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In Francia e Uk, Bardella e Starmer piacciono perché “tranquilli”. Lo dice l’esperto

Il sociologo Viviani spiega i punti di contatto delle elezioni sulle due "sponde della Manica"

Pubblicato:06-07-2024 19:18
Ultimo aggiornamento:06-07-2024 20:12

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ROMA – “Francia e Regno Unito stanno attraversando due fasi diverse della loro storia, ma c’è una caratteristica che accomuna i due principali protagonisti delle rispettive campagne elettorali: Jordan Bardella e Keir Starmer interpretano due leadership paradossalmente ‘tranquille’“. Così il professor Lorenzo Viviani, titolare della cattedra di Sociologia Politica, sociologia della Leadership e Sociologia della Democrazia presso l’Università di Pisa e membro dell’Associazione italiana di Sociologia (AIS), secondo cui ci sono chiare differenze tra le elezioni in corso a pochi giorni di distanza sulle due sponde della Manica, ma anche alcuni punti di contatto.

“BARDELLA NON È LE PEN, LEADER RADICALE MA ‘ACCETTABILE'”

“Benché espressione della destra radicale- prosegue- la leadership di Bardella è più tranquillizzante rispetto a quella di Marine Le Pen, così come la leadership di Starmer non esprime radicalità e ha caratteristiche di maggior ‘normalità’ rispetto sia alla élite di Sunak, sia all’ala più marcatamente di sinistra del Labour”. Le caratteristiche di queste due leadership offrono una “capacità più ampia di penetrazione del consenso rispetto alla tradizionale espressione della destra radicale- aggiunge Il sociologo- e della sinistra radicale. Con questo non si sostiene che Bardella non abbia la stessa piattaforma della Le Pen; tuttavia, non è identificabile con l’establishment tradizionale di Rassemblement National, non ha nella propria storia personale connotazioni di destra estrema, è un leader che rappresenta un populismo di destra radicale ‘accettabile’ della destra francese”.

STARMER, IL “NORMAL ONE”

A sua volta Starmer “potrebbe essere definito un ‘normal one’- sottolinea Viviani- e il risultato ottenuto dai Laburisti alle elezioni esprime il desiderio del Paese di normalizzazione, di maggiore attenzione alle disuguaglianze, dopo la Brexit, la crisi dell’immigrazione e le conseguenze negative che ha avuto il governo conservatore negli ultimi 14 anni”.


“IN FRANCIA COME NEL REGNO UNITO IL CENTRO VERSUS LA PERIFERIA”

Per il professor Viviani altro punto di contatto tra i due Paesi è quello della forbice sempre più ampia che si sta creando tra le grandi città e i piccoli centri. “Si tratta di una totale rivisitazione delle fratture che orientano il posizionamento politico degli elettori- dice- non solo in Francia e Regno Unito. Non parlerei più di soltanto quindi di pulsioni populiste, c’è qualcosa di più: un’asse del conflitto politico e sociale che sta assumendo una nuova forma attraverso la contrapposizione tra centro e periferia”.
Una polarizzazione frutto di differenze “sempre maggiori sotto il profilo socioculturale, del reddito, degli stili di vita. Il sentimento di esclusione di chi vive lontano dalle grandi città e dalle dinamiche della globalizzazione porta a una radicalizzazione. Mentre però nel Regno Unito questo scontento era stato catalizzato attraverso la Brexit, le cui conseguenze negative hanno portato all’ascesa di Starmer, che vuole cercare di ricomporre la frattura creatasi, in Francia la situazione è capovolta. Siamo, cioè, ancora nella fase della rottura tra centro e periferie e lo scontento ha catalizzato il voto in Francia”, conclude il sociologo.

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