro carabinieri.
“Un po’ di sollievo dopo 10 anni di lotte, dolori estenuanti e processi non veri”. Così Rita Calore, la mamma di Stefano Cucchi, dopo la sentenza di condanna di 4 carabinieri per la morte del geometra romano nell’ottobre del 2009.
“Non volevamo un colpevole, volevamo i colpevoli e finalmente dopo 10 anni li abbiamo. Questa sentenza parla chiaro a tutti”, ha aggiunto il papa’ di Stefano, Giovanni Cucchi.
“Era una verità talmente evidente che è stata negata per troppo tempo. Io considero Mandolini corresponsabile quanto i due condannati per il reato. Vedremo le motivazioni della sentenza, la verità è che Stefano è morto per le percosse subite”. Lo ha detto Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, dopo la sentenza di primo grado nel processo bis per la morte del geometra romano, avvenuta nel 2009.
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