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Caso Liguria, il riesame si riserva sulla revoca dei domiciliari a Toti

Il governatore ligure non era presente in aula questa mattina. La decisione definitiva è attesa al massimo entro giovedì

Pubblicato:08-07-2024 12:43
Ultimo aggiornamento:08-07-2024 13:28

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ROMA – I giudici del tribunale del Riesame di Genova si sono riservati sull’appello contro la decisione della gip, Paola Faggioni, di rigettare l’istanza di revoca degli arresti domiciliari del governatore ligure sospeso, Giovanni Toti, misura cautelare a cui è sottoposto dallo scorso 7 maggio, nella sua residenza di Ameglia, nell’ambito della maxi inchiesta per corruzione. Toti stamattina non era presente in aula. Nel corso dell’udienza, il suo avvocato, Stefano Savi, ha presentato anche un parere del presidente emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese.

In subordine alla revoca dei domiciliari, sono stati chiesti il divieto di dimora a Genova o l’obbligo di dimora ad Ameglia. La Procura, informa il legale di Toti, ha ribadito il suo no alla revoca dei domiciliari e a misure cautelari meno restrittive. Savi, ribadendo che il suo assistito non si ricandiderà alle prossime elezioni regionali, ha rimarcato ancora una volta come non sussistano i rischi di inquinamento delle prove né di reiterazione del reato.

La decisione del Riesame è attesa al massimo entro giovedì.


IL LEGALE DI TOTI: “HO RIBADITO CHE NON SUSSISTONO PIÙ I REQUISITI PER MANTENERE LA MISURA CAUTELARE IN ATTO”

“Ho ribadito la richiesta di questa difesa, sostenendo che non sussistono più i requisiti per mantenere la misura cautelare in atto o che, quantomeno, potrebbero sussistere in forma attenuata– spiega Stefano Savi, difensore di Toti, uscendo da Palazzo di Giustizia- per questo, ho proposto in subordinazione alla revoca dei domiciliari il divieto di soggiorno a Genova o l’obbligo di dimora ad Ameglia”. Ma, prosegue l’avvocato, “alla Procura non va bene lo stesso, per la Procura non cambia niente: ha richiamato il pericolo di reiterazione del reato, perché ci sarebbe la possibilità per Toti di intervenire tramite la sua influenza, anche se sospeso, e ha detto che ha bisogno ancora di un po’ di tempo per individuare altri soggetti da sentire”.

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La tesi di Savi, invece, è che “il tempo c’è stato, le acquisizioni sono state tutte fatte. E, in ogni caso, non basta una semplice ipotesi, ma occorre qualcosa di concreto per dire che ci sarebbe un intervento di Toti: l’atteggiamento processuale di Toti è stato esemplare e non si può immaginare che, una volta che lo potesse fare, interverrebbe su chicchessia. D’altra parte, Toti non ha mai contattato funzionari pubblici, né prima né dopo”. In ogni caso, conclude il legale, “non faccio pronostici, aspetto la decisione”.

LEGALE TOTI: “DOPO DUE MESI, DOMICILIARI OLTREMODO AFFLITTIVI”

Poco dopo, in una nota, Savi aggiunge che “abbiamo sostenuto davanti al Tribunale del Riesame le ragioni per le quali riteniamo oltre due mesi di custodia cautelare una misura oltremodo afflittiva e non necessaria per la tutela dell’inchiesta, nei confronti di un governatore che non è accusato di aver intascato né un euro né un’utilità personale, ma solo finanziamenti pubblici e registrati alla propria forza politica”. L’avvocato ribadisce di aver chiesto, in subordine alla revoca degli arresti domiciliari, “una serie di misure che riterremmo maggiormente coerenti con i dati di fatto e di diritto” e “in grado di equilibrare in qualche modo le esigenze politiche, istituzionali e personali con quelle dell’inchiesta”.

In proposito, Savi precisa che con “il divieto di dimora a Genova, Toti manterrebbe per la Legge Severino la sospensione dall’incarico istituzionale di presidente e analoga misura fu adottata in un precedente recente, il caso Pittella in Basilicata”. Mentre “l’obbligo di dimora ad Ameglia o nella provincia della Spezia, pur annullando la sospensione della carica istituzionale, ne sottoporrebbe l’esercizio a un fattivo controllo del giudice, che dovrebbe autorizzare ogni spostamento, come nel recente caso di Oliverio in Regione Calabria”. Savi fa sapere anche di aver chiesto “la cancellazione del divieto assoluto di comunicazione, fatti salvi i contatti diretti con persone collegate all’inchiesta in corso”.

LEGALE TOTI DEPOSITA PARERE SABINO CASSESE

E’ nella stessa nota che Savi fa sapere di aver chiesto un parere elaborato ad hoc dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, in cui viene sottolineata la necessità di “riequilibrare, almeno parzialmente, le esigenze dell’inchiesta a quelle dell’agibilità politica e istituzionale del governatore”. Un equilibrio che, spiega Savi, “anche la Corte Costituzionale ritiene indispensabile nella sua giurisprudenza” e che in questo caso “non è stato valutato adeguatamente”.

LEGALE TOTI: IMPOSSIBILI REITERAZIONE REATO E INQUINAMENTO PROVE

Niente rischio di reiterazione del reato né di inquinamento delle prove. Gira attorno a questa tesi l’appello illustrato oggi da Stefano Savi. L’avvocato sottolinea che dal primo rigetto dell’istanza da parte della gip, Paola Faggioni, “è trascorso un mese. In questo tempo, per quanto riguarda il rischio di reiterazione del reato, sono sopraggiunti fatti che lo rendono anche astrattamente impossibile“. E cita il commissariamento del porto di Genova, nonché la conclusione delle pratiche relative all’apertura del punto vendita Esselunga citato nelle indagini, “la cui definitiva approvazione è stata deliberata dalla giunta regionale al termine dell’iter istruttorio degli uffici nella prima settimana di giugno, in assenza ovviamente del presidente”, che è sospeso dal 7 maggio. Savi ricorda anche “ove possa avere qualche indiretta incidenza, la chiusura di ogni rapporto di lavoro tra Iren e il coimputato Paolo Emilio Signorini”.

Ma soprattutto rimarca che le prossime elezioni regionali “non possono ritenersi rischio né attuale, visto la distanza di un anno e tre mesi dalla loro celebrazione, né concreto, visto che il presidente non vi parteciperà“. Di conseguenza, “per la modalità stessa con cui i reati contestati sarebbero stati commessi- spiega l’avvocato- ovvero il versamento di denaro registrato secondo i termini di legge alla forza politica del governatore, tale reiterazione appare logicamente impossibile. Né scaturiscono dalle indagini altre modalità di versamento di denaro, diretto o indiretto”.

Quanto al rischio di inquinamento probatorio, prosegue Savi, “se esso appariva improbabile dopo quattro anni di inchiesta il 7 maggio scorso, quando la misura cautelare ebbe inizio, appariva assai improbabile un mese fa alla pronuncia dei Gip, oggi, dopo due mesi di arresti, appare insostenibile, peraltro mancando ogni riferimento a concretezza e attualità”. Anche perché, sostiene l’avvocato, “tutti i fatti sono stati accertati, i testimoni ascoltati, le documentazioni acquisite. Ma c’è di più: Toti non ha mai contestato, ma anzi, confermato ai procuratori la ricostruzione fattuale di ogni evento”. E conclude ribadendo come sia “ovvio che il presidente Toti si asterrà da comportamenti analoghi almeno fino alla pronuncia dei giudici di merito, non fosse altro per tutelare se stesso da nuove accuse facilmente riscontrabili agli inquirenti”.

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