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Una vita da giornalista sportivo

Studenti del liceo Morgagni di Roma intervistano Andrea Clerici, caporedattore centrale dell'agenzia di stampa Dire

Pubblicato:10-06-2021 13:18
Ultimo aggiornamento:10-06-2021 13:18
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studenti morgagni intervistano clerici
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ROMA – “Ho pensato di fare il giornalista da sempre, anche mio padre era giornalista. Nel momento in cui ho lasciato da parte il sogno da bambino di fare il calciatore, ho deciso che avrei voluto fare il giornalista; se non potevo giocare a pallone, volevo parlarne”. Il giornalismo, prima di diventare un mestiere, è sempre stata una passione per Andrea Clerici, giornalista sportivo e caporedattore centrale dell’agenzia di stampa Dire.

In una lunga intervista realizzata da Marco Romani e Simone Piras, due studenti del liceo ‘Morgagni’ di Roma che hanno partecipato a un progetto di giornalismo promosso dall’agenzia, Clerici racconta il suo percorso di vita, una serie di aneddoti legati al mestiere di giornalista sportivo, e spiega ai ragazzi com’è cambiato il lavoro negli anni.

“Leggevo i giornali sportivi, dalla Gazzetta dello Sport al Corriere, sono uno di quelli che si faceva le radiocronache delle partite di Subbuteo da solo– racconta Clerici- ho cercato di conoscere dei giornalisti sportivi, anche grazie al lavoro di mio padre, e parlare un po’ con loro per conoscere questo mondo”. Fra questi anche il grande giornalista sportivo Gianni Mura, incontrato la sera prima di una partita a San Siro. “È stata una serata bellissima di chiacchiere e sport, per un ragazzino come me fu un arricchimento impressionante”, racconta.


Clerici risponde poi alle domande dei ragazzi, dagli sport cosiddetti ‘minori’, al passaggio dal lavoro sul campo a quello d’ufficio, ai consigli per chi fosse interessato a intraprendere questa carriera. L’ultima domanda, infine, sulle differenze fra il giornalismo del passato e quello di oggi. “Il giornalismo è sicuramente cambiato e si è evoluto molto– risponde Clerici- l’avvento del web e dei social, con la loro scrittura più breve, facile e sincopata, è un aspetto di cui tenere conto, ma da cui non bisogna essere travolti. Tutto è diventato più veloce, ci sono notizie flash che vengono consumate subito, ma possiamo anche strutturare degli articoli di approfondimento destinati a un altro tipo di media. Penso al quotidiano, che non può più avere la cronaca della partita come si faceva un tempo, ma deve raccontare le storie, i retroscena, gli approfondimenti. L’evoluzione è stata grande, ma se un giornalista ha le buone basi riesce a governare i nuovi strumenti, e può continuare a rendere al meglio quello che vuole trasmettere agli altri”.

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