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I figli scelgono il padre, ma rischiano la casa famiglia, succede a Roma. L’assistente sociale: “La bigenitorialità c’è anche nella violenza”

Esclusivo della "Dire". Papà coraggio denuncia per "fare sapere a Gualtieri come lavorano i servizi"

Pubblicato:13-06-2024 18:24
Ultimo aggiornamento:13-06-2024 18:25
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bambino frustato catania
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ROMA – ‘La bigenitorialità c’è, anche nella violenza’. Lo dice senza mezzi termini, con malcelato imbarazzo, in questo audio inedito arrivato alla redazione della Dire, un’assistente sociale romana a un papà che vive con i suoi tre figli che hanno deciso di trasferirsi a Roma con lui e lasciare la casa dove vivevano con la mamma, accusata e denunciata per maltrattamenti tanto da far scattare il codice rosso.

La denuncia risale al 2022: Elena, la maggiore di 16 anni, finisce in ospedale con graffi sulle guance, un vistoso ematoma sul viso, i capelli tirati. Decide di andare a vivere con suo padre, insieme ai suoi fratelli, che terrorizzati hanno assistito alla scena: Laura di 14 anni e Marco di 12 (ndr, i nomi sono tutti di fantasia). Al tempo, anche la preside della scuola frequentata dalla ragazza, allertata dalle insegnanti, aveva presentato una segnalazione. Non era la prima volta che accadeva a Elena, davanti ai suoi fratelli ma anche, come ha raccontato, davanti a compagni e amici di classe. ‘Gualtieri deve sapere come si comportano i servizi sociali della Capitale, che vanno a colpire ragazzi accuditi e amati, continuando ad alimentare scuole di pensiero e organizzazioni e presunti esperti e associazioni che fanno i soldi sulla pelle dei minori sostenendo ancora teorie fasulle come l’alienazione parentale, utile solo a nascondere la violenza”, racconta questo papà, ricordando che l’alienazione parentale è stata sconfessata in tutte le sedi, eppure presunti esperti e servizi sociali continuano ad alimentarla sotto mentite spoglie.
Perchè oggi è lui il genitore che si ritrova sul banco degli imputati mentre i servizi sociali, uscendo fuori dai limiti del loro mandato, come denuncia, vorrebbero costringere i minori a seguire un percorso ‘coatto’ di riavvicinamento alla mamma, che oggi vedono in incontri ‘protetti’ due volte al mese, come deciso da una ctu e confermato da un giudice.


PADRE SOTTO PROCESSO PER SOTTRAZIONE DI MINORI CHIEDE SIANO ASCOLTATI I FIGLI


Ad essere accusato di essere alienante, cosa che solitamente accade alle madri, questa volta è appunto un papà che chiede che i suoi figli siano ascoltati, che sia accolta la loro volontà. I tre ragazzi invece, bravissimi a scuola, uniti e determinati a stare con il padre, continuano a vivere sotto la lente dei servizi sociali.
‘Ci viene prescritto un percorso e un Centro Famiglia dove effettuarlo’, dice il padre che aggiunge: “I servizi sembrano avere anche una grande fretta di iniziare”. Un percorso peraltro che risponde in sostanza ai dettami della teoria sconfessata della Pas: il nome del progetto è evocativo Overcoming barriers Family Camp. “Non c’è un genitore alienante, ce n’è uno che ha avuto comportamenti violenti” sottolinea questo papà, che denuncia come ‘i minori non siano mai stati ascoltati veramente dai servizi sociali pur avendo un’età che lo consentirebbe’ e la Riforma Cartabia in teoria lo dice chiaro: al di là del penale i minori nel civile vanno ascoltati e il loro riferito deve essere considerato. La Riforma peraltro, come anche messo sotto esame dall’Osservatorio sulla violenza istituzionale che si è costituito in seno alla Commissione Femminicidio, continua a essere disattesa.

I RAGAZZI RISCHIANO DI FINIRE IN UNA CASA FAMIGLIA

La battaglia legale di questo papà inizia nel 2015 e nel 2019 si conclude con una affidamento paritetico dei minori dopo una Ctu e l’ascolto della figlia maggiore. Il padre da Roma aveva preso una casa in affitto in Lombardia dove vivevano i figli per ottemperare a quanto previsto dal decreto, versando un assegno di mantenimento come previsto dai giudici. Dopo l’episodio di violenza peggiore di tutti, a giugno del 2022, i tre figli supplicano il padre di tornare a casa con lui e trasferirsi a Roma, dove vivono ancora oggi.
‘La madre- racconta il papà della storia- ha depositato innumerevoli denunce per stalking, diffamazione e sottrazione di minori. E alla fine quindi mentre le segnalazioni di violenza nei confronti della madre sono state archiviate per tenuità del fatto, io sono stato indagato per sottrazione di minori e oggi sono sotto processo, nonostante il tribunale di primo grado, dopo una nuova Ctu, abbia stabilito di non consentire accessi diretti della madre ai figli e abbia chiesto al giudice di valutare la casa famiglia per tutti e tre come opzione. Dopo diverse udienze, il giudice ha deciso a fine 2023 di affidare i minori ai servizi sociali del Municipio di Roma interessato e di collocarli presso di me, regolarizzando tutto il periodo 2022-2023 in cui erano a Roma senza autorizzazione con dei decreti specifici’. Quindi ancora una volta una Ctu stabilisce, ascoltando i minori, che non possano tornare dalla madre, ma invece di lasciarli dal padre dove vivono oggi e al quale hanno chiesto aiuto, li vorrebbe dirottare in casa famiglia.

LA SCELTA DEI FIGLI

‘Dopo le violenze che hanno subito ho curato ogni giorno i ragazzi per oltre 4 mesi, accompagnando Elena (la primogenita) fino all’esame di terza media, dove ha ottenuto il voto più alto della classe e della scuola, 10 e lode. Ho tentato a metà giugno di accompagnare i ragazzi dalla madre, si sono rifiutati di scendere dall’auto nonostante le insistenze della mamma. Oggi sono sereni, felici, tranquilli. Hanno fatto tutti gli incontri, nessuno saltato, con la madre, sia in presenza che a distanza, e hanno espresso più volte la volontà di continuare a vederla solo a distanza due volte al mese. Non ho mai saltato un appuntamento con i servizi sociali e con la madre, sempre accompagnati, puntuali e hanno fatto quello che veniva chiesto loro’, prosegue nel racconto alla Dire. Eppure non basta: il meccanismo ‘collaudato’ accusato di perpetrare la violenza istituzionale prevede che questi ragazzi debbano essere costretti a stare con la madre, passando per progetti e percorsi obbligatori. Le mail in cui si richiede riscontro a iniziare questo percorso sono incalzanti, riferisce l’uomo. C’è ancora lo spettro della casa famiglia? Perché di solito accade questo quando non si obbedisce ai dettami dei sostenitori dell’alienazione parentale.

“I SERVIZI SOCIALI NON ASCOLTANO I BAMBINI”

Sono appena tornati da una vittoria scolastica internazionale della sorella minore quando questo papà racconta la storia alla Dire: “E’ stata una grande emozione”. La madre ‘non ha mai accettato né la scelta dei ragazzi di voler stare con me, né la decisione del tribunale dei tempi paritetici- spiega ancora questo papà coraggio- Le difficoltà genitoriali che ho affrontato sono state molte. I ragazzi hanno manifestato, subito dopo la decisione della Corte, disagio per la condotta disinteressata della madre e le scelte di intrattenere diverse relazioni con ‘amici speciali’. I servizi sociali d’altro canto vanno oltre il loro mandato cercando in tutti i modi di giustificare la violenza, non ascoltando i bambini che hanno ormai un’età di consapevolezza nel tentativo disonesto di accusarmi di Pas. La madre – tanto per dirne un’altra – ha chiamato i servizi sociali del Municipio, gli stessi a cui oggi sono affidati i ragazzi, a testimoniare contro di me nel procedimento di sottrazione minori a mio carico. I servizi sociali quindi- conclude la sua denuncia- costringono una giovane donna che è stata malmenata a vedere la madre che le ha procurato violenza. La Pas è stata ideata proprio per questo: per non credere ai minori. Sono gli stessi servizi sociali che poi fanno le campagne per contrastare la violenza sulle donne?’, domanda ironicamente: si sono gli stessi, i manifesti nelle stanze dei colloqui lo testimoniano.

L’ACCUSA: “I MIEI FIGLI HANNO SCELTO DI VIVERE CON ME, MA MI SENTO SOTTO MINACCIA”

‘Usano i soldi dei contribuenti per alimentare i loro interessi e mi devo sentire anche minacciato perché mi ricordano che sono loro gli affidatari dei miei figli’ denuncia ancora il padre. Loro, come se Elena, Laura e Marco non avessero nessuno e fossero stati abbandonati. Loro… come se i tre ragazzi non avessero scelto di vivere con il genitore che li fa sentire tranquilli e sicuri, loro che hanno spiegato tutte le loro ragioni.
Accadde a Cuneo che quattro fratelli venissero strappati in quel caso alla mamma con la quale vivevano e volevano stare per sfuggire a un padre oggi a processo per violenza. Furono divisi e portati in diverse case famiglia. La loro battaglia determinata e durissima portò all’attenzione dell’Italia il loro caso: così dei bambini furono costretti a fare lo sciopero della fame e dello studio per essere creduti e tornare dalla madre con la quale chiedevano di continuare a vivere. Si pensava potesse rimanere un caso emblematico e anche l’ultimo. E invece accade ancora, questa volta a Roma.

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