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Caso Visconti, arrivano i provvedimenti disciplinari per gli autori della lista delle ‘ragazze trofeo’

Il collettivo studentesco chiarisce che "i rapporti personali sono stati travisati e amplificati senza rispetto per la verità"

Pubblicato:06-06-2024 20:47
Ultimo aggiornamento:06-06-2024 21:59

liceo visconti roma
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ROMA – Sei in condotta e una sospensione di una settimana, da tradursi in 7 giorni di impegno e sostegno al Telefono Rosa, il servizio di supporto alle donne e i minori in difficoltà. Questa la ‘punizione’ per gli studenti del liceo Visconti che hanno appeso all’ingresso della classe una lista con i nomi di 30 compagne di scuola con le quali sostengono di aver avuto rapporti.

IL COLLETTIVO STUDESCO: “RAPPORTI PERSONALI TRAVISATI E DISTORTI”

In giornata, una nota diffusa sui social dal collettivo studentesco Viscontirosa ha stigmatizzato le notizie riportate dai media che “riferiscono di presunti rapporti sessuali tra coppie, avvenimenti presentati al pubblico come fatti accertati. Vogliamo chiarire che tali fatti riportati dalla stampa sono stati distorti, e in alcuni casi, del tutto inventati. Si tratta di rapporti personali travisati e amplificati senza alcun rispetto per la verità e la privacy degli individui coinvolti”.


LA MINISTRA ROCCELLA: “POVERTÀ EDUCATIVA INTERPELLA INNANZI TUTTO FAMIGLIE”

“L’affissione della lista delle ‘ragazze trofeo’ al liceo classico Visconti, nel cuore di Roma, da parte di alcuni studenti dell’ultimo anno, è un fatto grave che dimostra come episodi di patetico maschilismo siano ancora lontani dall’essere sradicati – ha scritto sulla sua pagina Facebook Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità – . E, soprattutto, rivela l’entità del problema educativo che abbiamo di fronte. Un problema che tanto nell’individuazione delle cause quanto nella ricerca delle soluzioni non si può pensare di demandare totalmente alla scuola, tantomeno alla ‘società’ o al cosiddetto ‘gruppo dei pari’ (i coetanei con cui si hanno in vario modo rapporti e confronti). La povertà educativa sempre più evidente e dilagante, anche in contesti nei quali appare difficile parlare di degrado o disagio sociale, deve interpellare innanzi tutto le famiglie – ha proseguito la ministra – . È la famiglia il luogo primario in cui i ragazzi imparano (o non imparano) le relazioni fra le persone, i diritti e i doveri, il rispetto e la libertà. E questo insegnamento è frutto di un’educazione che è fatta di protettività ma anche di responsabilità. L’abdicazione a questa responsabilità è un problema del nostro tempo, che investe tutti, indipendentemente dal contesto economico e sociale. Da Caivano al centro storico di Roma. Lo Stato c’è e vuole esserci, mettendo a disposizione delle famiglie strumenti e servizi per esercitare il proprio ruolo. Ma quel ruolo nessuno potrà mai sostituirlo, ed è necessario che chi ne è titolare torni a esercitarlo”, ha concluso Roccella.

D’ELIA (PD): “SEMPRE PIÙ NECESSARIA EDUCAZIONE AFFETTIVITÀ NELLE SCUOLE”

Cecilia D’Elia senatrice Pd e capogruppo in commissione settima, scuola, istruzione pubblica e vicepresidente commissione bicamerale femminicidio, ha commentato così: “Quello che è successo al liceo Visconti di Roma è la prova di quanto sia necessaria l’educazione all’affettività nelle scuole. Di fronte alla ‘lista delle conquiste’ gli insegnati, la dirigente e la comunità scolastica hanno giustamente scelto di non lasciar correre come ragazzata, ma di discutere su quanto accaduto dando parola alle ragazze, a cui va la mia solidarietà. Parlare, non far finta di niente o semplicemente punire, perché il cambiamento culturale è necessario se vogliamo sconfiggere sessismo e violenza. Un impegno che abbiamo preso anche come Parlamento, unitariamente a novembre – quando abbiamo approvato la legge contro la violenza che estende le misure cautelari – con un ordine del giorno che ci impegnava ad iniziare entro gennaio la discussione delle leggi sull’educazione all’affettività. Ma il cammino è fermo e non può più rimanere tale. La scuola ha bisogno di sostegno in questo lavoro culturale di promozione del cambiamento e di relazioni fondate sul rispetto e sul consenso”.

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