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In 4 paesi votano i 16enni, nei 27 Stati i giovani chiedono più Europa

Per il 38% votare cambia il mondo. Ma cosa votano? Cresce la destra estrema e si teme per "l'onda verde"

Pubblicato:07-06-2024 18:06
Ultimo aggiornamento:09-06-2024 21:10

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ROMA – Da giovedì 6 giugno con l’Olanda ha preso ufficialmente il via la decima tornata elettorale del Parlamento europeo, che si concluderà domenica alle 23. Tra gli eurocittadini che si recheranno alle urne figurano anche ragazzi e ragazze di 16 anni. Succede in 4 Paesi: Austria, Belgio, Germania e Malta. In Grecia bisogna invece averne compiuti 17, mentre resta la soglia dei 18 per tutti gli altri Stati membri, Italia compresa. I trattati europei lasciano infatti i Paesi liberi di definire l’età minima per il voto. Si stima che 23 milioni di persone voteranno per la prima volta.

EUROBAROMETRO: PER IL 38% DEGLI UNDER 30 VOTO CAMBIA IL MONDO

Capire quindi come voteranno gli under 30 e, soprattutto, se andranno a votare, sono domande rilevanti che si sono poste in questi mesi diversi istituti di ricerca, a partire da Eurobarometro, il servizio statistico europeo. Dalla rilevazione di maggio emerge che il 46% dei giovani tra i 15 e i 30 anni è consapevole delle elezioni mentre il 38% degli intervistati ritiene che votare – anche per la legislatura nazionale e alle amministrative – sia il modo migliore per cambiare le cose. Il dato non sembra elevato, eppure è il più alto in assoluto rispetto alle altre azioni proposte: segue il 32%, convinto che sia efficace postare contenuti sui social usando determinati hashtag, mentre solo il 26% crede nelle iniziative studentesche e il 25% nell’attivismo tramite partiti o movimenti politici. Il 22% ritiene poi che il mondo si cambi facendo volontariato per organizzazioni solidali o benefiche, mentre 16 giovani su 100 considerano le scelte di consumo determinanti per fare bene all’ambiente.

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IN UE IL 64% ASSICURA CHE INTENDE ANDARE A VOTARE, “NO” LO DICE IL 13%

Tornando all’importanza del voto per rinnovare il Parlamento europeo, Eurobarometro calcola che tra i 27 Stati membri il 64% ha espresso la volontà di recarsi alle urne. Nel 2019, l’affluenza media totale fu del 50,66% (+8,06 rispetto al 2014), una cifra record resa possibile proprio dall’ampia adesione dei giovani. Ora, i più entusiasti sono i romeni e i portoghesi, rispettivamente con 78% e 77%. Seguono belgi e polacchi (69%) e poi spagnoli (68%) e italiani, questi ultimi con il 67% di “sì, andrò a votare”. In Germania sono il 65% e in Francia il 62%. Fanalini di coda Malta, Lituania e Lussemburgo con 47%, 46% e 41%. In generale, la media europea dei “no” è del 13%, con un picco proprio del 13% in Ungheria: all’altro estremo della graduatoria c’è il Lussemburgo, con l’1%. L’Italia è invece al 4%.


CRESCE L’ADESIONE ALLE DESTRE MA ANCHE L’EUROPEISMO

Oltre al “se” è importante capire “cosa” voteranno: alle ultime elezioni del 2019 si parlò di “onda verde” per indicare non solo l’afflusso sostenuto di under 30 ma anche il fatto che tra le principali ragioni per cui i giovani andavano a votare, c’era la necessità di contrastare i cambiamenti climatici. Un elemento che non solo ha garantito nel quinquennio successivo una particolare rilevanza dell’agenda verde nelle proposte dei vari partiti, ma ha favorito l’adozione del cosiddetto Green Deal. Ora, gli analisti denunciano un certo “disinteresse”: solo il 32% in media ha fiducia nell’Ue come agente di cambiamento “verde”. Il tema resta prioritario per danesi e portoghesi (69% e 65%) ma non per gli altri e questo rischia di far retrocedere sia il tema che la presenza dei Verdi all’Eurocamera, anche per uno scetticismo particolarmente diffuso in Grecia e Finlandia. Inoltre, sembra che stia aumentando tra gli under 30 l’adesione ai partiti della destra estrema, in particolare in Germania, Francia, Belgio, Portogallo e Finlandia, dove si calcola che andranno bene i partiti che proporranno politiche anti-migranti e securitarie. A dare una buona notizia è Eupinions, lo strumento europeo di ricerca della Bertelsmann Stiftung, secondo cui tra i 16 e 25 anni i giovani sono più europeisti rispetto alle fasce d’età più anziane: il 78% è felice che il suo Paese faccia parte dell’Unione (percentuale che scende a 65 per i “più agée”), mentre il 69% si dice più soddisfatto del funzionamento della democrazia nell’Ue (contro il 55%).
Ogni dubbio, comunque, si scioglierà dopo le ore 23 di domenica 9 giugno, quando le urne chiuderanno in tutti e 27 gli Stati membri. Giovedì 6 giugno ha inaugurato il voto l’Olanda, venerdì 7 tocca a Irlanda e Repubblica Ceca. Sabato 8 giugno urne aperte dalle 15 in Italia (fino a domenica), come anche in Lettonia, Slovacchia e Malta. Tutti gli altri Paesi voteranno nella sola giornata di domenica.

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