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Cos’è un kibbutz e cosa è accaduto davvero a Kfar Aza

Stampa e politica sul giallo dei bambini che sarebbero stati decapitati

Pubblicato:13-10-2023 14:08
Ultimo aggiornamento:13-10-2023 14:08
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kfar aza
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ROMA – Il riaccendersi delle ostilità tra Israele e Hamas ha riportato d’attualità anche il termine “kibbutz“, in seguito all’aggressione che la popolazione ha subito da parte dei miliziani dell’organizzazione politico-militare palestinese. I combattenti del movimento che governa Gaza sabato mattina hanno abbattuto la barriera che separa Israele dalla Striscia, cogliendo di sorpresa le forze israeliane, e attaccato villaggi e piccole comunità a ridosso della recinzione. Il bilancio è di centinaia di morti e il sequestro di 130 israeliani. Almeno 110 soldati inoltre hanno perso la vita.

COS’È UN KIBBUTZ

Il termine kibbutz, come ricorda l’Enciclopedia Treccani, indica “comunità agricole a gestione collettiva sorte in Palestina a opera del movimento sionista a partire dal 1909-10 e affermatesi poi nello Stato di Israele”. Il sionismo, come riporta ancora la Treccani, è un movimento politico e una ideologia che si è sviluppato in Europa alla fine del XIX secolo per “la creazione di uno Stato ebraico in Palestina. I kibbutz – dall’ebraico “agglomerato, comunità” – sono un fenomeno unico e ancora oggi concretizzano l’idea di piccoli insediamenti abitati tra i 100 e i 1000 residenti, fondati intorno a un’azienda agricola gestita da tutti i suoi membri. In Israele oggi se ne contano circa 270.
   

IL GIALLO DEI BAMBINI DECAPITATI E L’OMBRA DEI CRIMINI DI GUERRA

Il kibbutz di Kfar Aza, che contava 750 persone, è tra quelli presi di mira dai miliziani a ridosso di Gaza. Rimasto sotto attacco dei miliziani fino a martedì, è diventato tristemente noto non solo per l’alto numero di morti tra i residenti – con case invase dai combattenti e persone uccise o portate via sotto gli occhi dei loro cari – ma anche per la notizia del ritrovamento di “una quarantina di corpi di neonati e bambini piccoli”, alcuni dei quali “decapitati”. A rilanciare per prima la storia è stata la giornalista dell’emittente israeliana i24, Nicole Zedeck, che è stata tra le prime reporter a poter accedere al sito mercoledì, affermando di aver visto quelle immagini con i propri occhi.
   


La denuncia ha fatto rapidamente il giro delle principali testate internazionali, richiamando alla memoria i crimini commessi in Siria e Iraq dal gruppo Stato islamico (Isis). Hamas ha negato pubblicamente questo crimine, mentre come riporta Sky News, un portavoce dell’esercito ieri confermava l’uccisione di minori ma non il dettaglio delle decapitazioni.
   

Sulla vicenda però hanno iniziato a correre però voci contrarie – con dibattiti intorno al lavoro di verifica delle fonti giornalistiche -, dopo che Oren Ziv, giornalista israeliano della testata +972 magazine, anche lui parte del gruppo di reporter che per primi hanno avuto accesso a Kfar Aza, in una serie di tweet ha chiesto di usare cautela: “Durante il tour- ha scritto in una serie di tweet- non abbiamo visto alcuna prova di ciò, né il portavoce dell’esercito o i comandanti hanno menzionato tali incidenti. Durante il giro- ha scritto ancora- i giornalisti hanno potuto parlare con le centinaia di soldati sul posto, senza la supervisione dei portavoce dell’esercito. La giornalista di I24 ha detto di averlo sentito ‘dai soldati’. Ciò non significa- ha chiarito- che non siano stati commessi crimini di guerra. La scena a Kfar Aza era orribile, con dozzine di corpi di israeliani assassinati nelle loro case. Purtroppo- conclude- Israele ora utilizzerà queste false affermazioni per intensificare il bombardamento di Gaza e giustificare i crimini di guerra”.

   

Il giallo dei “bambini decapitati” ha raggiunto anche la Casa Bianca: nel corso di un meeting con la comunità ebraica americana, il presidente Joe Biden mercoledì ha detto di aver visto in prima persona quelle immagini, ma dopo qualche ora ha fatto marcia indietro, come ha riportato il Washington Post: il quotidiano della capitale cita infatti dei portavoce della presidenza, secondo cui “né Biden né alcun funzionario ha visto foto o resoconti verificati di terroristi che decapitavano bambini, sottolineando che le dichiarazioni di Biden su presunte atrocità erano basate su resoconti dei media israeliani”.

   

Nella serata di ieri, è arrivata la decisione del governo di Israele di condividere due fotografie dei piccoli cadaveri di neonati, una oscurata e l’altra che mostra un corpicino carbonizzato: “Così il mondo vedrà almeno una parte degli orrori commessi da Hamas”, ha dichiarato un portavoce di Tel Aviv al Times of Israel. 

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